Sabato 20 Aprile 2024 - Anno XXII

Quando la Luna spunta a Rovescala: Primavera dei vini

Primavera dei vini Rovescala-oltrepò-pavese

Ritorno a Rovescala, dopo aver superato Inverno, in occasione della Primavera dei vini. Sosta alle cantine Agnes prima di arrivare alla 44esima festa della Primavera del Bonarda.

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Rovescala, monumento ai caduti

A Rovescala, Oltrepò Pavese, producono tanta Bonarda (detto anche Croatina, quindi il lettore non faccia figuracce citando “questi due vini”, che, invece, sono la stessa cosa). Pertanto a Rovescala si va di giorno, alla luce del sole, a degustare il citato, buon vino (un bel match, con l’adiacente Gutturnio piacentino) perché tornare tra le tenebre, e, ça va sans dire, un po’ ciucc, l’è minga bel, non è mica bello. Solo che, nel segmento finale di una delle mie prime gite in quell’amena cittadina mi ritrovai avvinazzato il giusto (tipo quelli che antan cantilenavano “Eh la violèta la va la va..” poi soppiantato dal “Vola Colomba bianca vola…” della Nilla Pizzi). E fu così che, in quel momento di overciucca, invece del canonico volacolomba mi scappò di cantare (sulle note della celebre canzone terùna avente per location Marechiaro nonché favorito dalla metrica) “Quando spunta la luna a Rovescala” (vabbè, non c’è O Mare, ma vi garantisco che pure le enormi, verdi onde delle colline di viti, son belle assai). Tutto qui.

Primavera dei Vini Rovescala-Moriremo-ma-non-di-sete-
Moriremo ma non di sete

Dopodiché passo alla mia ennesima gita (comme d’habitude alla luce del sole) a Rovescala, con motivo, dicono gli spagnoli, la “ Primavera dei Vini ”. E a proposito di stagioni segnalo al colto lettore che lungo il percorso c’è una località che si chiama Inverno. Un posto che intrigherebbe già dal nome, dopodiché si diventa viepiù curiosi a dar retta (io l’ho fatto, e forse stoltamente, continuo a crederci) a un tizio che mi contò che Inverno fu la località in cui, grazie a un curioso microclima venivano a svernare le legioni romane. Mah.
Superato… l’inverno eccomi a Rovescala. Laddove, dai Fratelli Agnes, oltre ad assaggio del Bonarda e rifornimento di Malvasia. Un vino bianco, e a tale proposito tutti sanno come la penso: per Vino si deve intendere quello Rosso mentre il Bianco è una (sia pur, talvolta, eccelsa) bevanda. Ma la Malvasia, praticamente in quasi tutte le sue versioni, trattandosi di un comunissimo non meno che antichissimo vitigno, me gusta, e un assaggio (beninteso a ‘temperatura ambiente’, stolta l’idea del frigo) me gusta mucho mas. Quella (la Malvasia) istriana, poi… .

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Primavera dei vini e del-BonardaSalutati gli Agnes (unico neo nei nostri rapporti, il Sergio, oltretutto Alatino pure lei, nel senso di dottore della Alma Universitas di Pavia, non vuole darmi del Tu, forse mi pensa coevo di Matusalemme…) corro laddove (mi riferisco a downtown Rovescala) si officia la Primavera del Bonarda. E lì ossequio, secondo obbiettivo della mia gita rovescaliana, il Deus ex Machina, nel senso di Lìder Maximo della Pro Loco, di tutto ‘sto Ambaradam vinicolo. Mi riferisco al giovane Dellafiore, proprio il fioeu del amìs Giuliano. Quel meraviglioso amico che non solo mi ispirò l’organizzazione degli Scazzolino (frazione di Rovescala, feudo dei Dellafiore) Olympic Games (a quei tempi organizzavo i Viaggi Sportivi e mi toccava pure farmi un po’ di rèclame) ma financo osava accompagnarsi a me, tra gli stand della Bit, a dispensare il Nettare (nel senso, ça va sans dire, di Bonarda) di sua produzione.
Torno a Milano, con la mè sciura che parmi più leggiadra tra un po’ di Bùte – bottiglie, in antico Bugia Neìn sabaudo – di Bonarda e Malvasia… Dopodiché mi resta solo da ricordare che, finita la Festa (del Bonarda) a Rovescala continuano a fare (assaggiare e poi vendere) grandi vini e siccome ai liquidi è sempre il caso di accompagnare qualcosa di solido, da “queste parti” si mangia (pure) bene. D’altro canto (e con tutto il rispetto per i Lumbard) quelli dell’Oltrepò mica sono chiamati “I piemontesi” per niente…

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