Lunedì 25 Novembre 2024 - Anno XXII

Guangzhou, oasi nel caos

Guangzhou

Proseguiamo il nostro viaggio nella città di Canton, meglio conosciuta come Guangzhou. Un luogo brulicante di auto, camion, bus che si muovono componendo un “incastro” perfetto. Una città caotica che sorprende per i suoi improvvisi spazi di tranquillità: templi buddisti profumati d’incenso e giardini in cui si gioca a mah jongg sotto gli alberi o si praticano gli armoniosi movimenti del tai chi chuan

Guangzhou

Canton è la più grande città costiera del sud della Cina, capoluogo della provincia del Guangdong. Più conosciuta col nome di Guangzhou è detta anche “la città della capre”. Non si può definire Guangzhou una città bella. Si è estesa sui due lati del Fiume delle Perle apparentemente senza un piano regolatore. L’inquinamento è molto forte e il cielo quasi sempre grigio per le nuvole e per il traffico. Macchine, camion e autobus si incrociano, schivano, sorpassano freneticamente in un caos “organizzato”. I guidatori possiedono occhio e riflessi incredibili per schivare all’ultimo istante quello che ti supera da destra o quell’altro che svolta improvvisamente senza freccia o la bicicletta che ti si piazza in mezzo alla strada e perde il suo carico. La parola educazione stradale è decisamente sconosciuta da queste parti eppure, in mezzo a questo girone infernale, tutto sembra incastrarsi alla perfezione.

Guangzhou, un “Centro storico” diffuso

Guangzhou

Il trasporto pubblico in compenso è efficientissimo e molto economico, gli autobus, di standard europeo, si susseguono l’uno dopo l’altro anche se sembrano ancora insufficienti al fabbisogno della moltitudine. I taxi sono migliaia e, visto le tariffe basse, conviene affidarsi a loro per andare in giro per la città. Il problema più grande è quello della lingua perché ben pochi parlano inglese. Per questo motivo gli alberghi danno un bigliettino scritto in cinese da consegnare all’autista per farti riportare a casa. A Canton (o Guangzhou) non esiste un unico “Centro Storico”, ci sono alcune strade principali a due livelli che corrono parallele al fiume. Il cavalcavia è la strada a scorrimento veloce che collega le varie zone, mentre la strada inferiore è quella che si insinua tra i quartieri.

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Lo scrigno dell’arte popolare cinese

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Una volta era il tempio di tutto coloro che portavano il cognome Chen, uno dei più diffusi nella regione. Oggi è il Museo dell’Arte Popolare dove sono esposti dei pregevolissimi manufatti in giada o porcellana, frutto di un’abilità e una pazienza per cui i cinesi sono, giustamente famosi. Nel negozio annesso al museo sono in vendita anche i set per la calligrafia che, nel “Paese di Mezzo” è un’arte importante. Si trovano pennelli sottilissimi e precisissimi, carta di riso, inchiostri di china e si possono vedere al lavoro artisti che dipingono capolavori in miniatura usando solo le dita e un po’ d’inchiostro nero. Un altro museo molto interessante è quello della tomba dell’antico re NanYue. Durante dei lavori di scavo fu portato casualmente alla luce questo sito sul quale è stato costruito un edificio imponente colorato di rosso, in modo da preservare il luogo. Nelle sale è esposto il ricchissimo corredo funebre trovato intatto dagli studiosi, tra cui spicca l’armatura che rivestiva completamente il cadavere composta da tante tessere di giada tenute insieme da fili di seta rossa.

Budda accanto a Mao Tse Tung

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In mezzo a questa confusione sembra quasi incredibile trovare delle oasi di pace. Eppure esistono. Sono i diversi templi buddisti. Apparentemente la gente non sembra molto attratta dalla religione anche se nei negozi si trova sempre un simbolo sacro o un Budda raffigurato da qualche parte, magari affiancato al ben più profano Mao Tse Tung. Basta però entrare in un tempio, per esempio quello antichissimo Liu Rong, cioè “Dei sei banyan” (un tipo di albero locale) per immergersi in un’atmosfera di grande spiritualità. I fedeli portano offerte davanti alle tre grandi statue del Budda e accendono bastoncini d’incenso in appositi bracieri all’esterno dei luoghi chiusi, oppure si ritrovano a recitare i loro cantilenanti testi sacri in una grande sala aperta a tutti ma dove (giustamente) una guardia impedisce di fotografare. Non pochi sono gli occidentali che si lasciano trasportare da questa particolare atmosfera e partecipano al rito. Bisogna dire che la gente locale non mostra alcun fastidio nei confronti dei turisti, specialmente se costoro mantengono un comportamento rispettoso. In uno dei padiglioni del tempio ci sono dei grandi quadri dove sono appese in ordine tipo “Battaglia navale” e di foglietti gialli con su il nome della persona per la quale si vuole pregare. Con l’equivalente di 100 euro puoi iscrivere il tuo nome per sempre. Quando uno muore il foglietto giallo è sostituito con uno rosso.

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Oasi di pace nel caos urbano 

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Gli spazi verdi a Guangzhou non sono pochi ma sono ancora insufficienti per un insediamento urbano così vasto. Ci sono numerosi parchi disseminati per la città. In molti di essi, in quelli storici, si accede a pagamento ma, in compenso, sono tenuti con un ordine e una pulizia perfetti. Alcuni, come il parco Liu Hua, ospitano al loro interno un giardino di bonsai e una sala da tè. Altri sono oasi di tranquillità dove rilassarsi. Sembra bastare poco ai cantonesi per divertirsi e distrarsi. Per strada si gioca alla dama cinese, nei parchi si gioca a mah jongg sotto gli alberi, nei giardini dell’isola di Sha-Mian, lungo il fiume risuonano improvvise le note di un sensualissimo Paso doble e si vedono coppie ballare tranquillamente all’aperto al suono di un registratore.
La libertà è insita in noi, così, all’alba si possono incontrare in un anonimo parchetto di periferia, persone anziane che eseguono, solitarie e concentrate gli armoniosi e splendidi movimenti del tai chi chuan, la “Lotta contro le ombre”. Forse è questa è la chiave che può aiutare a capire la grandezza della Cina, un paese dove non esistono il tempo e lo spazio e la vita è un continuo divenire. (Fine seconda e ultima parte)
Info turistiche su: www.turismocinese.it

Leggi anche la prima parte:

Canton, l’artiglio del Dragone

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