Venerdì 19 Aprile 2024 - Anno XXII

In bicicletta da Milano a Pavia lungo il Naviglio

Pavia Milano-nuova-darsena-Porta-Ticinese

Il percorso che proponiamo agli appassionati della bicicletta, con partenza da Milano, ci porta a Pavia lungo il Naviglio Pavese. Un viaggio senza controindicazioni, adatto a tutti. Si incontrano vecchie chiuse, stalle divenute musei, edifici di fascino come la Certosa di Pavia.

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Chiusa sul Naviglio Pavese nei pressi di Rozzano

Nel precedente articolo abbiamo fatto un’istantanea di come Milano sia una città che ama il ciclismo, nonostante la scarsità di piste ciclabili urbane e presentato un itinerario lungo il Naviglio Grande che, dopo pochi chilometri, mostra un inatteso scenario agricolo, regalando scorci molto belli. Ora proponiamo un’altra super classica del ciclismo milanese: la pedalata che dal capoluogo lombardo sempre parallelamente all’acqua porta a Pavia.

Si segue il Naviglio Pavese, anch’esso con l’incile alla Darsena di Porta Ticinese. Anche questo giro regala al ciclista grandi emozioni per la varietà di scorci; la generosa presenza di volatili, che fanno bella mostra di sé nei campi o con le piume a mollo; le suggestive testimonianze di archeologia agricola e industriale; e poi le chiuse (dette anche conche). E poi il monumento, la famosa Certosa di Pavia. La lunghezza, partendo dalla zona di Chiesa Rossa, è di circa 65 chilometri, andata e ritorno.

Un piccolo tour, quasi interamente su asfalto – tranne un breve pezzo dopo Binasco, adatto comunque anche alle bici da corsa – che non presenta particolari difficoltà, restando lontano dalla presenza delle auto. L’assenza di salita lo rende percorribile anche da chi non è allenato. Unica raccomandazione per i mesi estivi: portare con sé l’acqua. Soprattutto nei fine settimana, non è facile trovare lungo il tragitto punti in cui fare rifornimento.

Un po’ di storia

Pavia Navglio-Pavese-in-biciPer apprezzare appieno l’esperienza vale la pena soffermarsi un po’ sulla storia di questo corso d’acqua che collega Milano al Ticino, di cui già da metà ‘400 Francesco Sforza caldeggiava la costruzione per connettere al mare la città meneghina. Dopo vari progetti, abbozzi di costruzione e avverse vicende venne definitivamente inaugurato in qualità di canale navigabile nel 1819, in epoca napoleonica.

Da allora è stato una strategica via per il commercio. Il trasporto di materiali di ogni genere e, come tutti i navigli, una preziosa risorsa idrica per le coltivazioni della zona. E se oggi non è più attraversato da battelli di differente tonnellaggio (gli ultimi barconi da trasporto lo percorsero nel 1965), è comunque utilizzato per bagnare la campagna della zona compresa tra Milano e Pavia. Il suo essere parte attiva della vita del territorio in cui si trova ne mantiene intatta la bellezza e anche il fascino.

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Resti della Filanda di Rozzano

Lungo il tragitto, le cose che colpisce la nostra attenzione è il rettilineo fino a Binasco, al confine con il territorio pavese, dove piega a sud-ovest per proseguire nuovamente in linea retta fino a Pavia, si incontrano le 12 conche, utilizzate un tempo per aggirare il dislivello di circa 56 metri tra la Darsena e il Ticino. Fermarsi a osservarne alcune vale la pena. Guardandole si ha la sensazione di fare un po’ un viaggio a ritroso nel tempo.

Si possono quasi visualizzare le chiatte trainate da cavalli impegnati nel trasporto di merci da e verso Milano, sfruttando la ricca rete di connessioni con gli altri canali.
Dopo nemmeno 8 chilometri attrae la nostra attenzione la conca dell’antica filanda di Rozzano. Visibile la sua ciminiera in mattoni rossi e le tracce ancora presenti, anche se arrugginite, delle vecchie prese d’acqua per lo stabilimento.

Museo e Officina del Gusto

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Museo Salterio (foto Musa)

Poco più avanti, a Moirago di Zibido San Giacomo, inaugurato di recente, si incontra un bell’esempio di ricontestualizzazione edilizia come quello offerto dal MUSA – Museo Salterio Officina del Gusto e del Paesaggio – sorto dove era presente l’ex stallone di Cascina Salterio.
L’edificio, risalente alla seconda metà dell’800, si sviluppa su due piani per circa 550 mq e ospita uno spazio multimediale, uno spazio mostre, un laboratorio di cucina, una biblioteca e un orto botanico.

Aperto il sabato e la domenica, offre differenti attività, degustazioni, lezioni di enogastronomia ed è il collegamento con le aziende agricole della zona per sviluppare progetti che avvicinino il pubblico all’agricoltura, alle tradizioni contadine e alle tecniche di allevamento locali. Vale la pena fermarsi anche solo per ammirare il contesto in cui è ubicato. Proprio di fronte, in quella che era la sede del guardiano idraulico (figura che seguiva l’attività delle chiuse), è presente la casa-atelier Il guardiano delle acque – che funge anche da B&B – degli scultori Anna Maria Miglietta e Giacomo Sparaci le cui opere sono visibili nel giardino.

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Nel punto dove il percorso gira a Binasco verso sud-ovest, merita aguzzare la vista in prossimità dei sottopassaggi perché nei mesi primaverili ed estivi non è difficile vedere una famiglia di conigli selvatici che staziona a fianco della ciclabile.

Archeologia industriale e la magnifica Certosa di Pavia

Certosa di Pavia
Claudia Torresani a bordo della sua bici davanti alla facciata della Certosa di Pavia

Oltrepassato Binasco cominciamo ad avvicinarci a Pavia. In prossimità del bivio per la Certosa, a circa 6 chilometri dalla città, svetta l’edificio dei Molini Certosa. Bellissimo esempio di archeologia industriale ancora in funzione (la sua capacità produttiva è di circa 600 tonnellate al giorno), risalente nella forma attuale al 1889. I mattoni rossi, le finestrelle, gli ampi archi degli accessi lo rendono un luogo quasi fiabesco e quando l’acqua che scorre accanto gli fa da specchio l’effetto è quasi ipnotico.

Prima di puntare con decisione verso Pavia, la Certosa merita una deviazione. In poche pedalate la si raggiunge. Si può restare incantati dalle sue pareti istoriate. Nei mesi caldi ci si può riposare all’ombra dei tetti degli edifici che circondano il giardino. La costruzione della Certosa di Pavia, voluta da Gian Galeazzo Visconti, fu avviata alla fine del XIV secolo ed è un vero e proprio gioiello architettonico che si compone di stili differenti, dal tardo-gotico italiano al rinascimentale. All’imponente progetto il Duca di Milano dedico ingenti risorse. La magnificenza di questo edificio, che ancora oggi ospita una piccola comunità cistercense, è davvero straordinaria.

Tappa finale Pavia

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L’arrivo a Pavia in Piazza della Vittoria

L’ultimo tratto conduce senza difficoltà a Pavia, città storica ricca di monumenti secolari e vivace sede di una delle università più antiche del mondo. Si costeggia il naviglio e una volta raggiunto il centro, lasciandosi alle spalle la copia dell’antico ponte coperto sul Ticino, si può decidere se fare una sosta o fare ritorno a Milano (anche utilizzando un treno con trasporto bici). Il modo migliore per affrontare questo giro è godersi una giornata intera, partendo non troppo tardi per concedersi una lunga pausa ristoratrice in Piazza della Vittoria; anch’essa aperta dai Visconti alla fine del XIV secolo ingrandendo l’area del foro romano.

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torta vigoni

I caffè che si affacciano sul suo perimetro sono perfetti per qualsiasi tipo di break. Una delle cose che si devono fare a Pavia è un assaggio della celeberrima torta margherita della  pasticceria Vigoni. La sede storica di Strada Nuova è in pieno centro, di fronte alla sede dell’Università, e nel 2018 compirà ben 140 anni. Nel retrobottega nascono ancora oggi le creazioni che l’hanno resa famosa in tutta Italia e nonostante gli inevitabili ammodernamenti ha conservato con grande intelligenza le tracce del suo glorioso passato. A pieno titolo fa parte dei Locali storici d’Italia. L’arredamento liberty originale, così come la cortesia d’altri tempi del personale, valgono da soli la pedalata.

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