Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

Alaska, ultima frontiera

Alaska Kongakut-River.jpg

Un grave incidente sembra porre fine alle ambizioni dell’autore. Con tenacia recupera la funzionalità fisica, continuando la sua ricerca di avventure e nuovi scenari: un viaggio di 36.000 chilometri attraverso Balcani, Medio Oriente e Nord Africa. Poi 10.000 chilometri attraverso la Siberia e l’Estremo Oriente Russo, infine un sogno che si concretizza: le solitudini artiche dell’Alaska. Tutto questo in “Orizzonti Estremi” di Michele Dalla Palma, Alpine Studio editore

Alaska Il fiume Kongakut. Foto: alaskaultrasport.com
Il fiume Kongakut. Foto: alaskaultrasport.com

Esiste un posto, in questo pianeta intasato dal caos di “persone-caseautomezzi- inquinamento-stress”, dove valli, fiumi e montagne non hanno ancora un nome? Dove esistono zone mai sfiorate dal passo di un essere umano? Dove lo spazio e dominio assoluto di orsi, rapaci e caribou? Dove l’estate è un’illusione che dura una manciata di giorni, e l’inverno e padrone assoluto del tempo? Dove possono ancora correre liberi i sogni di avventura che hanno spinto verso l’ignoto i grandi esploratori del passato? Esiste! È l’estremo nord dell’Alaska, ultima zona selvaggia della Terra dove ancora esistono le leggendarie “macchie bianche” che sulle carte geografiche contraddistinguono aree in cui deve ancora svilupparsi la scoperta del territorio.
Questa immensa regione disabitata oggi è una zona protetta, voluta con grande determinazione dal presidente americano Jimmy Carter negli anni ’70 del secolo scorso, ma corre l’enorme pericolo di essere violentata e distrutta dalle compagnie petrolifere che pretendono dal governo le concessioni per lo sfruttamento del sottosuolo, in particolare lungo la costa. A fronte di un quantitativo limitato di petrolio presente nell’area, l’avidità del potere economico è pronta a distruggere uno degli ultimi ecosistemi naturali del nostro pianeta, intatti da milioni di anni, che costituiscono uno dei luoghi piu importanti della Terra per la riproduzione degli uccelli migratori, che nella breve estate artica giungono qui da tutti i continenti per nidificare.

Kongakut

Montagne che emergono da foreste inesplorate, un fiume incassato tra canyons e ghiacciai: in un tratto molto limitato all’inizio del fiume si sono avventurate finora non più di qualche decina di persone per osservare le migrazioni di alci e caribou; il resto della zona è invece totalmente sconosciuto. Questo è l’ambiente del Kongakut, territorio dominato dai grandi animali selvaggi, luogo ideale per i giganteschi orsi grizzly, presenti in tutta l’area, e che nella zona della foce contendono lo spazio agli orsi bianchi; lungo il fiume, tra boschi e praterie vivono lupi, centinaia di migliaia di caribou, buoi muschiati e, nel mar glaciale, balene, foche e orche.

Alaska Caribou sulle rive del fiume. Foto: arcticwild.com
Caribou sulle rive del fiume. Foto: arcticwild.com

È vero che gli insediamenti umani sono a migliaia di chilometri di distanza. Ma questa è una fortuna per i grandi branchi migratori di caribou, per gli ultimi musk-ox, i buoi muschiati residuo delle epoche glaciali preistoriche, per i lupi e le volpi artiche, per i giganteschi grizzlies, i black bear e gli orsi polari, e soprattutto per un’infinita varieta di uccelli che, da ogni terra del pianeta, vengono a nidificare in questi luoghi ostili alle bramosie di conquista degli umani.
Perché negli acquitrini della costa orientale alaskana affacciati sulle banchise polari, nella brevissima estate artica, si realizzano le condizioni ideali per l’eterno ciclo della riproduzione. Però nel sottosuolo di questa zona costiera c’è anche qualche pozzanghera di oro nero, capace di scatenare, come nei primi anni del XX° secolo, una nuova Gold Rush, la corsa isterica e folle ad accaparrarsi la nuova ricchezza.
Le stime valutano la presenza di un quantitativo di sostanze bituminose pari a nove miliardi di barili, che equivalgono alla copertura per sei mesi del fabbisogno energetico degli Stati Uniti. Un’inezia, ma comunque un business enorme per le compagnie petrolifere.
Le infrastrutture per l’estrazione – aeroporti, insediamenti e strutture industriali, migliaia di chilometri di strade e oleodotti – richiederebbero circa un decimo dei ricavi derivanti dallo sfruttamento dei giacimenti. Un affare d’oro, se ci si “dimentica” di calcolare i costi e le devastazioni ambientali, che peraltro non compaiono mai nei bilanci di questi re Mida dell’epoca contemporanea.
Dopo l’estrazione, al posto degli acquitrini – oggi paradiso naturalistico per uccelli e animali – rimarrebbe un immenso e sterile cimitero di ferro, cemento, rifiuti chimici e industriali capaci di intossicare per sempre anche questi luoghi. Finora le richieste dell’“illuminato” governatore alaskano sono state respinte dal Congresso statunitense per un pugno di voti. Ma fino a quando la coscienza di una parte dei politici americani saprà resistere alle lusinghe del “progresso”?

Alaska Orizzonti Estremi di Michele Dalla Palma, Alpine Studio. Pagine 304, prezzo 14,90 ?
Orizzonti Estremi di Michele Dalla Palma, Alpine Studio. Pagine 304, prezzo 14,90

Le zone costiere rappresentano il luogo di nascita per una miriade di uccelli. Penetrare in questa zona desolata offre le stesse emozioni vissute dai grandi esploratori africani duecento anni fa, esaltate dall’idea di avventurarsi in aree sconosciute. Da tre mesi quest’idea mi perseguita come un martello pneumatico sempre acceso nei pensieri, e adesso mi circonda.
“Ti interessa partecipare a una ‘grande avventura’ nell’estremo nord dell’Alaska?”.
All’altro capo del telefono Pietro Simonetti, un gagliardo piemontese che vive da anni a Boulder, in Colorado. Appassionato di montagna e di territori selvaggi, salta da una parte all’altra del mondo a caccia di emozioni. Ci siamo conosciuti grazie alla rivista che dirigo, perché in passato mi ha proposto alcuni reportages, e ci sentiamo spesso grazie alla tecnologia che, attraverso il monitor di un computer, illusoriamente annulla le distanze.
Esiste una sola risposta alla domanda di Pietro, e a fine luglio ci siamo ritrovati, insieme ad altri quattro compagni, in viaggio per i territori senza confini del Grande Nord.

Alaska: una terra vuota?

“La difesa a oltranza dell’Arctic National Wildlife Refuge è una stupidaggine. Il petrolio della costa est dell’Alaska è una risorsa di tutti, indispensabile per la crescita del mio stato, e non una riserva personale per un branco di ambientalisti radicali. I territori a nord del Brooks Range sono vuoti, disabitati, inutili. Lontani. Chiedo il consenso a iniziare le prospezioni nelle zone orientali del delta artico.”
Alzando col braccio un grande foglio bianco, da qualche tempo il senatore dell’Alaska Ted Stevens – dichiaratamente al soldo dei grandi speculatori del petrolio, che ha gia favorito la distruzione del settore occidentale della regione – si esibisce, periodicamente, in questo personale show davanti ai componenti del Congresso statunitense.
Nella realtà, l’immenso territorio sconosciuto e inesplorato che dal confine settentrionale col Canada arriva a ridosso della devastante Trans-Alaska Pipeline, responsabile della trasformazione di buona parte del settore occidentale di questa regione in un’immensa discarica industriale, non è proprio vuoto.

Alaska Pietro e Bonnie nelle rapide del Kongakut - Alaska, USA (© Michele Dalla Palma)
Pietro e Bonnie nelle rapide del Kongakut – Alaska, USA (© Michele Dalla Palma)

Ci siamo incontrati all’aeroporto internazionale di Denver, una decina di giorni fa. Peter arriva da Washington, è un ottimo canoista ed è gia stato insieme a Pietro in molte avventure. Greg, impeccabile manager cinquantenne, è anche lui un appassionato di viaggi estremi e ha accompagnato Bonnie in molte discese impegnative in vari fiumi del nord degli States. Bonnie, musetto affilato di volpe, è una “signora” di mezza eta con un fisico da atleta ed è una professionista della canoa. Sarà lei, in acqua, a condurre il team e a scegliere le traiettorie migliori tra i gorghi sconosciuti del Kongakut.
Pietro è la mente organizzativa e logistica del gruppo; casa sua, a Boulder, una cinquantina di chilometri dalla capitale del Colorado in direzione delle Rocky Mountains, è diventata una sorta di “magazzino” ingombro di attrezzature: canoe smontabili, zaini, materiale tecnico, abbigliamento, strumenti di ogni genere e pacchi di cibo liofilizzato. Ci vorranno due giorni di dura selezione per definire i carichi ottimali: nei nostri programmi, la discesa in canoa di circa 200 miglia di fiume sconosciuto, e altrettante di costa artica per raggiungere un punto indefinito dove abbiamo fissato l’incontro con Tom che ci riporterà a casa, necessita di circa 200 chili di materiali, comprese le canoe.

Alaska La città di Anchorage
La città di Anchorage

Si tratta di imbarcazioni smontabili, un sottile telo impermeabile che si assembla intorno a una intelaiatura di alluminio. Sono le uniche canoe in grado di essere “imbarcate” su un piccolo aereo. Un altro paio di giorni di “allenamento” in acqua nei torrenti che circondano Boulder, e un paio diescursioni sulle pendici delle Rocky Mountains per testare le attrezzature, e poi finalmente siamo pronti per partire. Siamo in cinque, ma riusciamo a riempire ben due carrelli dell’aeroporto con enormi sacconi, zaini e borse impermeabili.
Al check-in gli addetti all’imbarco ci guardano perplessi, ma la diplomazia di Pietro riuscira ad avere ragione della burocrazia. Un aereo di linea ci porta a Seattle, poi ad Anchorage. Ci vogliono ore di volo per raggiungere la capitale dell’Alaska, che e incredibilmente lontana dagli altri stati americani. Ben due ore di fuso orario da Denver. Fin dal primo impatto, Anchorage si rivela in tutto diversa dalle metropoli yankee. Arrampicata in una costa affacciata su un mare gelido, si sviluppa su ampi spazi. In lontananza, verso sud, circondati da una coperta di nuvole nere, si intravedono grandi ghiacciai che affondano nell’oceano. Arriviamo con le ultime luci del giorno e ci accampiamo, letteralmente, all’esterno della stazione ferroviaria. Sono le sei di sera e la città si spegne come le insegne di shop e locali. Ci aspetta un autentico bivacco urbano, distesi sopra la montagna dei nostri bagagli, perche il terminal della Alaska Railroad riaprirà solo alle 8 di domani mattina.

(10/01/2014)

Biografia dell’autore

Alaska
Michele Dalla Palma

Michele Dalla Palma

, 11/03/1957. Quando non è in giro per il mondo vive in un maso della Val di Rabbi in Trentino. Atleta professionista nello sci alpino, maestro di sci ed ex-Istruttore Nazionale FISI, guida AIGAE, è stato istruttore di alpinismo e scialpinismo del CAI; è Istruttore Master della Federazione Italiana Survival Sportivo e Sperimentale. Dagli anni ‘80 si è dedicato all’alpinismo e all’arrampicata, organizzando spedizioni in tutto il mondo. Tra le imprese più importanti la partecipazione nel 1984 alla prima salita italiana del Makalu (8481 metri) in Nepal; importanti salite sulle Ande peruviane e prima salita dell’inviolata parete ovest del Pisco; prima ascensione solitaria alla parete nord del Nun, 7135 metri nel Tibet Occidentale, e per questa impresa è stato citato, insieme a pochissimi altri alpinisti italiani, nel libro di John Venables “Himalaya in stile alpino, le più belle imprese sulle montagne più alte del Mondo”.
Nel 1987, con Alberto Salza ed Enzo Maolucci ha compiuto la traversata della Suguta Valley, 370 chilometri a piedi in autosufficienza nel Grande Rift africano tra il Kenia e l’Etiopia, uno dei luoghi desertici più ostili del pianeta. Giornalista e fotografo, ha realizzato centinaia di reportages, in ogni continente; è Direttore Responsabile della rivista TREKKING&Outdoor, una delle testate più qualificate in Italia nell’ambito del turismo responsabile. Docente alla Nikon School Travel, tiene corsi e workshop di fotoreportage; le sue mostre fotografiche “Bracconiere di Emozioni” e “Occhi sul Mondo” sono già state esposte nelle principali città italiane.
Autore, regista e conduttore di progetti televisivi dedicati all’esplorazione, avventura e documentazione etnografica, ha realizzato numerosi documentari e reportages tv, e produce il format televisivo “Sentieri d’Italia”, dedicato alla scoperta a piedi dei territori del nostro paese. Ha pubblicato: “Montagne del Mediterraneo” (fotografico, Mondadori 2001), “L’Anello Azzurro del Mediterraneo” (fotografico, Cipra 2002), “Meno 50° più 70°, la grande Spedizione” (racconti di viaggio, Biblioteca dell’Immagine, 2003), “Uomini e Montagne” (fotografico, Input 2008), “Trekking, scoprire il mondo a piedi” (manuale, Hoepli, 2009), “Outdoor, pensare, agire, sopravvivere” (con Alberto Salza e Enzo Maolucci, manuale, Hoepli, 2009), “Ciaspole, vivere la montagna d’inverno con le racchette da neve” (con Cesare Re, manuale, Hoepli, 2010), Vie Ferrate (manuale, Hoepli, 2011), “In montagna con le ciaspole – 80 itinerari scelti per vivere la neve sulle Alpi e sugli Appennini” (con Cesare Re, guida itinerari, Hoepli, 2012), “Occhi sul Mondo” (fotografico, Hoepli, 2012).

LEGGI ANCHE  Good Living in Milano. Il gusto del buon vivere italiano
Condividi sui social: