In molti conoscono William Hogarth e le sue pitture spesso irriverenti che raccontano la società del suo tempo. La mostra “Hogarth and Europe”, in corso alla Tate Britain di Londra, resterà aperta al pubblico fino al 20 marzo. L’esposizione inserisce acutamente l’artista nel contesto storico e sociale della sua epoca, la metà del Settecento.
Accanto alle immagini di Hogarth ci sono, a scopo di comparazione, anche quelle di alcuni suoi contemporanei. Troviamo il francese Jaea-Siméone Chardin, l’olandese Cornelis Troost e l’italiano Pietro Longhi.
Hogarth and Europe: come cambia la figura dell’artista nel Settecento
Gli anni del successo artistico di William Hogarth sono quelli a cavallo della metà del Settecento. Si tratta di un’epoca di cambiamento, di cui l’artista inglese e molti altri suoi contemporanei provenienti da vari Paesi europei si fanno portavoce. È un periodo di relativa pace e di prosperità economica, generata anche dagli sviluppi commerciali con le colonie di oltreoceano. Le classi sociali medie dei mercanti e dei professionisti riescono ad avere facilità di accesso a beni che prima erano considerati dei lussi. Fra questi c’è l’arte.
Un cambiamento epocale per gli artisti. Questo significa che i committenti non sono più (o soltanto) i sovrani, la Chiesa o i signori aristocratici, ma prevalentemente le classi medie. Perciò è in questo periodo che gli artisti diventano figure più simili ai creativi freelance dei giorni nostri. Essi diventano imprenditori, cioè devono farsi scegliere creando prodotti originali ed appetibili per questo nuovo mercato. Sviluppano perciò linguaggi nuovi ed esplorano contenuti che in precedenza non erano quasi mai richiesti.
La loro fonte principale di contenuti è la vita urbana. Un argomento di particolare attualità all’epoca, dato l’enorme sviluppo che stava coinvolgendo le città in quel periodo. La città per la prima volta diventa uno dei soggetti principali dell’arte. Si raccontano così le avventure e le disavventure individuali dei suoi abitanti. Gli artisti ne raffigurano le abitudini dissolute come l’ubriachezza, il gioco d’azzardo o il sesso mercenario; cose che altro non sono se non l’altra faccia del benessere finalmente raggiunto da una più ampia fetta della popolazione.
Hogarth and Europe: la serie di immagini
Questa nuova narrativa si presta ad essere raccontata anche attraverso serie di immagini. Esse offrono all’artista la possibilità di sviluppare le storie in maniera più approfondita rispetto al quadro singolo. La nuova forma, di cui Hogarth è stato un maestro assoluto, raggiunge un enorme successo, rafforzato anche dalla tendenza a trasporre in stampe le storie dipinte nei quadri. Hogarth curava personalmente la realizzazione delle incisioni derivate dalle sue pitture. A questo punto le opere diventano accessibili a un pubblico ancora maggiore. La diffusione diventa così ampia che nascono le imitazioni e certi soggetti di Hogarth vengono declinati anche su mezzi completamente diversi, ad esempio su servizi da tavola di porcellana.
Nella mostra sono esposte tre serie famose di Hogarth. A Harlot’s progress è la storia di una ragazza di campagna che si trasferisce in città e qui perde la sua innocenza e diventa una prostituta. Si dà a una vita dissoluta, ma finisce con l’essere incarcerata e morire miseramente. A Rake’s progress racconta la vita viziosa del figlio di un mercante che, adottando stili di vita aristocratici, sperpera prima i soldi del padre e poi quelli della moglie. Finisce nel carcere dei debitori e poi in un ospedale per malati mentali dove darà un misero spettacolo di sé a coloro che l’avevano conosciuto come un aristocratico. Infine, nella serie del Marriage a la mode viene raccontato con un gusto molto parigino un matrimonio particolarmente mondano seguito da infedeltà e infelicità che lo trasformeranno in tragedia.
Hogarth and Europe: lo stile “hogarthiano”
Hogarth era particolarmente apprezzato durante la sua epoca per la capacità di mettere in ridicolo i vizi della società contemporanea. Il suo stile era così noto e riconoscibile che il termine “hogarthiano” viene coniato mentre era ancora in vita. Una delle fonti di guadagno degli artisti era il ritratto. Diversi uomini chiedevano a Hogarth di essere ritratti e l’artista lo faceva spesso evidenziando le loro debolezze o raccontando storie imbarazzanti o poco edificanti in cui i committenti si erano trovati, ad esempio dopo una sbronza.
Questa cifra narrativa era apprezzata dai committenti perché era ritenuta anticonvenzionale e rappresentativa del loro modo di pensare fuori dalle regole. Il fatto che potessero permettersi di mostrare apertamente i loro vizi era un modo per affermare il proprio status sociale e potere consolidato. Siamo in una direzione diametralmente opposta rispetto ai ritratti nobiliari dei secoli precedenti, dove il prestigio sociale era rappresentato dalla severità e dal carisma dei personaggi.
Hogarth and Europe: i dubbi morali
Viene da chiedersi se in fondo Hogarth si prendesse veramente gioco della società o se in qualche modo, facendone parte egli stesso, guardasse almeno certi aspetti con una sorta di compiacimento. Lo stesso dubbio ricorre rispetto alle rappresentazioni chiaramente razziste presenti in molte delle sue opere. È un dato di fatto che una percentuale rilevante degli abitanti delle grandi città del Settecento provenisse dalle colonie e che ci fosse un diffuso senso di superiorità rispetto a queste persone. Nei quadri di Hogarth, i neri sono sempre servitori, prostitute, musicanti.
Anche in questo caso, la domanda da porsi è se l’artista dissentisse da questa mentalità, e volesse canzonarla attraverso la sua rappresentazione, o se ne facesse parte. Ad alimentare questo dubbio sta anche il fatto che Hogarth beneficiava indirettamente della ricchezza nata dallo sfruttamento delle colonie, dato che molti dei suoi committenti e acquirenti provenivano da quel mondo. Perciò la sensazione che si ha al termine della visita è certamente di diletto e divertimento, ma anche di profondo dubbio sull’interpretazione dei valori morali.
Info: https://www.tate.org.uk/