“Si chiude un’era. Apre il Castello di Gallipoli“. Con questo slogan è tornato fruibile l’antico maniero gallipolino. Utilizzata per decenni come deposito del Monopolio di Stato e sede dalla Guardia di Finanza, la fortezza angioina circondata dal mare ospiterà, ora, mostre e produzioni culturali di vario genere. Il Castello di Gallipoli si mostra di nuovo al pubblico. L’antico baluardo, simbolo incontrastato della Kalepolis, adagiato e circondato dal mare, dopo anni di infausto abbandono e incuria torna a nuova vita. Strappato al degrado e riaffidato alla fruizione pubblica in attesa di un restauro completo che ne possa rilanciare a pieno le potenzialità anche in senso culturale e turistico, il Castello torna oggi “a disposizione” di tutti. Si schiude lo scrigno misterioso, e ai più ancora sconosciuto, della roccaforte gallipolina. E ora nelle sale, nei torrioni, nelle gallerie e nei corridoi del maniero della città bella troveranno posto mostre e produzioni culturali. Si tratta di un pezzo di storia di Gallipoli e del Salento che riemerge dall’oblìo, dopo un silenzio durato più di un secolo, eccenzion fatta per la riapertura, risalente a circa trent’anni fa, del salone ennagonale che su input di associazioni locali e di Gallipoli Nostra, ospitò manifestazioni di caratura culturale nel cuore del torrione principale.
L’importanza delle vie d’acqua
Progettato dall’architetto senese Francesco di Giorgio Martini, il quale lavorò per conto di Alfonso II di Napoli, si presenta staccato dal perimetro della fortezza e isolata nelle acque. L’accesso è consentito mediante un ponte levatoio in legno tuttora esistente. La torre ospita ancora le originarie catapulte e i cannoni usati per difendere la città. Nel Seicento, il ponte levatoio che collegava il castello alla terraferma fu sostituito da uno in muratura con le arcate ancorate in mare. L’interno ospita grandi sale con volte a botte e a crociera, vari cunicoli e camminamenti. La forma della fortezza rimase invariata sino alla seconda metà dell’Ottocento; fra il 1870 e il 1879 fu riempito il fossato e fu costruito il mercato ittico e dell’ex Mercato coperto ora restaurato. La storia recente parla invece di un lavoro di recupero durato oltre sei mesi, con il maniero che è stato reso fruibile per un percorso di visita che mira a ricostruire la storia della città e dell’antico edificio, senza alterarne il carattere e senza avere la pretesa di essere un restauro integrale del monumento che richiederebbe ben altre risorse per ritornare agli antichi splendori. Fino al 28 settembre le sale del castello angioino ospiteranno la mostra “Scatti di cinema, la Puglia al cinema“, realizzata da Apulia Film Commission e curata da Daniele Trevisi.
Una storia lunga secoli
Prima dell’Unità d’Italia, nel 1857, il castello ionico venne radiato dal novero delle fortezze del Regno Borbonico e perse la sua funzione difensiva, ma mantenne, e anzi intensificò, la sua funzione civile e soprattutto commerciale. Durante il 1800 divenne deposito di sali e tabacchi, oltre che sede della Dogana. Nel 1882 e, poi per lungo tempo, fu sede della 17esima Legione della Guardia di Finanza. Ora si torna a nuovi fasti con uno spazio globale, e rimesso a nuovo, per iniziative di respiro internazionale con la direzione artistica dell’architetto Raffaela Zizzari. Le antiche mura e le sale del maniero angioino, quasi completamente circondate dal mare, raccontano della loro edificazione, molto probabilmente, già dall’XI secolo su preesistenti fortificazioni romane, per poi essere ricostruite in epoca bizantina e rimaneggiate dai conquistatori che si susseguirono nel corso dei secoli. Posto a guardia della città e del porto, un tempo crocevia di fiorenti commerci, il Castello di Gallipoli presenta una pianta quadrangolare munita di tre torrioni circolari e di una torre poligonale. I tratti storici salienti narrano che tra il XV e il XVI secolo, sotto i domini degli Angioini e degli Aragonesi, il baluardo fu soggetto di sostanziali modifiche: venne isolato da un fossato su tutti i lati e, nel 1522, la necessità di rendere efficiente il sistema di difesa divenuto obsoleto, portò alla realizzazione della cortina di levante, il Rivellino, mediante il quale si rese di forma pentagonale l’intero maniero.