Uscire. Iniziare a godere delle bellezze che ci circondano. Passeggiare nei giardini e nei parchi. Incontrare amici o sconosciuti mentre si cammina pur nel rispetto delle regole imposte dal Covid-19, è l’inizio della sospirata libertà. Per chi vive in Lombardia proponiamo una gita a Gardone Riviera. Sulla sponda bresciana del Lago di Garda si trova il Vittoriale degli Italiani, dal 18 maggio ha aperto il suo Parco al pubblico. L’apertura è nel pieno rispetto delle misure di sicurezza governative e regionali in atto.
Di questo Monumento Nazionale formato da un complesso di edifici in un’area di dieci ettari si potranno visitare i Giardini Segreti, l’Arengo, il Giardino della Vittoria, il Laghetto del Cigno, il Laghetto delle Danze a forma di violino. E ancora la Fontana del Delfino, le due Vallette, le Limonaie, il Canile. Da non perdere il museo all’aperto “L’automobile è femmina”, il Teatro che si affaccia sul Lago di Garda, il Viale di Aligi (personaggio della “Figlia di Iorio”) e il Mausoleo dove si trova la tomba di Gabriele d’Annunzio.
Il Vittoriale e la storia d’Italia
Il Vittoriale è un luogo che racconta la storia d’Italia all’epoca del fascismo. Qui è raccolto il vissuto Gabriele D’Annunzio, un uomo del novecento diventato un mito. D’Annunzio, definito e conosciuto come il “Vate”. Il poeta che sapeva come far fremere il cuore di molte donne con i suoi versi. Lo scrittore e il drammaturgo di successo che faceva accorrere folle alle prime nei teatri italiani.
D’Annunzio fu anche l’uomo temerario che sfidò il destino con le sue imprese eroiche durante la Grande Guerra. Si ricorda il volo su Vienna, il raid navale denominato la beffa di Buccari, l’occupazione della città di Fiume dove governò per sedici mesi varando una costituzione frutto del suo spirito rivoluzionario. Nella carta costituzionale provvisoria, infatti, inserì diritti impensabili per l’epoca quali il diritto di voto alle donne, la pensione di invalidità, la libertà d’opinione, la sovranità collettiva di tutti i cittadini.
Il ‘Vate’ amante del lusso e delle belle donne
Pescarese di nascita, dotato di talento per la scrittura e ambizioso, ben presto abbandonò il luogo natale per trasferirsi in molte città tra cui Roma, Venezia, Firenze, Napoli, Parigi, nelle quali la sua creatività trasse ispirazione per produrre opere di grande valore letterario e teatrale.
D’Annunzio amava il lusso, la bellezza e le donne. Ne amò tante. Perfino in tarda età non disdegnò della compagnia di giovani fanciulle e cortigiane. Visse all’insegna dei piaceri della vita non solo sensuali ma anche materiali. Possedere oggetti di valore, collezionare un guardaroba d’impeccabile eleganza, frequentare l’alta società, avere trenta persone al suo servizio, costava molto. Per pagare i suoi creditori ed usurai fu costretto a lasciare l’Italia e a rifugiarsi in Francia, ad Arcachon dove scriverà diversi drammi musicati da Debussy o da Mascagni e il romanzo a puntate “La Leda senza cigno” pubblicato sul Corriere della sera.
Il ritiro nella sua villa diventata “Il Vittoriale degli italiani”
Nel 1920 avvenne la svolta della sua tumultuosa esistenza. Costretto ad abbandonare Fiume, si ritirò a vita privata con l’intento di trovare una dimora degna di un “Vate”. Incaricò alcuni suoi collaboratori di cercare un luogo lontano dalle grandi città e possibilmente nelle vicinanze di un aeroporto. Dopo vani tentativi, venne acquistata una villa settecentesca a Cargnacco, a poche centinaia di metri da Gardone Riviera.
La villa fu la dimora di Henrich Thode, docente tedesco di storia dell’arte, che vi abitò fino all’inizio della guerra. La villa e il parco adiacente furono acquistati con un prestito del Banco di Roma per la somma di 360mila lire che fu restituita solo dopo la morte del poeta attraverso i diritti d’autore. L’intento del proprietario era di conservare tutto ciò che gli era appartenuto nel corso della vita: fotografie, oggetti piccoli e grandi, cimeli che ricordassero le imprese belliche, dipinti e sculture.
Scopriamo la casa museo
La sua casa museo fu completata con trentasei locali ad ognuno dei quali D’Annunzio assegnò un nome: Stanza della Leda, Stanza del Lebbroso, delle Reliquie, delle Marionette, l’Officina, ovvero il locale adibito a studio nel quale “l’operaio della parola” come amava definirsi, si rifugiava per pensare e scrivere. Ma dove avrebbe mai potuto custodire il suo aereo, la nave Puglia, il Mas 96 della Beffa di Buccari, le sue amate automobili? Occorreva un’area piuttosto vasta e così pensò di ampliare la proprietà che da due raggiunse l’estensione di circa 10 ettari.
L’amore per la natura e per l’estetica lo spinsero a progettare e realizzare un parco museo unico al mondo. Tra passeggiate immerse nel verde secolare delle piante, la fioritura rigogliosa delle rose, i profumi della Limonaia si potrà rivivere una parte della storia d’Italia.
In ogni luogo non mancano riferimenti iconografici dell’antichità o dell’arte classica quali le cornucopie, l’anfiteatro, il mausoleo, il Laghetto delle danze e sculture che recano la firma di insigni maestri.
Sul timpano all’ingresso del Vittoriale è riportato il motto dannunziano “Io ho quel che ho donato” a riprova dell’amore del Vate per l’Italia e per regalare agli italiani un periodo storico ricco di fermenti sociali e culturali. L’atto di donazione fu suggellato nel dicembre 1923 mentre nel 1924 Benito Mussolini dichiarò il Vittoriale Monumento Nazionale.
Info: www.vittoriale.it/
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