Nel corso dei secoli numerose popolazioni si sono affacciate sulle coste del Tacco d’Italia. Chi per sfuggire i pericoli delle terre d’origine, chi per conquistare nuovi territori. Dai vicini Balcani giunsero gli Iapigi la cui tribù dei Messapi, insediatisi nell’alto Salento, dette origine alla città oggi conosciuta come Manduria.
Questa popolazione di allevatori fu costretta ad erigere imponenti strutture difensive per bloccare le mire espansionistiche dei coloni spartani della vicina Taranto; nonostante il tempo trascorso, ancora oggi è possibile ammirare queste testimonianze dell’abilità umana.
Per poter trovare tali opere ciclopiche ci spostiamo verso l’estremità meridionale del suo centro storico e raggiungiamo piazza Scegnu. Il centro della piazza è ornato da un pozzo in pietra, dove si apre l’ingresso del Parco Archeologico; prima, però, è necessario effettuare una importante visita.
Fonte Pliniano e Parco Archeologico
Appena superata la biglietteria siamo attratti da una struttura circolare realizzata con sovrapposizione di massi dal cui centro emerge un albero. Ci informano essere un mandorlo, pianta ritenuta sacra dai messapi. Si racconta che quando tornavano sani e salvi dalle cruente battaglie, usavano ornare i rami con l’oro dei vinti. La leggenda indusse le autorità ad assumere l’albero come emblema dello stemma cittadino. La rudimentale forma cilindrica protegge l’apertura della grotta. Otto metri più in basso, vi è un pozzo il cui livello di acqua sorgiva è sempre costante. Tale fenomeno, insieme alle sue presunte caratteristiche terapeutiche, suscitò la meraviglia di Plinio il Vecchio che ne dette notizia nella sua Naturalis Historia.
Tornati in superficie visitiamo le aree nelle quali giovani studenti seguono pratiche lezioni di scavo. Poi proseguiamo verso la triplice cerchia di mura che proteggeva la città. Ampi fossati lunghi fino a tre chilometri si alternano tra le cinte murarie. Ognuna spessa da due a cinque metri: un perimetro a tratti interrotto da cunicoli che permettevano di oltrepassare l’ostacolo. Siamo costantemente sovrastati dalla mole della muraglia composta da grandi parallelepipedi di roccia tufacea, squadrati irregolarmente e sovrapposti senza uso di malta.
Manduria: la vasta necropoli
Al di fuori della cintura megalitica si apre la vasta necropoli sottoposta alle intemperie e soprattutto ai numerosi saccheggi perpetrati nel corso dei secoli. Le fosse di forma rettangolare, scavate anch’esse nel banco tufaceo e non più ricoperte ormai dai lastroni di pietra, conservano solo lievi tracce dei colorati decori che ornavano l’interno dei loculi.
La visita, che può proseguire anche in autonomia, si conclude presso la chiesetta di S. Pietro Mandurino, presumibilmente del XII secolo, eretta al di sopra di una cripta ipogea. La cappella sotterranea con affreschi di santi venerati dai monaci basiliani sembra sia stata ricavata da una preesistente tomba a camera; si può trovare traccia evidente di tali riutilizzi sulla parete sinistra all’ingresso della chiesetta: sul concio tufaceo si scorgono nettamente residui dell’affresco del volto di Cristo in posizione coricata.
Il cuore cittadino
Si raggiunge attraversando Porta Napoli, chiamata anche Arco di Sant’Angelo, la cui realizzazione risale al 1678. Una statua mariana occupa centralmente la parte più alta della Porta in carparo contornata dalle statue di S. Gregorio e S. Carlo Borromeo, i seicenteschi patroni. Superato il varco ci inoltriamo verso la grande piazza Garibaldi quasi sempre gremita dalla popolazione più anziana mentre i giovani affollano la vicina piazzetta alberata: due centri di aggregazione contornati da immancabili bar.
Intorno affacciano i monumenti più importanti come il Convento degli Scolopi, oggi sede comunale col suo armonico chiostro, e il settecentesco palazzo Imperiali. Quest’ultimo fu fatto erigere sui ruderi di un preesistente castello medievale e, secondo i voleri del committente, la moderna residenza feudale doveva contenere elementi riferiti al tardo barocco salentino. A pianta quadrata, il cosiddetto palazzo dalle 99 stanze, presenta un’ampia e austera facciata sulla quale si aprono una serie di finestre lungo i due livelli estremi mentre il piano centrale è contornato da un loggiato protetto da una preziosa ringhiera in ferro battuto.
Vicoli dal profumo antico
Alle spalle di questa costruzione si apre una serie di vicoli dal profumo antico che spesso affacciano su piccoli cortili e usci dai quali si intravede la quotidianità della vita cittadina. Non mancano gli importanti portali in pietra, segno di un benessere passato, mentre attraversiamo via dei Mercanti percorrendo le stradine del Ghetto dove una porta decorata con tipici motivi floreali cinquecenteschi, ci indica l’ingresso dell’antica Sinagoga.
Poco più avanti, l’uscita di un sottopasso inquadra artisticamente la facciata della Chiesa Madre dedicata alla SS. Trinità. Il portale, riccamente ornato e protetto da due leoni in pietra, ci introduce nella navata centrale dove osserviamo il Battistero cinquecentesco nella prima cappella a destra, il pulpito in legno di noce del 1608 e, nell’abside, l’altare maggiore ornato da 18 statue dorate.
L’antica Enotria
Fu Erotodo a definire così la Puglia da sempre conosciuta per le sue abbondanti produzioni di olio, grano e, soprattutto, di vino. Le caratteristiche morfologiche del terreno, però, diversificano le produzioni vitivinicole cosi che a sud della regione, nella calda e secca penisola salentina, dalle uve nere che regala questa terra si ottiene quella linfa scura, cupa e rossa del robusto vino Primitivo.
Oggi un rigoroso disciplinare ne codifica le aree di produzione, i tempi e i modi per ottenere, grazie anche alle moderne tecnologie, il prezioso nettare. Il Primitivo di Manduria (DOC) è caratterizzato da un colore rosso tendente al violaceo, un aroma leggero, un sapore gradevole, pieno, armonico, tendente al vellutato con l’invecchiamento; ha una gradazione minima di 14° che può giungere fino ai 19-20° nel tipo liquoroso dolce naturale.
Per apprezzare questo nettare, tra le tante cantine presenti nel tessuto urbano, abbiamo scelto di visitare il Consorzio Produttori Vini di Manduria, presenti sul territorio dal 1932. In questa azienda tra una degustazione di Sonetto o di Elegia (due rinomate etichette aziendali), il valore del tempo assume immediatamente un’altra dimensione tanto da farci quasi dimenticare di visitare il Museo della Civiltà del Primitivo ricavato nelle vecchie cisterne di decantazione.
Manduria vista mare
A meno di un chilometro a sud dell’abitato s’impone una sosta presso la foce del fiume Chidro le cui acque provenienti da profonde falde carsiche, s’insinuano tra la sabbia e si riversano in mare dopo 500 metri. Si narra che qui sbarcò l’Apostolo Pietro il quale battezzò gli abitanti del borgo alla foce del Chidro: evento rievocato annualmente nei mesi tra giugno ed agosto. In seguito a questa fortunosa visita, in prossimità del mare fu eretta una cappella dedicata al Santo accanto alla quale, negli anni seguenti, fu addossata una torre costiera a forma di stella, con lo scopo di proteggerla dalle ripetute incursioni saracene. Il complesso religioso-militare, a causa dell’innalzamento della costa, rientra ormai nell’area occupata dalla piazza principale della frazione di S. Pietro in Bevagna.
Proseguendo la visita lungo il tratto di litoranea ionica ricadente nel territorio di Manduria, è possibile visitare le Riserve Naturali Regionali realizzate in un’area dall’alto valore naturalistico. Ne fanno parte la Salina dei Monaci e la Palude del Conte. La Salina è divenuta sicuro rifugio per fenicotteri, cavalieri d’Italia, cormorani e aironi, ormai stanziali e facilmente avvistabili sulla placida superficie delle acque che si colorano di rosa al tramonto. La Palude del Conte invece è poco distante da Torre Colimena. Una porzione di territorio che invita ad una tranquilla passeggiata tra i profumi della macchia mediterranea sorvolata dagli uccelli migratori.
Info:
Consorzio Produttori Vini, Tel. 099-9735332 – www.produttorivinimanduria.it
Parco Archeologico delle Mura Messapiche, Tel. 338-1340466 – www.parcoarcheologicomanduria.it