Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

Nella Bassa Ferrarese, tra “tajadèl” e corse al trotto

Estate tra argini e pioppi, lungo rive e meandri del grande Po. Ecco una vacanza di “riposo” a contatto con le bellezze nascoste di paesini e quelle in pieno sole della natura del Delta

Pasta tirata a mano
Pasta tirata a mano

Nella precedente puntata ho spiegato (ricorrendo persino a una Elegia di Tibullo) perché, stanco per recenti gite più o meno intercontinentali, decisi di trascorrere a Ro Ferrarese un agosto relaxing ma variè, leggasi bucolico, ecologico, cultural-letterario (Goldoni, “Trilogìa della Villeggiatura”), sportivo (da Stellata a Gorino, 120 km di argini ciclabili) nonché ça va sans dire mangereccio (il Nicola anfitrione e cuoco in quanto accademico culinario più la Giovanna, Sacerdotessa della Pasta, dalle sue mani bionde tajadèl e sapidi gnocchi, lei sì vera cocinera). E avevo anche anticipato la narrazione (descrissi solo una lapide/-tariffario della Serenissima Repubblica a un traghetto sull’Adige) di sopralluoghi compiuti partendo dal mio Buen Retiro (per certo non paragonabile a quello di Carlos V a Yuste, ascetico silenzio e ricordati che devi morire).

Acque chiare …

Nella Bassa Ferrarese, tra "tajadèl" e corse al trotto

Passo pertanto a notificare quanto godutamente visto, ribadendo la viva speranza che le sia pur abborracciate descrizioni possano costituire guida per chi, stufo di perder tempo – e sciupar denaro – al “Forte” o a “Santa”, farà un salto (intelligente) nella parte finale del Grande Fiume, maestoso e bello alla faccia di otto milioni di diurne cacche di maiali (tanti allignano tra reggiano e mantovano) e dei mefitici scarichi di tossiche aziende (alcune già assassine del brianzolo Lambro antan residenza di svelte trote e saporiti lucci). Schifezze varie (fortunatamente) non impedenti al delta del Po la candidatura a Riserva della Biosfera.

Un solido Museo di “cose” liquide!

Al Museo delle Acque
Al Museo delle Acque

Po, quindi acqua, acqua e acqua, tanto vale andare al Comune di Crespino e incontrato il signor Ronconi essere gentilmente omaggiati di una visita da lui guidata nel mini (ma assai bel) museo delle Acque (ospitato nello stesso edificio comunale). Da poco creato, quindi non ancora (brutta parola ma può servire) “operativo” questa collezione di esempi e ricordi di come si viveva in questi difficili posti può solo interessare e intrigare (a tal punto che mi azzarderei a mettere sullo stesso piano questa quasi sconosciuta esibizione con il più serioso Museo dei due Fiumi di Rovigo). Storicamente supercolto, il signor Ronconi spiega inoltre al Nicola e all’incuriosito scrivente che Crespino – enclave estense oltrepò, vai a saperlo! – fu terra di arditi e bellicosi cittadini antifranzosi (Napoleone ne ghigliottinò uno) e Carbonari (penso ai bei film di Gianni Magni e a quella SS che fu il Cardinal Rivarola nelle Romagne). Prova ne sia un convegno sulla “La Carbonerìa padano veneta” (novembre 2002) concluso da un “Banchetto Carbonaro con menu da ricettari ottocenteschi” (curiosi i piatti che avrei voluto gustare, con in tasca l’Alka Seltzer). Un evviva a Crespino, orsù.

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