Matera sarà la Capitale della Cultura 2019. La città della Basilicata ha superato la concorrenza tra le altre di Lecce, per la quale tutta la Puglia faceva il tifo. L’esclusione della città salentina, tuttavia, nulla toglie alle potenzialità comprese e inserite in quei contesti cittadini che fanno del Salento una perla del Sud, una miscela di tesori, di coralli, di castelli, dimore, palazzi, cortili, residenze nobiliari, chiese antiche e rupestri, monasteri, conventi, guglie, campanili. Qui ogni città è un castello, una reggia, un laboratorio d’arte diffuso, settoriale, particolare e articolato, una vetrina mondiale di originalità e bellezze esposte, visibili, accurate e curate, nonostante il trascorrere del tempo e degli anni.
Una terra da scoprire
Il Salento propone una vastità di siti, mete, tappe che è difficile trovare altrove: è l’insieme di tanti luoghi, di tante esperienze desiderate e ambite dai turisti. Proposte valide da incentivare, da suggerire, da valorizzare, da immettere in quella rete di circuiti internazionali, da fare intercettare da chi concepisce il turismo come la sede della conoscenza e del sapere. Il Salento è capace di esprimere tutto questo: con il barocco, per esempio, raffigurato e rappresentato nelle sue migliori espressività in chiese e castelli, come la Basilica di Santa Croce a Lecce e il Castello di Corigliano d’Otranto. Anche i suoi porti, come quello di Gallipoli, e il suo mare di Torre dell’Orso, di San Foca, di Santa Maria di Leuca, di Porto Cesareo sono luoghi baciati e scelti dalla natura come oasi di vita, di vivibilità. Il Salento è terra di mare e d’amare perché la conservazione, sul suo territorio, dei resti dei santi martiri di Otranto è la testimonianza più vera di come si debba amare per vivere, di come si debba vivere amando, rispettando fede, valori, cultura, beni materiali e immateriali.
La Grecia salentina
La penisola salentina è quella stessa che ha il piacere di conservare nel suo seno la capacità di sapersi e doversi esprimere, linguisticamente, attraverso gli idiomi dei suoi padri, della sua storia, fatta di scambi interculturali, di ponti tra realtà diverse che, nel tempo, si sono fuse ed integrate. L’esempio è quello della Grecìa Salentina, territorio dove si parla il greco, oltreché l’italiano e il vernacolo leccese. Stiamo parlando di Soleto, dove è possibile ammirare la guglia fatta costruire da Raimondello Orsini Del Balzo, già monumento nazionale di seconda categoria dal 1875 e pronta a essere proposta per un possibile riconoscimento Unesco. Vi è poi Carpignano Salentino, dove si può visitare la cripta bizantina di santa Marina e Cristina. Luogo incantevole, mistico, sacro, testimonianza di una vivacità culturale voluta dai monaci eremitici basiliani ed estesa, come tanti tasselli, in altre realtà salentine: una per tutte Poggiardo. Non può non essere menzionato il castello aragonese o ciò che resta di quell’imponente maniero. Il Salento è tutto questo. Con la sua storia ancora tutta da scrivere, con il suo linguaggio espressivo, racchiuso in quella che si chiama accoglienza, generosità, ospitalità, calore di cuori, capace di accendere anche quelli più spenti, quelli più sopiti.