Giovedì 21 Novembre 2024 - Anno XXII

Castiglia Y Leon: Turismo y toros nel Campo Charro

Campo Charro agriturismo

Viaggio in Spagna per scoprire abitudini e tradizioni nella regione Castiglia Y Leon. Panorami, natura, vita campestre e tori pascolanti al Campo Charro, territorio a ovest di Salamanca al confine col Portogallo

Campo Charro Carne
Campo Charro, carnes

Nella mia vagabonda esistenza, a furia di girare voluttuosamente la Spagna in lungo e in largo, dopo poco (nonostante la vastità di quel Paese, 505.936 kmq, una volta e mezzo l’Italia) non potevo che ritrovarmi in località già note a tal punto che, grazie alle tante rivisitazioni, sono ormai di casa in molti angoli della Piel del Toro (soprannome geografico della Spagna chiaramente ispirato dalle vicende taurine). In Extremadura, poi, sono financo riuscito – ma non mi si chieda come – a diventare miembro della Asociaciòn de Periodistas y Escritores de Turismo. Uno status che mi ha procacciato grandi piaceri palatali datosi che la categoria dei periodistas è notoriamente implacabile sbafatrice e in quella regione si produce l’eccelso Jamòn de Pata Negra de Bellota.
A ‘sto punto il cortese lettore avrà afferrato che della Spagna me encantan tutte ma proprio tutte le 17 comunidades, regioni, ma datosi che alcune le ritengo magnifiche e altre solo bellissime, m’è toccato redigere una bislacca quanto goffa classifica. E tra le magnificas ho inserito la Castilla y Leòn, stante la mia passione per la storia, l’arte, i panorami infiniti, la gente concreta (da me più volte paragonata ai paìs del Vej Piemont), la cucina semplice (è raro trovarla rifatta, pardòn, rivisitata, per isciur) e una grande aficiòn a los toros.

Campo Charro ai confini del Portogallo

Campo Charro quercia
Campo Charro, encina quercia

Rieccomi in Castiglia y Leòn. Vi torno a deliziare gli occhi percorrendo il Campo Charro (segue narrazione) e a deliziare l’ascendente enologico del palato visitando le Bodegas, case vinicole di Rueda (narrazione alla prossima puntata).
Per Campo Charro si intende il territorio a ovest di Salamanca (diviso dalla strada per Ciudad Rodrigo) ai confini con il Portogallo e per precisione storico letteraria informo che la parola charro apparve per la prima volta nel 1627 e in spagnolo è sinonimo di tosco, quindi brusco, rozzo.
Ma prima di compiere questa ennesima gita penso bene di informare, come sempre, Alberto Bosque Coello. Perché Alberto, oltre che amico, è Lìder Maximo del Turismo della Comunidad  (la Castilla y Leòn, più brevemente CyL capitale Valladolid), è lui (grazie anche ad esperienze professionali maturate a Roma) che convince i turisti italiani a visitare la sua terra. Uno sforzo non da poco, considerato lo scarso interesse per la cultura, ivi compresa la storia, da parte dei sudditi del Belpaese, nemmeno tanto sensibili ai panorami se non si tratta di quelli marini con spaggia & ombrellone (e la CyL è regione continentale, mare niente e vita vita pochina, quindi vada un doppio evviva all’Alberto).

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Da Madrid ai tori pascolanti

Campo Charro toro
Campo Charro, los toros

Parto da Madrid guidando una 500 alquilada/noleggiata e scopro che la Fiat ha finalmente azzeccato (anche se la mia coèquipiere lamenta che consuma troppo) un modello ok dopo tante toppate (tant’è che chi da anni guida nelle strade del mondo, ma basterebbe in Italia, di auto made in Turin ne vede ormai pochine). Poco meno di 3 ore di (salvo un breve tratto a pagamento) autovia, in pratica un’autostrada, ma – quel che importa – gratis, e lasciata Salamanca a destra arrivo in una località dal nome che più spagnolo non si può (Cabeza de Diego Gomez) e “scendo” (perché mai si dice, o almeno si diceva così, per dire che uno andava in un albergo?) al Faenas Camperas. Una casa del XVIII secolo che non è il caso di definire agriturismo, ma è troppo ambizioso (epperò comprensibile trattandosi del dèpliant redatto dai padroni) chiamarla Posada Real (e allora va bene Hotel Rural). Un dettaglio – rural – appagante chi non va in Spagna per sguazzare o andare in discoteca e cerca invece visioni, per dirla virgilianamente, georgiche: dal ristorante del Faenas Camperas ammiri quella dehesa (prateria, pascolo, in senso più lato, terra piana) che tanta fama dà e tanto bello rende il Campo Charro.
A ‘sto punto anche il meno ecologico dei viaggiatori comincia ad appassionarsi alla naturaleza, alla vita campestre, per venire poi intrigato alla vista di toros pascolanti tra un’erba che il sole d’estate ingiallirà, ma lo spettacolo continuerà a piacere. Toros y vaquillas che il bravo viaggiatore potrà vedere, e quasi toccare, da un todo terreno alias fuoristrada che porta in una visita con qualche sobbalzo ma tanta curiosità. Siamo nel Campo Charro, e anche il non appassionato di corride cede alla voglia di “saperne di più” sull’affascinante mundillo della tauromachia. E la sera, a cena, nel ristorante del Faenas Camperas, sempre di carne si parla, ma non più di toro. Un bel chuletòn /bisteccone di raza Morucha, tipica del Campo Charro, è davvero saporito.

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