Domenica 24 Novembre 2024 - Anno XXII

Nel grembo delle Ande, tra gli antichi Q’ero

In Perù sulle tracce di una comunità scoperta solo negli Anni ’50, ultimi discendenti del popolo Inka. Anna Rita Boccafogli fa parte del primo gruppo di europei che incontra questo popolo: con il suo diario di viaggio ci immerge nel linguaggio q’ero, nelle loro credenze, nei loro riti. Solo dopo un’adeguata purificazione dello spirito sarà per lei possibile l’incontro. Tutto questo nel libro “Nel grembo delle Ande”, Infinito Edizioni

Nel grembo delle Ande, tra gli antichi Q'ero

 

Questo è il racconto di un’amorevole e feconda contaminazione tra mondi diversi, nello spazio e nel tempo lontani e stranieri. La forza intensamente viva di antiche visioni, che viene a risvegliare il sentimento di esistere con sensi nuovi. È la storia di un messaggio sussurrato nel cuore delle montagne e portato dal vento attraverso gli oceani, ovunque. Qualcosa che può salvarci, nel restituirci il dono della bellezza come esperienza interiore e partecipazione vibrante alla vita. Una bellezza che abbatte i confini, perché non c’è nulla da difendere. Che disarma, perché non ci sono più nemici. Apre le porte dell’anima, lenisce, sana e offre la possibilità di un altro sguardo sull’esistenza.

 

L’esperienza di questo appassionante cammino prende inizio durante un viaggio con alcuni amici, alla ricerca dei luoghi più “energetici” della Terra: vogliamo sederci a meditare dove le montagne toccano il cielo, dove resta solo l’essenziale, dove la coscienza possa espandersi, fino a toccare il mistero immenso della vita… Ci vengono incontro le Ande, nella terra forte ed estrema del Perù, in una geografia di vette altissime e altipiani sconfinati, dove ancora restano le tracce viventi d’una spiritualità antica legata alla natura.

 

In aereo appunto i miei pensieri, che sorgono alla coscienza nel dormiveglia, sorvolando l’infinito abisso dell’oceano, immerso nel buio della notte.

 

Il volo è come una dilatazione del tempo, una smagliatura nel ritmo ordinato della vita. La sensazione di sospensione non riguarda solo il corpo, è un momento di durata indefinibile; lascio le mie radici a terra e fluttuo verso qualcosa di atteso e ignoto, con il suo carico di possibilità tutte da scoprire, mentre il presente è come vuoto, sospeso tra passato e futuro. Questo aereo è un enorme uccello che veleggia nella notte nera, muovendo ali amplissime con misurata lentezza, dolcemente, sorretto dal vento. Lascio alle spalle ciò che mi lega alla vita nel mio emisfero, per far posto a un’attitudine nuova verso ciò che mi aspetta.

Nel grembo delle Ande, tra gli antichi Q'ero
“Nel grembo delle Ande. Viaggio in Perù alla ricerca dell’energia alla base della vita” di Anna Rita Boccafogli. Prefazione di Gioacchino Allasia. Infinito Edizioni. Pag. 120. Euro 12,00

La destinazione non è casuale: a Cusco incontreremo un paqo, una persona iniziata agli insegnamenti degli ultimi custodi della tradizione vivente andina, e con la sua guida potremo accostarci a quella sapienza senza tempo. Vado a sentire come risuona in me quella terra dove al soffio del vento si mescolano le parole di uomini dai lineamenti antichi. Il chiarore dell’alba disegna i contorni delle nubi e restituisce concretezza alle cose, mi riporta nel tempo di questa latitudine, nell’affascinante sinuosità di fiumi-serpenti che scivolano con le loro volute sopra il tappeto verde dell’Amazzonia, scoprendo squarci di terra rossa. Sulle Ande la pelle della terra s’increspa in pieghe irregolari. Sorvolo vette innevate e montagne corrugate, senza vegetazione, incise da ruscelli e da sentieri che s’inerpicano faticosamente verso la cima.

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Talvolta compaiono laghi rotondi di un intenso turchese, oppure di acque scure, come occhi spalancati che riflettono il cielo. Infine l’aereo supera una barriera di monti, e oltre s’apre l’ampia vallata del Cusco. La città si stende ai piedi delle montagne che la circondano, tranquilla sotto la loro imponente protezione. Era l’antica capitale incaica, il centro, l’ombelico di quel mondo. Queste montagne conoscono la sua storia, e da sempre accolgono le preghiere degli uomini che a loro si rivolgono con la tenerezza e il rispetto che si sentono per un padre: qui sono venerate come Apu, “signore” d’una forza energetica e spirituale che in esse si concentra, si raffina e sale verso il cielo, in comunicazione con il cosmo. In fondo alla valle, verso est, s’innalza l’Apu maggiore della regione, l’Ausangate, piramide di ghiacciai poderosi, innumerevoli laghi, altipiani altissimi. Vi dimora il Señor de Qoillorit’i – il Signore della Stella di Neve – in un luogo raggiunto ogni anno da migliaia di pellegrini che uniscono la devozione per il Cristo a quella per l’Apu del culto tradizionale, in un armonico ed esemplare sincretismo religioso.

 

Al lato opposto, il Saqsaywaman – il falco sazio – dove sorge la fortezza a tre cinte murarie, uno zigzag di blocchi enormi posati a secco, perfettamente combacianti in linee curve e angoli irregolari, sincronizzati con il solstizio d’estate, quando non proiettano alcuna ombra al mezzogiorno: sono i denti del puma, mentre Cusco raffigura l’intero corpo. Completano l’altro braccio della croce il Wanakauri, Apu della fondazione, dove la mitica coppia dei figli del Sole riuscì a piantare lo scettro d’oro, ottenendo il segno necessario per procedere alla fondazione della città; e quindi l’Apu Salkantay, che nel nome porta il significato di salka, selvaggio, non-addomesticato, in relazione alle potenzialità vitali libere, originarie e integre.

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Nel grembo delle Ande, tra gli antichi Q'ero

In aeroporto siamo attesi dalla nostra guida, che si presenta semplicemente col suo nome, Américo, sorriso aperto e sguardo luminoso; iniziamo a conoscerci mentre ci rassicura sugli effetti dell’altitudine, che cominciano a farsi sentire. Nel migliore locale del centro, affacciato sulla plaza de Armas, beviamo mate di coca per prevenire il mal d’altura, il soroche, mentre una gradevole scelta di musica classica fa da sfondo alla nostra conversazione; poi diveniamo suoi ospiti, nella residenza alla periferia del Cusco, più funzionale e comoda per quello che dovremo fare. Cosa ci attende non è ancora per noi molto chiaro: tanto che al telefono, alcuni giorni prima, avevamo interpretato la frase di Américo “Vamos a caballo”, come in italiano s’intende “Siamo a cavallo”, per dire che tutto va per il meglio…

 

In realtà è proprio corretta l’interpretazione letterale! Américo ci spiega che, compiuto un percorso di preparazione, se tutto sarà favorevole, potremo raggiungere a cavallo un villaggio sperduto tra le Ande, all’altitudine di oltre 4.000 metri, abitato dagli ultimi discendenti dell’antico popolo Inka e depositari di un patrimonio culturale ancora più antico: la comunità di Q’ero. Si tratta di un’opportunità speciale, concessa fino agli Anni ‘80 a pochissime persone, dopo la scoperta di questa comunità da parte della spedizione scientifica guidata dal dottor Oscar Nuñez del Prado, che la raggiunse a metà degli Anni ‘50.

 

Per noi sicuramente è un’occasione unica e preziosa. E intuiamo che quest’uomo accogliente e diretto, capace di farci sentire subito a nostro agio, non è semplicemente un esperto di circuiti turistici fuori dall’ordinario, o uno tra i tanti curanderos… Scopriamo presto che Don Américo Yabar è un Chakaruna, per i Q’ero l’uomo-ponte che sa mettere in comunicazione “mondi” e culture diverse, portatore del loro messaggio spirituale e da essi incaricato a tal compito. Avremo modo di conoscere la sua storia, anche come testimoni diretti, negli anni di cammino condivisi.

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(18/10/2013)

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