L’ultimo, sorprendente ritrovamento in ambito archeologico giunge dall’Egitto, ad opera di ricercatori dell’Università del Salento, impegnati in una missione nel sito di epoca greco-romana di Soknopaiou Nesos, nel deserto a nord dell’oasi egiziana del Fayyum. I ricercatori salentini hanno scoperto una discarica di 167 Ostraka (cocci scritti) con testi demotici, cioè propri della scrittura più abbreviata e più corsiva sviluppata dagli antichi egizi. I reperti erano depositati sotto il pavimento a ovest del tempio dedicato al dio coccodrillo Soknopaios.
Con la parola “Ostraka” i Greci indicavano il guscio della testuggine e le conchiglie, ed anche, per estensione, altri oggetti di forma incavata e rotonda come i vasi di terracotta e in particolare i frammenti di tale vasellame. La denominazione si è poi estesa, specialmente nel campo egittologico, anche a frammenti di calcare utilizzati per scritture o disegni.
Il ritrovamento
La scoperta dei 167 “Ostraka” è avvenuta nel corso dell’undicesima campagna di scavo del Centro di Studi Papirologici dell’ateneo salentino, diretta dai professori Mario Capasso e Paola Davoli. “Gli Ostraka contribuiranno notevolmente alla storia dell’Egitto di epoca greca e romana – sottolinea il professor Capasso – e la scoperta conferma che, accanto al greco, nel sito si parlava e si scriveva il demotico, una delle forme dell’antico egiziano”. I 167 cocchi ritrovati sono databili al periodo romano e su ognuno di essi è inciso un nome di persona. Gli archeologici pensano siano nomi di sacerdoti a servizio del tempio. I singoli Ostraka venivano estratti a sorteggio per stabilire la destinazione e gli incarichi dei sacerdoti. “Il rinvenimento è di particolare importanza, non solo per il numero dei materiali recuperati ma soprattutto perché i testi contribuiscono alla prosopografia e alla storia religiosa del sito” conclude il professor Capasso.
I nuovi reperti sono stati ritrovati dagli archeologici che fanno parte del “Soknopaiou Nesos project“. Il progetto è stato fondato nel 2001 su iniziativa del professor Capasso che dirige il Centro di Studi papirologici dell’Ateneo, ed è finanziato dall’Università del Salento, dal Ministero degli Affari esteri e da alcuni privati, sostenitori dell’associazione omonima. Dopo lo studio topografico del sito, lo scavo archeologico è iniziato nel 2003 e ha portato alla luce centinaia di documenti in greco e demotico e numerosi oggetti come fregi, statuette, amuleti, ma anche sandali in fibra di papiro e una grande spada in ferro con un pomello in ebano perfettamente conservato.