Giovedì 28 Marzo 2024 - Anno XXII

Herdonia, ritrovato il corredo ricamato di un guerriero dauno

Herdonia

Recuperati dalla Soprintendenza Archeologia della Puglia nel 2012, durante uno scavo a nord est dell’antica città romana di Herdonia, i resti del corredo ricamato di un guerriero dauno

dauno
Ricomposizione del tessuto del corredo del guerriero dauno

Il ritrovamento di tessuti in contesti archeologici antichi suscita sempre grande sorpresa, soprattutto in Italia, dove le condizioni climatiche non favoriscono in genere la preservazione dei materiali organici cosi fragili quali i manufatti tessili. Se poi questi sono riccamente decorati e ci pongono intriganti interrogativi sulla tecnica di realizzazione, allora abbiamo la certezza di trovarci davanti ad una vera rarità. Sono “i ricami più antichi mai ritrovati in Italia”, appartenuti a un guerriero dauno del primo quarto del IV secolo a.C. Recuperati dalla Soprintendenza Archeologia della Puglia nel 2012 durante uno scavo a nord est dell’antica città romana di Herdonia (FG), nel centro dauno, che in tarda età repubblicana contava ben di diecimila abitanti (mica pochi per l’epoca) e che durante la Seconda guerra punica vide Annibale, il principe cartaginese, trionfare due volte sulle truppe romane.

reperti metallo
Reperti in metallo provenienti dalla stessa tomba

I ritrovamenti provengono da una tomba, la 382, in contrada Cavallerizza, dalla fossa di un “uomo tra i 30 e i 35 anni”, come racconta l’archeologa dell’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro Maria Concetta Laurenti. Un “guerriero dauno di alto rango” vista la posizione elevata della tomba e la ricchezza del corredo. I ricami, in lino su tessuto in lana, ornavano il drappo di una ricca panoplia da parata, con sette cinturioni da battaglia. I manufatti lignei si rivelano frutti: ”Due ghiande e un pomage, forse per un rituale funerario”. Le spade in ferro svelano un’impugnatura in avorio. Ma la sorpresa più grande è tra i tessuti: sette cinturoni in bronzo e il drappo che li avvolge dal bordo ricamato con fili di lino.

L’intero corredo è stato restaurato nei laboratori dell’Iscr, con particolare attenzione ai tessuti che hanno rivelato diverse tipologie di punti e di motivi decorativi realizzati in filato di lino su lana colorata di marrone. A oggi la tecnica esecutiva della decorazione rimane un mistero, forse un ricamo ad ago, forse a «fili liberi» durante la tessitura. Il restauro, eseguito da Emiliano Catalli e Monica Pastorelli, è stato sostenuto dal contributo dell’Ufficio Federale della Cultura svizzero e dai fondi del Gioco del Lotto.

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