Per la piega che ha preso il pazzo drive condiviso di Saya, con i suoi appuntamenti di lavoro che si spostano freneticamente, sono rimasto a Tokyo solo una notte. Ma questo incastro fluido sembra funzionare bene: visiterò per conto mio Kyoto – che sarebbe stato un delitto lasciare fuori dalle tappe di viaggio – e poi una volta che Saya ed io ci incontreremo a Osaka potremo risalire l’isola di Honshū (la principale del Giappone) per passare in seguito più giorni a Tokyo. Parto dunque alla volta di Kyoto con un fantastico Shinkansen, l’equivalente della nostra linea ferroviaria ad alta velocità, ma decisamente più efficiente e suggestivo: i treni proiettile sulla linea Tokyo-Kyoto-Osaka ritardano di massimo 30 secondi, un tipico esempio del perfezionismo nipponico, e hanno nomi evocativi e poetici come nozomi (speranza), hikari (luce) e kodama (eco).
Kyoto la capitale imperiale
In sole 2 ore e un quarto mi ritrovo a Kyoto. L’incanto si apre davanti ai miei occhi: la capitale imperiale che ha guidato il Giappone per più di mille anni si dispiega in tutta la sua bellezza. Stradine a mappa reticolare, case di legno che sembrano ferme nel tempo, grovigli di cavi elettrici sospesi che fanno capire che qui il progresso è stato innestato su un tessuto antico. Un insieme di scorci, da cui si intravedono guglie e portali di templi monumentali e di strutture votive più piccole, rende il tutto ancora più magico. Kyoto è fortunatamente rimasta quasi indenne dai bombardamenti della seconda guerra mondiale ed è tra i luoghi più interessanti e caratteristici per vedere il Giappone tradizionale.
Fushimi Inari Taisha il tempio dai mille portali
Comincio con una piacevole e rilassante passeggiata nel giardino del palazzo imperiale di Kyoto, centro politico del paese fino al 1868. Dopo la capitale fu spostata a Tokyo. È tempo di fare una selezione di cosa vedere in questo luogo magico. Non a caso è chiamato “la città dei mille templi”: ce ne sono a seconda delle stime tra i 1600 e i 2000! Stordito dalla lista delle cose da fare a Kyoto e dei santuari segnalati come “da non perdere”, decido di partire da un grande classico: il Fushimi Inari Taisha, ovvero il santuario dai mille portali. Il tempio è dedicato a Inari, divinità della fertilità, dell’agricoltura e dell’abbondanza, che dispensa il riso e dunque il successo terreno.
L’area del tempio si apre con un portale a due piani e con le caratteristiche fontane d’acqua per la purificazione dei fedeli; passato il portale si può accedere all’edificio principale o honden, che si staglia in tutta la sua solennità. A guardia del tempio shinto vi sono alcune statue che raffigurano delle volpi, messaggere di Inari, che in bocca recano spighe di riso o una chiave per aprire il magazzino del riso, entrambi simboli di ricchezza e abbondanza. Anche le volpi sono venerate in quanto nella credenza dei fedeli rappresentano appunto le ambasciatrici e la chiave per ottenere dalla divinità il successo sperato.
Kyoto, portali rosso fuoco si inerpicano sulla collina
Guardando verso l’alto scorgo subito ciò che rende questo tempio così famoso. Il porticato con i notissimi e innumerevoli portali di colore rosso fuoco si snoda come un grande serpente lungo la collina. Il bisogno di benedire e proteggere i raccolti di riso e la propria attività economica ha prodotto nei secoli questo paesaggio surreale: ogni torii (portale) di questo tempio è stato pagato dalle aziende giapponesi. Lo hanno fatto per ingraziarsi la divinità e garantire loro il successo, come recitano gli ideogrammi su ciascun torii. I portali si susseguono uno dopo l’altro e sono tutti simili ma diversi, alcuni più alti e alcuni più bassi e formano dei giochi di luce lungo il percorso.
Al termine del primo “tunnel” che prosegue in salita sul monte si arriva a un piccolo tempio, con annesse cappelle votive sempre dedicate a Inari; da cui si snoda un altro percorso a portali che sale in cima… un vero labirinto! Stordito da tanta bellezza e dalla dimensione mistica di questa ripetizione quasi ossessiva – anche cromaticamente – di migliaia di portali, decido di tornare sui miei passi, nell’illusione di fare qualche foto dei torii senza turisti… un’impresa che dopo numerosi tentativi finalmente mi riesce! Ora posso uscire da questo tunnel che fa girar la testa e scendere verso la realtà.
Kyoto è i kyogashi, dolci di pasta di riso
La città di Kyoto si snoda tra il fiume Katsura e il fiume Kamo. Ritrovo e luogo di svago degli abitanti e dei visitatori che passeggiano e sostano nei vari locali affacciati sul lungofiume. In una delle strade più trafficate e vivaci, la Shijo-dori, sotto un gradevole porticato si affacciano negozi, pieni di curiosità per la vista e per il palato. Non manca qualche casa di pachinko acchiappa-scommettitori. Tutta la zona è un brulicare di ristorantini e botteghe che mettono in mostra meraviglie colorate di pasticceria giapponese. Kyoto è molto nota per i kyogashi, dolcetti di pasta di riso che cambiano forma e colore a seconda delle stagioni e delle festività. Vengono anche usati per accompagnare le cerimonie del tè. A Kyoto si trovano pasticcerie che offrono corsi per imparare a confezionarli.
Kyoto, incontro con una geisha
Mentre gironzolo per le stradine della vecchia città, mi imbatto in una geisha! Uno dei momenti più emozionanti del mio viaggio. La vedo camminare verso di me. Siamo solo lei ed io in questa piccola via lontana dai turisti. Più precisamente si tratta di una maiko, un’apprendista geisha, ma lo scoprirò più avanti con un po’ di ricerche in rete… Il suono felpato dei suoi zoccoletti imbottiti sul selciato, la luce del sole che va calando e irrompe in questa stradina defilata, la sua eleganza senza tempo arricchita da preziosi abiti a motivi floreali; e ancora la grazia con cui avanza a passi rapidi, sicuri e timidi allo stesso tempo, con un incedere frettoloso e perfetto che sembra farla volare… Vengo rapito da tanta magia.
Ricordo di aver letto su una guida di non importunare le maiko fotografandole mentre si recano al lavoro. Cerco di essere più discreto possibile. Attendo che mi passi accanto senza incrociare il suo sguardo, rivolto al pavimento, e poi mi volto per immortalare in silenzio questo momento di rara bellezza e di mistero.
Colmo di emozione, ritorno sulla Shijo-dori e attraversato il fiume Kamo. Raggiungo il coloratissimo tempio di Yasaka che ha una storia lunga più di 1400 anni. Qui si affollano giovani ragazze vestite in abito tradizionale. Un po’ per gioco e un po’ per fede estraggono i messaggi dell’oracolo e finiscono inevitabilmente per legare quelli sfortunati sulle rastrelliere di metallo fuori dal tempio. L’atmosfera è festosa: bellissime lanterne di carta, mercatini gastronomici e banchetti con dolci tradizionali, oggetti sacri e amuleti portafortuna. Una folla gioiosa che festeggia l’inizio della nuova era imperiale.
Curiosità: fare attenzione quando si parla di Geisha
È difficile per noi occidentali cogliere in profondità il ruolo delle geisha (in giapponese non c’è plurale) nella società nipponica. La geisha è una figura che nasce nel 1600. Nei secoli successivi si rafforza incardinando il suo ruolo nella musica, nella danza, nel canto legati all’intrattenimento privato, soprattutto nelle case da tè. Nei primi anni ci fu una qualche confusione con la prostituzione, ma con la definitiva organizzazione nell’800 dei quartieri dedicati alle geisha, in cui sorgevano le case da tè e le loro scuole e abitazioni, il confine fu netto e il ruolo di queste artiste si affermò definitivamente.
La parola geisha significa “artista”. Il fulcro di questa figura eterea fa della grazia il proprio strumento di seduzione platonica. A Kyoto si trovano le geiko (maiko di Gion), il quartiere delle geisha per eccellenza. Con un po’ di fortuna si possono incontrare le maiko, apprendiste geisha, quando nel tardo pomeriggio si recano al lavoro. Ci vogliono 5 anni di studio e di preparazione per fregiarsi del titolo di geisha. La complessità della preparazione, del trucco, dell’abbigliamento a cui si sottopongono tutti i giorni è da togliere il fiato. La cintura alta di stoffa che indossano sopra il kimono è lunga 5 metri e viene avvolta, annodata e portata con incredibile disinvoltura!
Kyoto, la sfida con le bacchette dell’ajitsuke tamago
È ora di cena e devo accettare la sfida dell’ajitsuke tamago, ovvero l’uovo marinato e appena bollito, servito con il ramen. La sfida consiste nel maneggiare con le bacchette questo uovo praticamente fatto alla coque, tenendolo con una forza sufficiente per non farlo sgusciare via. Mi sento un po’ Fantozzi. Tenerlo con delicatezza per non romperlo e “inquinare” la zuppa di ramen con il rosso ancora cremoso… L’uovo va ingerito intero prima di assaggiare la zuppa per apprezzarne il sapore e la consistenza: una bontà! A quanto pare ho passato l’esame delle bacchette senza combinare dei guai e ora posso godermi il ramen e i bocconcini di pollo in tempura come un vero giapponese.
Ristorato dall’ottima cena, decido di fare un ultimo giro per vedere la Kyoto by night; tornando verso il ponte sul Kamo mi imbatto nel teatro Minami-za, il più importante centro per il kabuki, il teatro danza giapponese che è nato qui 400 anni fa. Le luci delle lanterne che colorano i ristorantini della vecchia Kyoto sono magiche e struggenti.
Giappone in Tasca 2: consigli di viaggio
Per girare il Giappone il metodo migliore è il treno. La rete ferroviaria è capillare (vedi la cartina). Lo fa con l’alta velocità Shinkansen, su cui viaggiano i treni proiettile, e con la rete ferroviaria tradizionale. Per viaggiare sui treni nipponici è bene acquistare il Japan Rail Pass prima di partire per il Giappone. È un abbonamento della durata di 7, 14 o 21 giorni che dà diritto di viaggiare su tutti i treni delle 6 compagnie che costituiscono la rete JR. Imparate questo acronimo vi aiuterà a individuare le indicazioni e le informazioni sui treni che dovrete prendere.
Il sito di riferimento è japanrailpass.net/en/. Fate attenzione ad alcune limitazioni: il Pass Standard dà accesso alle carrozze di seconda classe; se volete viaggiare più comodi c’è il Pass Green. L’abbonamento non vale sugli Shinkansen. Per alcuni treni bisogna aggiungere qualche extra oltre alla prenotazione. Ultima nota: non tutte le linee ferroviarie sono coperte da treni JR quindi per alcune destinazioni bisognerà fare un biglietto a parte. Per acquistare il JR Pass è opportuno rivolgersi a un agente autorizzato in Italia su japanrailpass.net/area_05.html#italy.