
Nonostante Matera sia al culmine della sua frequentazione da parte di turisti, essa lascia ancora spazio per scoprire nuovi scorci. In questa città si ritrova sempre il calore umano della gente di Basilicata che pervade anche altre realtà della sua provincia.
I due quartieri (Sassi) ci accolgono, come al solito, con la loro folla di visitatori in cerca dell’angolo migliore dove effettuare il rituale selfie. Intanto tra le rocce millenarie affiorano frammenti di vita a ricordo dell’indigenza di chi vi abitava, ma emerge altresì la moderna veste assunta dalle antiche case-grotta.
Nel Sasso Barisano visitiamo la piccola chiesa rupestre sconsacrata dedicata a Sant’Antonio Abate. Qui un cordiale signore, indossando alcuni capi di vestiario d’epoca, ci illustra molti dettagli relativi alle condizioni di vita in quei luoghi malsani.
Alla fine del racconto, forse per risollevare il morale degli astanti, propone canti popolari accompagnandosi dall’inseparabile cupa-cupa, rudimentale strumento tradizionale che gli ha fatto compagnia fin dal nostro ingresso.
La casa Grotta Narrante a Matera

Dal racconto orale passiamo alla visione materiale della tipica abitazione dei Sassi visitando la Casa Grotta Narrante, in via Madonna della Virtù. Un unico ambiente, scavato nella duttile calcarenite, nel quale si concentrava il modesto arredamento. Senza soluzione di continuità troviamo la cucina, la camera da letto e, soprattutto, la stalla usata quale fonte di calore, utile nelle fredde giornate d’inverno. Solo una tenda proteggeva dalla vista l’angolo più intimo; la leggera cortina di cotone, infatti, nascondeva i cantri, gli antichi vasi da notte in ceramica.

A proposito di ceramica, in questi ultimi anni a Matera, nei Sassi, insieme a bar, ristoranti e B&B, si sono insediati numerosi studi di ceramisti che contribuiscono alla rivitalizzazione dell’area. I fantasiosi e abili artigiani si sono distinti con le loro colorate creazioni senza dimenticare di riproporre il simbolo della loro terra: il Cuccù. È il fischietto tradizionale a forma di gallo utilizzato per allontanare la sfortuna dalla propria abitazione, oggi divenuto immancabile souvenir.
Un incontro ravvicinato con questa forma d’arte lo abbiamo in via Madonna dell’Idris 10, presso lo studio Il Bottegaccio di Mario Daddiego. Il cordiale artista ci illustra come la sua produzione sia sempre collegata alla tradizione locale. Ne è testimone la sua opera più famosa, coperta addirittura da copyright: la Pupa lucana.
La coloratissima statuetta in terracotta, realizzata a mano, fa riferimento alla piccola bambola di formaggio dolce che, a mo’ di biberon, era data ai neonati per tranquillizzarli.
Matera: la cucina e il peperone crusco

Nel tradizionale repertorio della Basilicata, e di Matera in particolare, non può mancare la genuina cucina nella quale è onnipresente il peperone crusco, il cui utilizzo ha ormai da tempo superato i confini regionali.
Un’esperienza che viviamo presso il ristorante Cantina della Bruna in via Spartivento 20, tra una balconata naturale affacciata sui Sassi e i cimeli “strappati” dal carro della Madonna della Bruna, protettrice di Matera, durante i festeggiamenti in suo onore del 2 luglio.
Nella città tra monumenti rivisitati e balconate panoramiche è un susseguirsi di scatti fotografici alla ricerca dell’ovvio ma anche di qualche scorcio particolare o inusuale.
Monumenti religiosi: la Chiesa di San Pietro e la Cattedrale

I monumenti più importanti all’interno del nucleo antico sono senz’altro la Chiesa di San Pietro Caveoso e la Cattedrale di Santa Maria della Bruna. La prima è appunto nel Sasso Caveoso e deve il suo nome probabilmente alle cave da cui si ricavò parte del materiale da costruzione.
La Chiesa fu edificata nel 1218, e solo in periodo barocco furono aggiunte la facciata e il campanile, mentre gli interni furono ampliati con l’inserimento delle navate laterali e la sostituzione del tetto ligneo con un soffitto in tufo.
La Cattedrale, completata nel 1270, fu invece innalzata nel punto più alto della Civita, l’altura che divide i due Sassi e dalla quale si domina l’intero abitato. Recentemente restaurata, la facciata conserva intatti i caratteri del romanico pugliese, con il rosone centrale a sedici raggi e i bassorilievi raffiguranti santi e martiri della storia cristiana.
Percorrendo via Madonna delle Virtù siamo accolti da un panorama eccezionale: il candido ponte tibetano, sul fondo del canyon, quale moderno collegamento tra il quartiere dei Sassi e l’altopiano della Murgia Timone, punteggiato da grotte e sentieri.
Matera: Ciak si gira

Dagli antichi viaggiatori medievali fino a Carlo Levi, tutti hanno rilevato la singolarità di questa struttura urbanistica giunta sino ai nostri giorni.
Ma queste peculiarità hanno attirato anche l’attenzione di molti registi, italiani e stranieri, che qui hanno trovato le scenografie ideali per i loro film. Tra i tanti, ricordiamo Alberto Lattuada col suo film La lupa (1953), Pier Paolo Pasolini con Vangelo Secondo Matteo (1964), Francesco Rosi con Cristo si è fermato a Eboli (1979), il contestato The Passion di Mel Gibson e l’ultimo James Bond (Daniel Craig) in No Time to Die (2019).
I Sassi di Matera però continuano ad essere ancora oggi un’ambita scenografia, una irrinunciabile location dove immortalare i propri film, tanto da vedere prossimamente il ritorno di Mel Gibson.
Basilicata rurale: i Calanchi

Lasciandoci alle spalle la Capitale della Cultura, il nostro viaggio continua in terra di Basilicata verso i piccoli centri dell’interno. Il trasferimento attraversa in buona parte un territorio cosparso da colline ornate da piccoli casali e campi che si tingono di giallo. Ad un tratto, però, diviene necessaria una sosta per ammirare la cruda bellezza dello scenario dominato dai calanchi che scorgiamo nelle immediate vicinanze del nastro d’asfalto.
Siamo circondati da quiete e silenzio, dal lento volteggiare di una poiana, dal volo nervoso di un piccolo stormo di uccelli, dal remoto tossire e ruggire di un trattore mentre lontane volute di fumo grigio sono sospinte da aliti di vento nel cielo terso: tutti elementi che ci ricordano di essere sulla Terra.

Ciononostante dinanzi a noi si apre un panorama lunare dove ogni elemento vitale è stato spazzato via dalle piogge che hanno messo a nudo il terreno riarso dall’implacabile e cocente sole estivo. Queste alte piramidi di argilla, affiancate una all’altra, mostrano i segni del tempo nelle profonde rughe erose dal continuo dilavamento che hanno lasciato piaghe, ormai inguaribili, sulle grigie superfici.
Su questo suolo screpolato, selvaggio e morente in cui si è sgretolata ogni fibra vivente, la rara vegetazione nata lì per caso o residua della preesistente, cerca di sopravvivere in quest’arido deserto affondando le sue radici nelle profondità più remote del terreno per trovare il necessario nutrimento. Piccoli arbusti colonizzano così i pallidi calanchi ornando le cime con minuscoli, verdi ombrelli quasi a voler proteggere l’esistenza di entrambi con la loro misera ombra.
Info: https://basilicatarurale.com/
PHOTO GALLERY MATERA











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