Giovedì 25 Aprile 2024 - Anno XXII

La bellezza di Roma

Napoletano ma romano d’adozione, classe 1922, lo scrittore Raffaele La Capria secondo alcuni avrebbe ispirato la figura di Jep Gambardella ne “La grande bellezza”, vincitore dell’Oscar come miglior film straniero. “La bellezza di Roma” è il titolo del suo ultimo libro edito da Mondadori. Ne emerge tutta la grandiosità e le contraddizioni della Capitale. Un ritratto appassionato e ironico che contiene un’accorata e “modesta proposta” per viverla meglio e darle nuovo splendore. Un pensiero scritto anni fa ma ancora attualissimo

Roma nella sua grandezza
Roma nella sua grandezza

Comincerei con la bonifica di quattro o cinque luoghi del centro storico, a scelta, che possano servire come esempio se l’esperimento funziona. Che so: la piazza del Pantheon, piazza Navona, piazza di Trevi, piazza di Spagna, piazza del Popolo, che sono poi quelle più frequentate dai romani e dai turisti. Devo descrivere lo stato ignominioso in cui abitualmente versano? Devo fare i soliti paragoni coi suk, i caravanserragli, le fiere paesane, i cimiteri di automobili, e così via? Me ne astengo: lo spettacolo è sotto gli occhi di tutti.

Voglio solo aggiungere che la vista di questo spettacolo rende palese come vanno oggi le cose in Italia. I monumenti della passata grandezza sono diventati il monumento del presente sfacelo. Li guardi, e subito ti prende quel misto di ira e sconforto e impotenza che tanti italiani oggi conoscono fin troppo bene. Li guardi, e subito sei messo al corrente su tutto quello che non va e dovrebbe essere cambiato. E uno si chiede: se per una cosa così semplice (portare un po’ di pulizia e di decenza in questi luoghi venerabili) non si riesce a far niente, figuriamoci per tutto il resto!

Da quali lontane origini deriva questa incuria, questa insensibilità, questo desiderio di autodistruzione? Dopo aver scartato, perché impraticabile, l’idea di “commando” incaricati di distruggere le auto in sosta vergognosa davanti a obelischi templi fontane e colonne; e quella, altrettanto impraticabile, di “cecchini” incaricati di fucilare gli abusivi di tutti i tipi ovunque allignanti, la mia “modesta proposta” sarebbe questa: creare un piccolo Corpo di vigili urbani, da scegliere per concorso tra gli studenti laureati in storia dell’arte, architettura e materie affini.

Sarebbe un modo molto simpatico di dare lavoro, e uno stipendio, a giovani amanti del bello e dotati di senso estetico. A ciascuno di loro dovrebbe essere dato “in custodia”, con pieni poteri, il monumento, la piazza, il luogo da salvaguardare. Ciascuno di loro dovrebbe essere responsabile, per un periodo di tempo determinato, dell’assetto di quel pezzettino di Roma che gli verrebbe affidato. E dovrebbe svolgere il suo compito non con l’impassibilità professionale di un comune vigile, ma come un “passionario”, facendosi interprete ogni volta della personale, intima, feroce indignazione di ogni buon cittadino. Si richiede perciò un certo temperamento.

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La bellezza di Roma

Come dovrebbe operare il mio studente-custode? Se amante del bello e dotato di senso estetico e capace di indignazione, lo saprà da sé. Troppe cose gli daranno un pugno nell’occhio! Tuttavia, per garanzia, sarebbe opportuno stendere un elenco estremamente pignolo di tutto ciò che offende il comune senso del gusto, dai cartelli segnaletici di vario tipo, alle strisce bianche e gialle che deturpano il selciato (sì, il selciato, anche il selciato di certi luoghi va difeso! E anche il passante va difeso dal selciato, dagli sconnessi sampietrini per esempio, causa spesso di incidenti quando un tacco s’infila nella sconnessione).

Il nostro studente-passionario dovrebbe essere molto drastico su questa proliferante segnaletica che intercetta quasi sempre il piacere dello sguardo in contemplazione delle “mura e degli archi”. Via, via tutta questa abbondanza di segnali! È preferibile uno scontro stradale (uno più, uno meno!) a tanta ossessiva preoccupazione per una viabilità che, nel centro, non ha mai funzionato! (Così dovrebbe pensare lo studente-passionario.)

E se vede, come l’ho vista io, la “P” di Parcheggio inalberata proprio davanti alla proboscide dell’elefantino di piazza della Minerva, dovrebbe diventare paonazzo dalla rabbia e spaccarla in testa a chi l’ha messa lì. Quanto alla decenza, il nostro studente-passionario nonché custode, avrebbe il suo daffare. Per esempio nella Fontana dei Fiumi a piazza Navona si trova di tutto: scarpe vecchie, sacchetti di plastica, mutandine, blue-jeans, bottiglie di birra, pagine di giornale aperte, lattine di Coca Cola, coppette da gelato, eccetera.

Poiché è proprio impossibile applicare la legge islamica tagliando la mano che lancia questi rifiuti proprio lì, l’occhio furente del nostro studente-passionario e custode (in agguato) dovrebbe cogliere al volo, per così dire, l’infrazione, e poi: multa! Sì, deve essere una multa sconvolgente, traumatica e anche indicizzata, tenendo conto dell’inflazione, onde evitare possibili recidive. E, sempre parlando di decenza e di piazza Navona, che dire di quei venditori di stoffe e vestiti e collanine e braccialetti e radioline (a tutto volume) e dischi e bambolette, sciorinate sul selciato della piazza, senza nessuna preoccupazione, certo molta meno di quanta ne hanno i piccioni quando vi fanno cadere la loro cacca? A tutti costoro il nostro studentepassionario dovrebbe apparire, armato di bastone, come un Cristo che scaccia i mercanti dal tempio!

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E che dire di quei venditori di souvenirs in plastica, di noccioline, noci di cocco, olive, lupini, castagne arrosto, che con tanto di permesso infestano i recinti più sacri e venerabili, determinando dovunque quella naturale germinazione della fiera di paese? Multe, multe da orbi dovrebbe infliggere il nostro superattivo indignatissimo studente-custode! E dimenticavo le carrozze, e i cavalli, e i vetturini! A questi ultimi dovrebbe essere fatto obbligo di applicare ai cavalli un sacchetto (un “pendant” di quello messo davanti al muso della bestia per dargli la biada), sacchetto che servirebbe a raccogliere con cura i loro escrementi (che se li portino appresso, invece di seminarli dove capita capita!). E dimenticavo i comizi in piazza! Le bancarelle di Natale e la Befana! Le sagre del libro! Del quadro! Del palloncino!

Un ritratto di Raffaele La Capria
Un ritratto di Raffaele La Capria

Per quanto riguarda le macchine in parcheggio abusivo confesso che lo studente-passionario non potrebbe far molto. Solo la catena, il muretto, il pilone, insomma solo un solido ostacolo naturale può servire a tenerle fuori dell’area da proteggere. Si apprestino dunque questi ostacoli, evitando però l’orribile provvisorio cavalletto dipinto a strisce bianche e rosse, capace di imbruttire anche il Colosseo! E, sempre parlando di veicoli, non sarebbe il caso di diminuire il tonnellaggio di quelle portaerei da sottosviluppo che sono le gelaterie-bar-motorizzate?

Con la loro stazza occupano quasi per intero una piazza: quella di piazza di Spagna, ancorata ai piedi della scalinata, modificava tutte le proporzioni architettoniche del luogo. A proposito: e gli autobus turistici? Hanno notato gli “organi competenti” che questi autobus aumentano di volume ad ogni anno che passa? E che spesso non possono manovrare nelle strette vie del centro e rimangono incagliati ad una svolta? Ne arrivano sempre di nuovi, sempre più immensi. Sono così immensi che coprono i monumenti davanti ai quali scaricano i turisti, e questi non vedono più il monumento che magari erano venuti ad ammirare da Paesi lontanissimi, dall’Australia o dal Giappone! Dall’America! Dal Brasile!… non lo vedono, e sarebbe niente: il grave è che non possono fotografarlo. Perché non individuare appositi spazi, fuori dal centro storico ma relativamente vicini, per adibirli a parcheggi di questi mostruosi autobus?

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Intorno all’Eur, intorno al Foro Italico, ai lati della Cristoforo Colombo, e altrove, ci sono aree adatte allo scopo. Dal parcheggio il turista potrebbe raggiungere con mezzi pubblici, o con le proprie gambe, i luoghi da visitare. Se lo ritiene troppo faticoso, limiti il suo itinerario! Sempre sul problema del turismo avanzeremo un’altra “modesta proposta”. So bene che i turisti sono la manna che aspettiamo ogni anno per pareggiare il pubblico bilancio. So bene che portano valuta pregiata e che danno lavoro a tanta gente. Ma… non si potrebbe far pagare loro un “biglietto di ingresso” per le città più colpite, come Roma, Venezia, Firenze, insomma per quelle città che il turismo rende più brutte e quasi irriconoscibili (vedi Venezia)? Sarebbe una giusta riparazione, mi pare. Così si eviterebbe un afflusso torrenziale, si migliorerebbe la qualità (del turista), si ruoterebbero le correnti turistiche verso altre località (quelle, trascurate, del Sud), pur meritevoli di vista (e ad ingresso libero). Il ricavato di questi biglietti d’ingresso compenserebbe il minore introito derivante dal prevedibile- e-auspicabile minore afflusso turistico nelle città più ingorgate. E parte di quel ricavato servirebbe a curare i monumenti in tempi più rapidi, a non vederli sempre impacchettati, inscatolati, ingrigliati, implasticati, ingessati, incerottati, puntellati, come quasi sempre li vediamo (noi e i turisti).

(28/02/2014)

 

Una modesta proposta è uscito in Quale Roma?, De

Donato, Bari 1981.

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