A Venezia lo sguardo del turista è catturato dalle bellezze della città lagunare, unica nel suo genere, per l’esplosiva magnificenza dei palazzi, per la folla che si sofferma nei campielli o si annida lungo le tortuose calli, per il traffico di vaporetti e gondole lungo il Canal Grande, per il vociferare dei veneziani inconfondibili nel loro simpatico dialetto.
La città, la cui toponomastica non è la via, ma la calle; non è la piazza, ma il campo o campiello; non è il quartiere bensì il sestiere e Venezia ne conta sei, rende omaggio ad uno dei maggiori artisti della pittura fiamminga del Rinascimento e lo fa attraverso una mostra inedita il cui titolo è “Jheronimus Bosch e Venezia” nelle suggestive sale dell’Appartamento del Doge a Palazzo Ducale dal 18 febbraio al 4 giugno 2017.
Bosch l’artista che legge e raffigura l’animo umano
L’artista è nato nel 1450 in Olanda dove ha esercitato la sua arte, molto originale ed eccentrica per i soggetti dipinti nelle tele e tavole, così differenti dalle scene immortalate dai pittori veneziani del Rinascimento nelle quali si possono leggere narrazioni religiose, mitologiche oppure eventi straordinari.
Bosch è attratto dal mondo onirico e raffigura paesaggi popolati da figure stravaganti, da mostriciattoli, città avvolte dalle fiamme, figure che si muovono in un universo fantastico, tipico del sogno, all’interno del quale la realtà è fluttuante, inverosimile. Un artista straordinario, sicuramente un precursore dell’introspezione dell’animo umano, dell’inconscio, del meta cognitivo, argomenti esplorati secoli dopo da Sigmund Freud fondatore della psicoanalisi.
Venezia e i capolavori dell’artista fiammingo
Ad essere affascinato dalla personalissima pittura di Bosch, fu il Cardinale Domenico Grimani, attento estimatore dell’arte rinascimentale ma anche interessato alle immagini oniriche che tanto fascino esercitavano presso gli ambienti intellettuali veneziani dell’epoca. Si stava, infatti, diffondendo tra i committenti della Venezia del 1500 la “moda” per opere pittoriche e scultoree con soggetti “surreali” attingendo dalle grottesche di Leonardo, o dalle creature mostruose di Bosch e Venezia, perciò, è l’unica città in Italia a conservare i capolavori dell’artista olandese.
Domenico Grimani, (figlio di Antonio,76esimo Doge di Venezia) come documentato dalle testimonianze del critico d’arte dell’epoca, Marcantonio Michiel, lascerà in eredità alla Serenissima Repubblica di Venezia le casse contenenti dipinti nord europei e tre opere di Bosch raffiguranti mostriciattoli e visioni oniriche.
Cinquanta opere due trittici e quattro tavole
Il tributo all’artista fiammingo è celebrato attraverso tre suoi grandi lavori-due trittici e quattro tavole– custoditi presso le Gallerie dell’Accademia e restaurati di recente a cui vengono affiancati, come contributo tematico, circa 50 opere provenienti da collezioni pubbliche e private a testimonianza dell’interesse che Venezia nutriva per l’arte fiamminga.
Il percorso espositivo è curato da didascalie che introducono l’area tematica, il vissuto dell’artista e dei protagonisti attraverso una linea grafica del tempo dal 1450 al 1523, anno della morte del Cardinale Grimani; bronzi, stampe, volumi attinenti ad un’arte enigmatica, intrisa di mistero.
Stupore, curiosità, interrogativi sono senz’altro i sentimenti che colpiranno il visitatore di fronte all’interpretazione onirica con cui Bosch immagina le visioni dell’Aldilà – Paradiso e Inferno – dove le figure immaginifiche sono proiettate nell’ignoto, nel metafisico, ma arricchite di surreali dettagli.
L’artista, l’intellettuale, il commerciante
La mostra porta alla ribalta tre illustri protagonisti accomunati dalla stessa passione per l’arte: Bosch, l’artista; Domenico Grimani, l’intellettuale collezionista e il fiammingo Daniel van Bomberghen, commerciante in beni di lusso, stampatore e divulgatore delle opere degli artisti del Nord Europa. Tra le opere esposte troviamo il ritratto dei Cardinali Domenico e Marino Grimani di Jacopo Palma il Giovane; l’Ecce Homo di Quentin Massys; Discesa al Limbo, l’Inferno, Visione Apocalittica, Tentazioni di sant’Antonio, opere di seguaci e contemporanei di Bosch a Venezia; stampe tedesche di Durer, Martin Schongauer e Lucas Cranach; altri dipinti su tela e tavola di artisti fiamminghi del 1600.
L’esposizione si conclude attraverso un viaggio fantasmagorico indossando gli Oculus, un dispositivo altamente tecnologico che permette di intraprendere un viaggio incredibile nella realtà aumentata, al limite tra fantasia e realtà, una realtà virtuale fatta di ascese, di atterraggi, di discese negli inferi, di angeli e demoni che si avvicinano, incantano, ammaliano, e ci rendono partecipi alle storie narrate nelle Visioni dell’Aldilà.
Le nuove forme di esperienza dell’arte sono fruibili anche attraverso le App-ovvero le applicazioni per piattaforme Google play- che consentono una fruizione immediata dei contenuti scientifici della mostra semplicemente inquadrando le opere con lo smartphone per un Museo 4.0.
La mostra è stata curata dall’olandese Bernard Aikema, noto storico dell’arte, col coordinamento scientifico di Gabriella Belli, direttrice della Fondazione Musei Civici di Venezia e di Paola Marini, direttrice delle Gallerie dell’Accademia di Venezia.
Info: www.palazzoducale.visitmuve.it
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