Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

Egitto: partite le grandi opere

Un nuovo corso improntato al rilancio della propria immagine, delle infrastrutture e delle risorse turistiche. Il Ministro del Turismo egiziano, Mohamed Hisham Abbas Zaazou, non sta certo con le mani in mano e ha sviluppato molte idee che potranno diventare filoni turistici ad ampio raggio

Il canale di Suez
Il canale di Suez

Fare tutto. Fare in fretta. E fare bene. Questi gli imperativi categorici di chi guida il nuovo corso dell’Egitto. Niente lungaggini, poche pastoie burocratiche. L’importante e fare. E ai soldi per finanziare le opere? Ci pensano gli egiziani stessi con mirabile spirito patriottico. Tanta la carne al fuoco. Ma sopra tutto ci sta il potenziamento del Canale di Suez. Su questo progetto il direttorio politico del Cairo ci ha messo la faccia. E per ora sembra che se la salvi. I soldi per il finanziamento sono stati raggranellati. Con una specie di azionariato diffuso, tramite obbligazioni ben remunerate (10-12 per cento), cui solo gli egiziani possono partecipare, si sono già messi in cassa quattro miliardi di dollari.

Canale di Suez e Turismo, due asset dell’economia egiziana

I lavori per il nuovo tratto del canale
I lavori per il nuovo tratto del canale

E i lavori già fervono. Si lavora giorno e notte per rispettare i tempi strettissimi che si sono fissati. Già all’inizio di agosto del prossimo anno, fissata pure la data: il 6. A quella data le prime navi già transiteranno sul nuovo tratto di canale che correrà parallelo a quello attuale. Trentacinque chilometri saranno realizzati ex novo, altri chilometri del vecchio canale saranno ampliati, per un intervento complessivo di 72 chilometri. Lo scopo è evidente: eliminare i tempi di attesa cui le navi sono attualmente costrette a subire. A opera ultimata le attuali diciotto ore per il passaggio saranno ridotte a una decina e questo porterà al raddoppio delle attuali cinquanta navi che giornalmente navigano il canale. Evidente il beneficio economico che porterà all’Egitto, visto che il canale, insieme con il turismo (quando funzionava, e si spera che ritorni a funzionare) era una delle fonti primarie di valuta pregiata, a opera conclusa si ipotizza che porterà un fatturato annuo di 100 miliardi di dollari. 

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Fretta giustificata per un’opera faraonica

Mar Rosso
Mar Rosso

Da lì si capisce la fretta che ha fatto ridurre da tre a un anno i tempi di realizzazione del progetto. Anche perché gli israeliani vogliono partire con una ferrovia per il trasporto merci che colleghi il mar Mediterraneo al mar Rosso, una concorrenza non da poco. E intanto, i lavori stessi faranno da volano economico in un’area dove il lavoro non esisteva. Oltre al canale il progetto prevede anche la nascita di molte altre attrezzature di supporto al rifornimento delle navi, che potranno anche non essere solo trasporto merci, ma anche adibite al traffico turistico, quindi hotel e tutte le altre strutture. Insomma, se non fosse banale dirlo, ci si trova di fronte a un’altra opera faraonica, dopo le piramidi e il canale stesso inaugurato quasi 150 anni fa.

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