Pietro Castelli e il Quartetto d’Archi
Più sussiegosa e meno bucolica del renziano Guerin (sfido, io: si era nell’ex chiesa di San Biagio nell’edificio del museo Sistino, appena dentro le mura di Roccafluvione) il Concerto d’Archi del Quartetto Castelli, laddove quest’ultimo non solo toca eccellentemente il violino ma è pure sapiente liutaio. E Piero Castelli intriga assai durante una conferenza al termine della quale so che: il “Legno che diventa Musica” è soprattutto quello dell’acero e quanto al prezzo di un violino si va dai 100 euro di quelli cinesi scafessi ai 6/7000 di un superviolino la cui manifattura – lui non ne produce più di tre all’anno – richiede almeno quattro mesi tra essiccamento, limature, vernici ecc. ecc. E brava la Sonia/Elabora, mi vien da pensare mentre lascio Montemonaco, beninteso previo doveroso shopping alla Macelleria Corona, produttrice diretta di Lonza (lo spagnolo Lomo ahinoi poco gustato in Italia), Lonzino, Guanciale (da ‘ste parti Amatriciana docet), Cacciatorini piccanti (Un peu de jeunesse…) e per finire (e vabbè, faccio le corna a Zibello, ma non ne uccide più la gola che la spada?) un signor Culatello.
La gastronomia di Roccafluvione
Ma mica son così allocco da scappare subito dalle Marche senza un salto a Roccafluvione laddove dapprima passo a salutare Donna Rosa (due belle dozzine di Olive all’Ascolana da lei sapientemente scolpite) eppoi procedo a notturna digestione nel bell’Agriturismo La Collina del Tartufo, dalla piscina cui un turista unno od ostrogoto ammira dolci colline sorseggiando un buon rosso e si chiede se per caso è finito in paradiso.
Addio, anzi, arrivederci Marche, proseguo (e mi affretto a confermare all’avido lettore che narrerò anche queste mie gloriose gesta cultural – palatali) verso l’Umbria e poi la Romagna degli a me cari Dolcini indi la ‘quasi Toscana’ della Lucchesia. Che altro aggiungere, se non che, nella vita, anche i Valori dello Spirito non sono poi da buttar via?
Prima parte dell’aticolo: Un viaggio (stavolta sibillino) nelle Marche