Lunedì 9 Dicembre 2024 - Anno XXII

Merano viaggio nella storia

Merano 700-anni

Merano compie 700 anni. Un viaggio nella storia per raccontare le vicende dei suoi tempi e dei suoi abitanti, tra i monti del Tirolo e lungo le rive del Passirio. Luogo di soggiorno e cura già dai tempi degli Asburgo.

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Merano, piccolo comune in provincia di Bolzano (45mila abitanti, 325 metri d’altitudine) compie 700 anni e non fa nulla per nasconderli. Gliela si legge tra le mura, i suoi monumenti ed quartieri la sua storia! Tiene benissimo il passo con i tempi ed i suoi stili raccontano le passate stagioni, come le rughe che solcano il volto di chi ha vissuto espressivamente con intensità. Merano, questa piccola città di confine, circondata dai monti che la proteggono nella sua culla dorata, è stata un vero ombelico del mondo ai tempi in cui la rosa Liberty inghirlandava opere e vesti, decorando elegantemente ogni possibile materiale si presti ad essere ingentilito. Non potevate venirci mica a Merano, se non avevate almeno quattro ricambi d’abito al giorno! Camminare lentamente lungo le rive del Passirio, sotto i portici, respirando aria salubre, sotto lo sguardo attento di nobili e artisti bohemien, che qui venivano a trascorrere mondane vacanze e, magari, fare qualche puntatina al casinò. La osservo ora, la mia città, passeggiandola la mattina presto, quando i miei bioritmi da allodola mi tirano giù dal letto molto prima che trilli il gallo.

Merano, un libro scritto in tre lingue

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Castel Trauttmansdorff

“Città amena per il turista”. Una volta ho trovato questa definizione per un “38 verticale” delle parole crociate: Merano! Pensare che da bambina, quando ancora i mercatini di Natale non erano così in voga, spesso Merano nessuno sapeva dove fosse: sul confine, a prendere il buono da tutti e due i fianchi alpini, dico io! In realtà la situazione e la convivenza sono aspre tanto quanto l’ignoranza storica, la grettezza austera, fastidiosa e tagliente come un vento gelato, che cala dai versanti di un nevaio! Merano è una libro scritto in tre lingue, dai capitoli che si susseguono frenetici nel racconto di vicende, personaggi, fatti e misfatti.
Una trama avvincente di vite umane si interseca a comporre e caratterizzare la storia collettiva, che, volenti o nolenti i mal integrati, accomuna tutti in miscuglio di usanze, tradizione e natura!

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Si litiga sulla toponomastica dei cartelli

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Le sponde del fiume Passirio

Si fa fatica ad andare d’accordo ed il clima stesso ci ha temprato il carattere e chiuso la mente, fissando lo sguardo dritto nella sola propria direzione, cui nulla servono i cartelli ad indicare una convivenza alternativa di integrazione saggia e prosperosa, anzi: qui sulla toponomastica dei cartelli si litiga! A volte mi dico che, se tutti i problemi di una regione sono tali da perdersi tra le chiacchiere, per stabilire se va scritto prima “Merano” o “Meran” sulle indicazioni stradali, beh, allora siamo fortunati che non c’è davvero nulla di peggio. Anche se la questione nasconde una diatriba etica che va avanti da secoli e che le ultime guerre mondiali hanno esacerbato ancora di più. I sudtirolesi (o altoatesini che dir si voglia) sono il risultato di geografia, storia e contrasti; potenzialmente liberi di scegliere di volta in volta “cosa prendere” ed essere: un po’ come mangiare spaghetti al pomodoro a pranzo e una montagna di Kaiserschmarm la sera!

Scrigni fioriti all’ombra di cedri e faggi giganti

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Il Castello di Rametz circondato dai vigneti

Merano è però molto di più: elegantemente snob nei suoi quartieri alti (nel senso anche fisico della parola) di Maia Alta, dove ville e alberghi racchiudono preziosi scrigni fioriti all’ombra di cedri e faggi giganti, magnolie antiche ed una profusione di rose. Le vie sono silenziose e si scoprono le abitazioni in cui hanno soggiornato scrittori famosi, poeti e principesse d’altri tempi, che usavano i vari castelletti come stalla per i cavalli e amavano passeggiare in solitudine, su e giù per le strade delimitate da vigneti e fontanelle. Scendendo verso il centro cittadino, oltrepassando i ponti e varcando portoni, si intuisce subito il passaggio dell’Impero Romano: agli albori della storia italiana,  qui già c’era un accampamento legionario, che ha lasciato il segno nella suddivisione delle vie principali e delle relative porte ai vertici (anche se una è stata tolta per allargare la strada, in quella che attualmente è Piazza Teatro).

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Contadini in Schurz, e vichinghe bionde con scarponi

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Camminare per Merano può sembrare davvero di essere in un altro Paese, in cui razzolano galline nei cortili dei masi in periferia, si incontrano vecchi contadini sempre in Schurz, il tipico grembiule blu da lavoro, e l’aria è buona. Scorrono fiumi di birra tra i tavolacci rustici della Forst, gli occhi cadono nei decolltè strizzati nel bustino del costume tirolese di vichinghe bionde con scarponi ai piedi, aiuole artistiche fanno delle Passeggiate lungo il Passirio una galleria d’arte a cielo aperto e le strutture delle terme sono ormai da tempo una dependance del salotto elegante e raffinato del centro. Merano è così: popolana e semplice, montana ed elegante, moderna ed eroica, con il suo monumento ad Andrea Hofer, colui che liberò il Tirolo dalle invasioni francesi. Le possibilità che offre sono infinite, se si cerca il contatto con la natura e si ama camminare, sciare, scalare o pedalare.

Merano, un territorio da scoprire

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Il Burgraviato, il territorio che circonda la città, è tutto da scoprire e conoscere: una collana di comuni sparsi tra vigneti, meli, chiesoline affrescate, pascoli, steccati in legno e muretti a secco. Chilometri e chilometri di Waalweg lungo le vene d’acqua, che sin dai tempi antichi hanno salvato le valli circostanti dalla siccità (famosissimi i sentieri d’acqua della Val Venosta). I paesini, una manciata di case, una chiesa con annesso cimitero e un “Tante Emma Ladele” (il negozietto di zia Emma), quelli in cui puoi trovare di tutto, dalle uova alla carta igienica, dalla farina al dentifricio, dal sapone a qualche affettato, resistono ancora, dove la modernità non ha costruito supermercati e cambiato i connotati agli usi e ai costumi. Il sacro si mescola al profano rustico della natura e il profumo antico del legno ti travolge come un improvviso salto nello spazio e nel tempo, quando gli inverni rigidi si affrontavano mangiano mosa stretti nel tepore di una Stube in cirmolo. Adesso Merano sa come accogliere il turista e farsi bella. Basta poco!

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