Ho recentemente pubblicato, con lo stesso titolo, un articolo sul quotidiano Ultima Hora di Palma di Maiorca in occasione dei sanguinosi attentati contro Charlie Hebdo e il supermercato kosher. E dichiarato che i fatti avrebbero prodotto scarso effetto sul flusso turistico nella capitale francese, una delle città più sicure al mondo, e che a volte è impossibile controllare le azioni di un singolo terrorista. Sono passati solo pochi mesi eppure si ha l’impressione che siano trascorsi anni da quanto accaduto a Parigi. E in effetti, la Ville Lumière è sulla buona strada per una grande stagione grazie alle tante eterne attrazioni, la Torre Eiffel, tre grandi musei, oltre a una cinquantina d’altri, le più belle strade del mondo e altre costanti turistiche quali magnifiche mostre, teatri, opera e grande cucina.
Il turismo e la paura degli attentati
Segnalai anche che se Parigi non subiva danni a causa degli attentati, ne avrebbero sofferto – conseguenza dell’inevitabile ondata di islamofobia – paesi come il Marocco, la Tunisia e l’Egitto, che stavano cominciando a riprendersi. In particolare la Tunisia, con la forte caduta nel 2011 a seguito della primavera araba. Una situazione dolorosa, soprattutto in Tunisia, con le elezioni presidenziali e legislative vinte dai laici, e in Egitto, con il presidente Al Sisi impegnato a perseguire con determinazione i Fratelli Musulmani. Si poteva pensare che entrambi i paesi fossero più sicuri, ma il tragico attacco al Museo del Bardo e quello mancato al Parlamento tunisino riconduce tragicamente alla realtà: c’è ancora molto da fare per garantire (fatta eccezione per il Marocco) il livello di sicurezza richiesto dal turismo internazionale.
Si pone poi un altro problema: i clienti europei, italiani e francesi, nel caso della Tunisia e tedeschi e inglesi in Egitto, tornano nuovamente verso destinazioni spagnole, soprattutto le Canarie e Baleari, nonché in Grecia e Turchia, e non sentono la necessità di riaffacciarsi verso destinazioni di cultura musulmana pur vigendo il laicismo in entrambi i paesi. Costituisce un caso particolare la Turchia, laddove sulla costa l’impatto religioso è meno sensibile rispetto all’interno del paese.
Gli attentati mettono a rischio anche le crociere
Ed è andata in crisi anche un’importante fonte di entrate del turismo: le crociere. Alla percezione di sicurezza che offre teoricamente la navigazione, fa riscontro il potenziale pericolo negli sbarchi. È il caso di Tunisi, nel cui porto le crociere non faranno scalo almeno per alcuni mesi.
Va poi rilevato che la diverse nazionalità delle persone uccise negli attentati hanno provocato un’ampia copertura mediatica nei paesi di origine delle vittime, nonché in ogni angolo del mondo.
E come conseguenza i ministeri degli Esteri dei principali paesi europei si sono affrettati a segnalare i rischi di un viaggio in Tunisia raccomandando molta precauzione. Ma è bastato un semplice avvertimento per mettere in guardia i tour operator dal rischio di essere denunciati dai clienti nel caso di incidenti ancorché di lieve entità.