L’Italia è un paese capace di suscitare grandi emozioni e passioni, però ai turisti stranieri. L’italiano sembra non accorgersi della grande bellezza del Belpaese e, a differenza dei francesi, tedeschi o spagnoli noi non vogliamo proprio bene al nostro paese. Siamo i peggiori ambasciatori di noi stessi, molto critici, giustamente per le inefficienze, ma lo siamo anche per le cose che vanno bene. Una tendenza che non aiuta a creare una vera identità competitiva capace di valorizzare l’enorme e straordinario potenziale di arte, cultura, bellezza da farlo diventare una risorsa strategica, come ha sottolineato Maurizio Robilant, presidente di Fondazione Italia Patria della Bellezza nata a luglio dello scorso anno. La Fondazione Italia Patria della Bellezza ha commissionato una interessante ricerca all’istituto GFK Italia (Eurisko) dal titolo “Viaggio in Italia”, per misurare la percezione e il gradimento che gli stranieri hanno dell’Italia. Sono state intervistate 5 mila persone, provenienti da 3 continenti, che hanno visitato lo stivale negli ultimi tre anni. Il primo dato evidenzia che l’85 per cento è rimasto soddisfatto del proprio viaggio.
Lo studio fornisce una dettagliata fotografia dell’esperienza del viaggio in Italia, ricostruita attraverso la voce diretta dei visitatori, in sette paesi stranieri (Germania, Stati Uniti, Cina, Regno Unito, Francia, Giappone e Russia) ai primi posti nell’interscambio commerciale e per presenza turistica in Italia. “Ne è emerso uno spaccato significativo degli aspetti positivi e delle criticità percepite del nostro Paese”, ha aggiunto Paolo Anselmi, vice presidente di GFK. Un altro dato emerso dalla ricerca e che l’Italia piace di più dove è più autentica. Ma tutta questa bellezza può aiutare il rilancio economico dell’Italia? Il presidente della Fondazione Maurizio Robilant ne è convinto, se la stessa viene messa a sistema. “La bellezza deve coinvolgere e interessare tutti i turisti, dal food all’industria cosmetica, all’artigiano, al modo di fare impresa. La bellezza è un incredibile potenziatore della nostra offerta internazionale se si riesce a metterla a sistema”.
I dati emersi dalla ricerca
La quota di turisti che alla domanda “Complessivamente quanto è rimasto soddisfatto delle sue esperienze di viaggio/vacanza in Italia?” risponde “moltissimo” è il 49% con un distacco rilevante rispetto al dato registrato per altri Paesi europei, quali Spagna (43%), Francia (40%), Grecia (38%), Regno Unito (37%) e Germania (34%). La nostra innata capacità di accoglienza, il talento nel saper offrire un’esperienza ricca e emozionante, segna un vantaggio competitivo importante a nostro favore. La soddisfazione complessiva arriva, infatti, all’85% se si considerano coloro che hanno risposto “moltissimo” e “molto”.
Ciò che conquista di più è la nostra “arte di vivere”. Venire in Italia significa fare personale esperienza di questa felicità quotidiana. E in questo senso, non sorprende che il grado di soddisfazione sia considerevolmente più alto della media (49%) laddove il viaggio include Regioni generalmente escluse dai tour classici, ma in grado di offrire l’esperienza di un’italianità genuina e autentica: Friuli Venezia Giulia (55%), Piemonte e Valle d’Aosta (58%) e soprattutto Calabria e Basilicata (68%).
Quattro le regioni a forte attrazione turistica
Ad oggi, tuttavia, il turismo rimane fortemente concentrato in 4 Regioni – Lazio, Toscana, Lombardia, Veneto – mentre mille altre meraviglie restano sconosciute. D’altra parte il 61% di chi è stato in Italia dichiara un forte desiderio di ritornare, consapevole che l’esperienza del Paese non possa esaurirsi in un solo viaggio.
Uno dei dati più significativi emersi è che, al crescere del livello di soddisfazione del viaggio, cresce la propensione a “comprare italiano”, a testimonianza del fatto che il turismo è una risorsa strategica per il Paese non solo in sé ma anche per il successo del nostro export. Su 100 visitatori molto soddisfatti, 89 compreranno almeno un prodotto italiano di cui: accessori (37%), abbigliamento (40%), vini (60%) e prodotti alimentari (64%).
Dopo le note positive, non mancano comunque i richiami. I visitatori di tutti i Paesi coinvolti evidenziano delle aree di miglioramento: in particolare i tedeschi, che rappresentano più di un terzo dei turiati e il cui giudizio è mediamente tra i meno positivi per tutti gli aspetti indagati, e gli asiatici, un target in forte crescita che la nostra accoglienza fatica a soddisfare a causa di una capacità complessiva di dialogo con queste culture ad oggi modesta, ma potenzialmente in grado di rivelarsi nel prossimo futuro un fattore critico di successo.
Tariffe e prezzi: scarsa trasparenza
Per tutti gli intervistati, i prezzi sono un problema: trasparenza e rapporto prezzo/qualità risultano in modo trasversale le due aree più critiche. La ricerca conclude con una nota relativa ai turisti italiani che hanno viaggiato in Italia nell’ultimo anno: 800 intervistati. Dalle interviste emerge che l’ipercriticismo verso noi stessi è tratto costitutivo della nostra cultura. Il livello di soddisfazione, decisamente più basso (68%) rispetto alla media degli stranieri (85%), è per alcuni aspetti legato al fatto che gli italiani non sono consapevoli della straordinaria potenzialità del proprio patrimonio; d’altra parte più degli stranieri sanno quanto gli elementi di disservizio siano strutturali. Il dato forte della ricerca è che l’Italia piace moltissimo: le caratteristiche distintive del nostro Paese interpretano bene il bisogno di autenticità, identità e socialità, prioritario tra le fasce di visitatori più qualificate. Ma per cogliere al meglio questa opportunità sarà necessario migliorare.
La Fondazione, nel corso della presentazione alla stampa dei risultati della ricerca, ha indicato agli organi istituzionali e agli operatori alcune indicazioni progettuali che riassumiamo per capitoli: Favorire la scoperta dell’Italia nascosta; Promuovere la cultura dell’accoglienza (Favorire la formazione e la crescita professionale e culturale degli operatori del turismo); Integrare i luoghi della produzione d’eccellenza nei percorsi di viaggio (favorire la conoscenza del saper fare sostenendo il valore e la promozione del Made in Italy); Proporre esperienze costruite intorno ai target (offerta turistica intorno alle passioni e agli interessi dei visitatori stranieri); Sensibilizzare i pubblici interni (istituzioni, imprese e cittadini) al valore del nostro Paese (promuovere negli Italiani la piena consapevolezza della propria eredità e del ruolo che ciascun attore riveste nella sua piena valorizzazione, perché essi stessi diventino i primi ambasciatori del proprio Paese. Un cambiamento culturale che passa, tra le altre cose, attraverso la scuola).
La Fondazione attraverso il presidente Maurizio Robilant, al termine della presentazione, propone al Governo di adoperarsi a creare una “cabina di regia” per il coordinamento di una strategia unitaria della promozione turistica del Paese.
Vedi anche iconografia della ricerca Viaggio in Italia