Giovedì 21 Novembre 2024 - Anno XXII

Andalusia, dalle parti del Guadalquivir

Nel sud della regione, quella a contatto con l’oceano Atlantico. Terra del flamenco, del buon cibo, delle feste, della gioia di vivere. Una perfetta “zingarata” con gli amici del club taurino milanese, per apprezzare la cultura e le bellezze artistiche di questa parte di Spagna che profuma di storia

Andalusia, dalle parti del Guadalquivir

Come già precisato nel precedente scritto, il Club Taurino di Milano ha pensato bene di ingaggiarmi nuovamente nonostante gli abbondantemente superati limiti di età (e visti i lunghi tempi della prima, lontana militanza, avrebbero anche voluto arruolarmi come “socio ad honorem”, qualifica che ho prudentemente non meno che gentilmente preferito non accettare in quanto – me lo insegna l’esperienza – anticamera del meno allegro status di “socio alla memoria”). E per acconciamente inserirmi nella loro attività, dopo un laborioso esordio come ‘socio tagliatore’ del divino Jamòn de Pata Negra de Bellota-ghianda (ore e ore ad affettare durante le agapi sociali) sono stato financo cooptato in una bella zingarata in Andalusia e Portogallo.

Guadalquivir, pesci di fiume e aree protette

Andalusia, dalle parti del Guadalquivir

A meno di mezz’ora d’auto eccoci a Sanlucar de Barrameda alla foce del Guadalquivir (dall’altra parte – collegata col bel vaporetto San Fernando – l’ecologico Coto de Doñana, tanti e interessanti gli uccelli, soprattutto in primavera, meno visibile la scaltra – eppoi esce solo di notte – Lince iberica, accontentarsi di vederla in gabbia). A Sanlucar grandi magnate di pesce al Bajo de Guia (ristoranti lungo il fiume, il Bigote è quello che se la tira di più, ma visti i prezzi del pesce a Milano si può andare tranquilli).
Da Jerez, lasciata Cadice sulla destra, procedendo verso la costa atlantica (siamo dalle parti del nelsoniano Capo Trafalgar) è saggio fare un salto (nel senso che si sale) a Vejer de la Frontera con bella vista sulla costa atlantica. 

La cultura del “mangiare”

Andalusia, dalle parti del Guadalquivir

Scopo della gita, ça va sans dire, gli allevamenti di toros, ma fosse solo per seguire il mio consiglio di non affossarsi in una monocultura, per intrigante che possa essere la tauromachia, si è pensato bene di dedicarci anche ad altri piaceri, tipo il Flamenco e il mangiare (termine volgaruccio, ma sono francamente stufo della parola Enogastronomia, che palle, manca solo che la pronunci il Papa durante l’Angelus).
Raccontate nell’ultimo scritto le vicende portoghesi (con identikit e foto di un glorioso bacalhau con aglio e patate gustato a Evora) passo a narrare cos’è accaduto in quel territorio (provincia di Cadice) che ha come epicentro Jerez de la Frontera. E avvicinandosi la stagione dei viaggi e delle vacanze, tento di dare un taglio “propedeutico” a quanto scrivo (più semplicemente preciso dati e posti di modo che questo articolo possa fungere come miniguida).  

LEGGI ANCHE  Tiepolo genio del ‘700 alle Gallerie d'Italia
Condividi sui social: