Chios è un’isola del mar Egeo a due passi dalla costa turca. Dopodiché so solo che i genovesi, alias il casato Giustiniani, lì ebbero la loro convenienza per un paio di secoli (ma se è per questo nel Mediterraneo orientale gli xenesi fecero forse più affari dei venexian, gran siori ma talvolta un filino troppo blablabla… con tutto il rispetto, e la gran simpatia, per San Marco). Un’isola, Chios come ce ne sono tante in Grecia in quell’angolo del Mediterraneo orientale (un’altra è la da me amata Kastelorizo, nel fu italico Dodecaneso) quasi tutte, se non tutte, vantanti brulli (un tempo gli alberi servivano per far barche e navigare) panorami montuosi e un capoluogo col civettuolo porticciolo che si apre sulla ‘plaza mayor’ (suvvia, la regina adesso “madre” di Spagna non è forse greca?). La solita piazza, solitamente alberata, centro della località principale dell’isola, pertanto dotata di edicola e vari bar dehors con tavolini prevalentemente occupati da bottiglia e bicchieri di fresco Ouzo (si beva allungato con acqua molto fresca ma p.f. niente ghiaccio). Quella bevanda, che più greca non si può (ahh, si pronuncia Uso), che tra Ionie e Cicladi mi diede il destro di inciuchire parecchia gente recitando il motto dei Carabinieri “Uso obbedir tacendo …” (e loro s’alzavano in piedi, col bicchiere in mano…).
Mastika detta anche Lacrime di Chios
Solo che a Chios, oltre all’esistenza di quanto sopra (porto, piazza, edicola, vari bar e Ouzo, ma non posso garantirlo epperò in tutte le isole della Grecia così è) sono recentemente venuto a sapere (nessuno è perfetto eppoi dicunt che è sempre indice di saggezza imparare una cosa al giorno) che esiste pure una chicca, botanica, a mio parere assai intrigarne. Mi riferisco alla Mastika, di cui l’isola –per la precisione, nel settore meridionale, baciato da un gran microclima e dal tepore di un non lontano vulcano sottomarino- possiede una sorta di esclusiva, diciamo un copyright, grazie a un ‘ambiente incontaminato’ nonché ‘una posizione unica nel Mediterraneo’ (a proposito: visto che parliamo di isole greche rieccomi a ribadire un evviva all’omonimo film di Salvatores, appunto “Mediterraneo” –l’ignorante lo veda!- di cui alla già citata Kastelorizo).
Ma cos’è mai ‘sta Mastika, si chiederà, novello don Abbondio, uno dei miei sparuti lettori? E a ‘sto punto, ignorante quanto il citato lettore, non mi resta che cedere la parola (nel senso di scopiazzare) quel che ho letto nel comunicato stampa del Turismo Ellenico, appreso leggendo goffamente qualche info botanica nonché –te pareva- abbeverandomi a quel Wikipedia che ancora un lustro e farà chiudere la Sorbona, Oxford e Cambridge.
La Mastika –e mi libero subito dall’immancabile pathos informando che è detta “Lacrime di Chios”, te pareva- è una resina (“lacrimante” in estate, mica male come appeal turistico…) ottenuta dal Lentisco (Pistacia Lentiscus Chia). Inciso: una resina di nome Mastika potrebbe mai aver qualche rapporto col verbo masticare? mah, nemmeno Wikipedia lo sa.
Il museo della Mastika di Chios
Altre info. La Mastika (detta anche, ma impropriamente, Gomma Arabica) oltre che in cucina (quante le piante donanti gastronomici profumi più volgarmente detti odori) per dolci e piatti di pesce, è utile come “medicina naturale” (proprietà terapeutiche e digestive). E un “suo” liquore, che non poteva non chiamarsi “Mastika di Chios”, se proprio non può far concorrenza al da me già lodato Ouzo, quanto meno lo ricorda. Una vicenda, quella della Mastika e la sua “esclusività isolana” (che da qualche giorno mi stanno intrigando) che i maggiorenti di Chios, Banca Pireos e addetti ai lavori turistici, doverosamente non meno che giustamente, hanno deciso di far conoscere mediante un Museo della Mastika recentemente inaugurato. Orsù, dunque, tutti a Chios, fosse solo per saperne di più sulla Mastika … fosse solo perché fatti non fummo per viver come bruti (e oltretutto un po’ di ‘sta profumata resina passata sul capretto arrosto … chissà).
Info su: www.grecia.info