Il nostro viaggio in India è terminato. In quest’ultimo servizio vi raccontiamo di un luogo davvero speciale dove si pratica quotidianamente la protezione della natura e degli animali. In particolare gli orsi. Si tratta del Wildlife Sos Sloth Bear Rescue Centre, a 22 chilometri da Agra. All’ingresso due militari ci aprono il grande cancello di legno tipo ranch. Mi accoglie il coordinatore del posto che si affanna a spiegarmi la mappa del più grande Slot Bear Rescue al mondo, nato in collaborazione con l’Uttar Pradesh Forest department.
Un’ambulanza per gli animali, bella vissuta, è parcheggiata davanti all’ospedale degli orsi. Dentro, troviamo un laboratorio medico. Curiosando tra apparecchiature per i raggi X, ultrasuoni, suite dentale, spuntano fotografie di orsi-pazienti, vittoriosi. Qui ci sono una sala operatoria ed altre attrezzature necessarie per soddisfare qualsiasi esigenza di cura può sorgere. I volontari hanno anche organizzato una speciale area lo svezzamento dei cuccioli: si chiama il Santuario dell’Orso ed è dedicato ai baby orsi salvati dai bracconieri.
Agra: protezione della foresta e della fauna selvatica dell’India
Sembra cosi lontana da qui la città… guardandomi attorno vedo passare davanti agli occhi immagini di antichi racconti e favole, come il Panchatantra e i racconti di Jataka. Voglio prendermi il giusto tempo per visitare questo luogo. Il resto può aspettare. Il nome che in India si usa per descrivere la natura selvaggia è Jungle, parola poi adottata dai colonizzatori inglesi e resa famosa ne “Il libro della giungla” di Rudyard Kipling. Qui, immersi nella natura, i volontari del centro si prendono cura di oltre duecento orsi, a dimostrazione di come i grandi cambiamenti partano sempre da poche persone che si mettono in rete con una mission condivisa e giusta.
Sembra il luogo perfetto per le parole di Pessoa: “Benedetti siano gli istanti, e i millimetri, e le ombre delle piccole cose”. Lo fanno dal 1995, anno in cui un piccolo gruppo di persone si unì per creare un cambiamento duraturo per proteggere e conservare la ricchezza del patrimonio naturale, la foresta e la fauna selvatica dell’India. Da allora di strada ne hanno fatta tanta (ma hanno bisogno di aiuti economici, quindi fateci un pensierino se potete). Portano avanti studi sulla biodiversità, attività di ricerca e creazione di alternative e mezzi di sussistenza sostenibili.
Agra: rispetto per tutti gli esseri capaci di sofferenza
La costituzione indiana ha inserito tra i doveri fondamentali dei cittadini quello di “proteggere e migliorare l’ambiente naturale, e avere compassione per le creature viventi” in conformità con il concetto buddista e gandhiano di rispetto per tutti gli esseri, umani e non umani, capaci di sofferenza. Mi fermo a vedere un video che racconta la storia del centro e i successi realizzati.
Tra i bambù e le ambulanze per gli animali, una pianta ha sviluppato in modo circolare i suoi rami, proprio sopra al quadrato di legno dell’ospedale per gli animali.
Di nuovo, come nel Taj e come nei templi, la relazione tra la forma sferica riferita al cielo e il quadrato alla terra. Magia dell’India, luogo sacro in cui ogni elemento, naturale o umano che sia, specchia l’immagine inversa dell’atemporale. Passare una giornata nel più grande centro di salvataggio degli orsi del pianeta è una esperienza davvero straordinaria: quasi fuori dal mondo, buca il tempo e porta fin nel cuore della terra, della natura, di noi stessi.
Agra: legame sacro tra uomo e animali
Oltre ai 210 orsi giocolieri ci sono molte altre specie di fauna selvatica in grandi recinti boscosi con laghetti e alberi ombrosi dove poter respirare armonia. Secondo l’induismo, l’uomo non può realizzare il Divino senza comprendere l’armonia che lega l’uno al tutto: nell’usare ciò nell’ambiente, è tenuto ad agire con parsimonia, perché non gli appartiene.
Non a caso le innumerevoli divinità induiste sono un intreccio di uomo e animale: Vishnu protegge il mondo all’ombra di un serpente o seduto sulle sue spire e nel suo manifestarsi nove volte sulla terra, avrebbe incarnato, tra l’altro, un pesce, una testuggine, un cinghiale.
Il suo veicolo è Garuda, una creatura per metà uomo e per metà aquila. Shiva il distruttore è raffigurato avvolto da serpenti e protetto dal suo toro. Ganesh ha la testa d’elefante ed è accompagnato dal un topolino. Hanuman è il grande dio-scimmia, Sarasvati, moglie di Brama, è raffigurata su un pavone. C’è un legame sacro tra uomo e animali in India. Non è facilissimo coglierlo nelle città trafficate con i mega cartelli pubblicitari dei telefonini che sovrastano le baracche, ma qui sì. Qui si percepisce chiaramente.
Orsi curati e reinseriti in aree appropriate
Gli orsi arrivati nel centro non hanno certo avuto vita facile: sono tutti dei sopravvissuti. È interessante prendersi del tempo per entrare in empatia con loro. E scoprire che anche con un orso che vive dall’altra parte del mondo si può avere qualcosa in comune. Una volta giunti qui, per i primi novanta giorni gli orsi vengono controllati con un check-up completo di salute: i volontari ne curano le malattie e le ferite e li liberano dai parassiti. Sono novanta giorni di quarantena nei quali vengono vaccinati contro la rabbia, la leptospirosi e l’epatite infettiva del cane.
Trascorsi questi primi duri giorni, viene dato loro accesso ai grandi recinti di socializzazione: uno spazio in cui viene studiato il comportamento e la personalità di ogni orso, sotto lo stretto controllo dei veterinari Wildlife SOS e del personale. I custodi garantiscono con il loro lavoro quotidiano che gli orsi interagiscono tra loro in modo pacifico, quasi come se fosse un asilo nido. Sulla base della personalità di ogni orso, l’animale viene poi abbinato a un gruppo piuttosto che un altro. Parte dunque la terza fase: l’orso viene trasferito nelle aree più grandi. Ed è qui che giocano liberi e sani, protetti da quella parte degli uomini cosi diversa dai loro “colleghi” umani che ne minacciano la sopravvivenza. (3 –fine)
Agra 1: La prima alba al Taj Mahal
Agra 2: Visita al Forte rosso
Leggi anche
: