Sommelier, wine lovers, addetti ai lavori e un gran numero di appassionati. Tutti riuniti sabato 21 gennaio al Palacongressi di Villaggio Mosè, a Agrigento, per il primo appuntamento di rilevanza nazionale dell’anno dell’AIS, l’Associazione Italiana Sommelier. Un evento ruotato attorno alla presentazione della Guida ai Vini di Sicilia 2023, ma anche un’occasione per aggiornare il focus sul mondo del vino siciliano. Una ‘cartolina liquida’ dell’intero e sfaccettato territorio regionale, oltre che volano turistico dalle grandi potenzialità, in larga parte ancora da esprimere.
Sono stati oltre 1.000 i partecipanti alla manifestazione e più di 30 i giornalisti accreditati tra i banchi d’assaggio di 80 aziende partecipanti. Quattro le degustazioni tematiche, per evidenziare anime e origini del vino siciliano: dagli internazionali agli autoctoni, passando dai grandi bianchi e i vini di Marsala. Due gli assaggi ‘verticali’ dedicati ai vini di singoli produttori ma di annate diverse. In particolare dedicati a rossi siciliani, corposi e seducenti: Lusirà, di Baglio del Cristo di Campobello, azienda agrigentina a pochi chilometri dal litorale di Licata; Faro, della cantina Palari, situata a Santo Stefano Briga, sul versante ionico della provincia di Messina.
La comunicazione del vino attraverso i territori
La giornata è partita con il convegno dei rappresentanti di Ais, nazionali e regionali insieme ai consorzi Doc e delle strade del vino siciliane. Il tema, di interesse dei produttori, grandi e piccoli, è stato la comunicazione del vino attraverso i territori. In questo ambito si è svolta anche la premiazione delle aziende isolane insignite delle “Quattro Viti”, il premio più prestigioso per i vini presenti nella guida Ais, distintisi per il profilo stilistico e organolettico. A ottenere il riconoscimento, quest’anno, sono state 22 etichette. Merito di un patrimonio di biodiversità che costituisce un unicum se confrontato a altre regioni italiane e internazionali. E una calamita turistica sulla quale, in questo post pandemia, il sistema vitivinicolo torna a puntare con decisione.
“Il vino non va solo giudicato, ma comunicato ed è ciò che intendiamo fare con questa guida. La guida Ais è un valido strumento di divulgazione del mondo vitivinicolo siciliano. Un complesso lavoro di squadra portato avanti da sommelier e redattori specializzati. Sono stati esaminati e recensite ben 152 aziende”, ha sottolineato Francesco Baldacchino, presidente di Ais Sicilia.
Guida Ais per scoprire le realtà dei produttori siciliani
Un viaggio in Sicilia, di provincia in provincia, quello offerto dalla Guida Ais: ogni produttore, un terroir diverso, ricco e attrattivo sia per ‘enonauti’ esperti sia per turisti curiosi. Un modo per conoscere anche realtà di minuscole proporzioni. Un esempio? I vini dell’azienda agricola Fede Beniamino, di Licodìa Eubea, profonda provincia catanese prossima a quella ragusana, ma inclusa nella Docg Cerasuolo di Vittoria, l’unico consorzio di denominazione controllata e garantita della Sicilia. Questa micro azienda della Val di Noto, situata a 15 chilometri dalla costa mediterranea, è una new entry dell’ultimo biennio. Con soli due ettari di vigneto è la più piccola in assoluto tra le Docg nonché, fatta eccezione per quelle sulle pendici dell’Etna, nell’intero panorama vitivinicolo siciliano.
“Le condizioni pedoclimatiche del nostro vigneto, ereditato da mio padre, sono una vera fortuna” spiega il titolare Beniamino Fede. “L’esposizione va da nord a sud e ciò significa che per l’intero arco delle ore diurne il sole non batte mai lateralmente agli uvaggi. Ogni giorno, inoltre, godiamo di una ventilazione costante: alle 12 in punto giunge un vento marino tiepido che mantiene le viti sempre pulite: niente muffe e altre infezioni”.
Le etichette di questi vini cerasuoli (mix di Frappato e nero d’avola) richiamano la storia di Licodìa Eubea, che fu colonia greca. C’è la linea Dakry, che in greco antico vuol dire lacrima, “non quella del vino, però – precisa il titolare -, ma quella di sacrificio e gioia per realizzare questo prodotto”; la Agrotis, che richiama il mondo contadino e la ‘Sugnu Ianò’: ‘vino dedicato a mio padre e il cui accento finale sul nome rimanda al suo lungo periodo di emigrante in Francia durante la seconda guerra mondiale. Un’esperienza che gli fece assumere un marcato accento transalpino, mai più cancellato anche quando rientrò a Licodia Eubea, a conflitto finito”.
Importanza degli eventi enoturistici
Nel convegno della manifestazione, gli interventi di alcuni tra i presidenti di Doc siciliane hanno sottolineato l’importanza degli eventi enoturistici. Un accento è stato messo per esempio sul Malvasia Day, a Salina, la più verde delle Isole Eolie: “I legami della storia siciliana con il vino, coincidono con il Marsala, con il passito di Pantelleria e con il vino Malvasia delle Isole Eolie”, spiega il vicepresidente della Doc Malvasia, Ivo Basile. Il Malvasia Day viaggia su questo percorso, fruendo della spinta comunicativa del patrimonio naturalistico eoliano, riconosciuto dall’Unesco. Un percorso che oggi oltre alla Malvasia passita, include da una decina d’anni anche pregiati Malvasia secchi”. Una microproduzione che è andata allargandosi e posizionandosi sempre meglio nel mercato, con le differenti interpretazioni dei 12 produttori di Salina, a cui si aggiungono le cantine di Lipari e di Vulcano.
“La Doc Sicilia ha deciso di rafforzare la collaborazione con l’Ais per promuovere il prodotto siciliano in tutta Italia e nei mercati internazionali”, rimarca Antonio Rallo, presidente della Doc Sicilia. “Il nostro ruolo è quello di aiutare i produttori dell’Isola veicolando il marchio Sicilia che è il terzo più conosciuto del nostro Paese all’estero, dopo i brand Italia e Toscana. Dobbiamo quindi proteggerlo e potenzialo attraverso il link con la produzione imbottigliata e con l’enoturismo”.