L’insediamento umano più a nord del mondo si chiama Ny Alesund, la comunità scientifica internazionale che raggruppa le base di ricerca di oltre dieci paesi europei e non solo. Tutti accomunati dall’impegno nella ricerca sul cambiamento climatico che nelle zone polari fa sentire maggiormente che in altre aree della Terra.
Questo “villaggio” di scienziati dell’estremo è un grappolo di casupole di legno adagiato sulla sponda sud del Kongsfjorden, il Fiordo dei Re. Vi giungiamo dall’alto, scorgendo per un tratto sul manto nevoso che si srotola dalle montagne una miriade di punti colorati che d’un tratto si ingrandiscono per divenire tetti a spiovente, mentre iniziamo l’atterraggio col bielica.
Ny Alesund bricciolo di terra emersa
Ci siamo imbarcati sul piccolo velivolo adibito al trasporto di scienziati e tecnici a Longyearbyen, unico centro urbano, provvisto di un aeroporto internazionale, nell’arcipelago delle Svalbard.
Per raggiungere questo briciolo di terra emersa, sperduto tra Norvegia e Polo Nord, abbiamo iniziato il nostro viaggio ben più lontano, con un primo decollo dalla capitale norvegese Oslo e una tappa intermedia a Tromso, la principale città norvegese sopra il Circolo polare artico.
Dopo un’ora di volo da Tromso, il mare da blu si tinge di bianco. Il ghiaccio marino si estende in direzione nord-ovest fino a fondersi con quello delle lingue glaciali che avvolgono le alture delle Svalbard.
Arrivo alla stazione Dirigibile Italia
I pochi picchi rocciosi che emergono dal paesaggio lattiginoso sembrano polvere di cioccolato spruzzato su una vasta coltre cremosa.
Dopo uno scalo di 24 ore a Longyearbyen, decolliamo per la terza volta per il nostro lungo percorso e in soli 20 minuti, sorvolando fiordi e catene montuose che si susseguono a ripetizione, raggiungiamo Ny Alesund. Qui ad aspettare e ad accoglierci c’è Andrea Spolaor dell’Istituto Italiano di Scienze Polari, che insieme ad altri ricercatori italiani è di stanza presso la stazione italiana Dirigibile Italia.
La stazione, gestita dal Consiglio Nazionale delle Ricerche, è così chiamata in omaggio a Umberto Nobile che fu il primo uomo al mondo a risalire la curvatura terrestre fini al Polo Nord col suo dirigibile appunto.
La stragrande maggioranza dei visitatori che si recano a Ny Alesund come turisti a bordo di navi da crociera salpate da Longyearbyen restano solo qualche ora per fare shopping al negozio di souvenir locali, curiosare nel museo e mandare cartoline dall’ufficio postale più settentrionale del pianeta.
Noi invece ci arriviamo per via aria per seguire le attività sul campo della squadra di scienziati italiani che da anni studiano l’impatto del riscaldamento globale sui ghiacci dell’Artico.
La sensazione di calore umano che irradiano gli chalet, allestiti con laboratori e sale comuni, dove alloggiano e lavorano gli scienziati e l’andirivieni degli stessi tra gli chalet e la mensa comune all’ora dei pasti stride con l’aura meravigliosamente ostile che prevede le gelide vastità circostanti.
Il lavoro dei ricercatori italiani
In queste distese di soffice biancore facciamo incursione quotidianamente, partendo dalla stazione italiana in sella alle motoslitte con cui Spolaor e suoi colleghi scorrazzano su e giù, tra pendii avvallamenti, per arrivare ai siti dove avvengono le attività di ricerca.
Il loro obiettivo è scavare buchi nello strato nevoso che ricopre i ghiacciai e raccogliere campioni di neve per misurarne la temperatura, da cui è possibile trarre predizioni sul processo di fusione dei ghiacciai stessi dovuto al surriscaldamento dell’atmosfera.
Nei campioni viene anche rinvenuta la presenza di polveri scure (black carbon) che assorbendo l’energia solare e trasmettendola al ghiaccio accelerano tale processo, oltre a sostanze chimiche legate alle attività umane che nel periodo estivo di scioglimento delle nevi possono riversarsi in mare alterando l’ecosistema.
La vita nella comunità di Ny Alesund
Il duro lavoro giornaliero viene compensato dalle chiacchierate poliglotte in mensa coi gruppi degli altri paesi e le serate giocose alla base italiana, tra cene e film.
Per chi vuole fare attività fisica, c’è la sala gym e la sauna a disposizione di tutti i residenti di Ny Alesund.
E poi il sabato sera apre i battenti il pub locale che anima la vita notturna degli scienziati anche quando l’oscurità non scende mai.
È primavera quando siamo anche noi nel villaggio perso nel nulla polare e la luce del giorno resta sempre accesa. Il sole resta sotto l’orizzonte solo per pochi minuti, prima di rimbalzare verso la volta celeste, dopo averla infiammata di tinte surreali.
Emozioni, sensazioni, timori
Ci ritroviamo ad ammirare il tramonto metafisico quando ormai tutti dormono e il villaggio sprofonda in un alone spettrale. A mezzanotte passeggiamo soli nei viali innevati, seguendo orme umane con un pizzico di timore, paventando di scorgere tra le impronte la forma di una zampa di orso polare.
Tutt’intorno al perimetro di sicurezza dell’insediamento, cartelli che ritraggono il predatore bianco ci avvisano che è vietato andare oltre durante le nostre passeggiate solitarie (pena una salata multa) per evitare di esporci a pericolosi incontri.
L’immaginazione gioca brutti scherzi nel vuoto che cala all’improvviso quando fuori non c’è più nessuno e che ci proietta in mezzo ad abitazioni che sembrano essere state abbandonate secoli fa. Mentre ci ritiriamo nel nostro giaciglio ci sentiamo prigionieri inermi in uno sprazzo di civilità in bilico sull’orlo ghiacciato del globo.
Difficile rendersi conto in un luogo così remoto e inospitale che è il globo stesso ad essere in bilico sul precipizio del disastro ecologico a causa dell’espansione incontrollata della nostra economia.
Info: https://nyalesundresearch.no/
PHOTO GALLERY NY ALESUND
Leggi anche: