
C’è un posto dove le colline tirate a lucido dai venti freschi dell’Adriatico, coperte di vigneti e uliveti si confrontano con l’imponente Maiella, 2795 metri, tra le montagne più alte dell’Appennino. Un luogo di silenzi e scenari naturali, dove anche il tempo sembra farsi più indulgente rallentando i ritmi frenetici della vita, che qui, tra le viuzze dei minuscoli paesi, appare scandita dagli antichi rituali dei tempi passati.
Questo il biglietto da visita dell’itinerario che attraversa l’anima verde della provincia di Chieti, dove dominano i profumi, i colori della terra, e i sapori raccontano l’eredità di un mondo ancora autentico e semplice.
Il borgo di San Giovanni Lipioni

Una volta lasciata la superstrada che percorre la valle del fiume Trigno, è necessario salire con alcuni tornanti per raggiungere San Giovanni Lipioni, un paesino quasi del tutto spopolato d’inverno, ma che rivive nella bella stagione. La strada per arrivarci si snoda tra boschi di cerri e castagni, poi il borgo appare all’improvviso.
Arriviamo quasi col buio quassù nel paese, annidato a 545 metri che guarda il Molise di fronte, dall’altra riva del fiume Trigno, circondato da boschi di pini e uliveti, in provincia di Chieti.

La notte promette pioggia intensa e il vento intona il suo concerto tra le fessure della finestra. All’alba la nebbia scivola come un velo sui fianchi della collina, accarezzata dai primi raggi dorati, poi l’orizzonte si amplia all’improvviso ed è subito meraviglia: dal belvedere appare in tutta la sua lunghezza la valle del Trigno e poco più in là le colline dolci si fanno montagne, con in cima i borghi bianchi di calce.
In piazza, abbellita da una gigantesca pavimentazione con una stella dei venti, l’atmosfera che si percepisce è quella di un paese con un destino già segnato: anziani seduti all’unico bar del borgo intenti a giocare a carte, quattro gatti giocherelloni che si rincorrono, e un furgone che ogni giovedì viene qui a San Giovanni Lipioni per vendere polli arrosto e altri generi alimentari. Come molti borghi delle aree interne italiane. Ma al contrario di altri paesi rassegnati, in queste poche case abitate da 136 anime c’è un fermento che vuole cambiare questo destino.
Progetto di riabitazione e recupero edilizio

Il borgo è secondo in Italia per età media degli abitanti (66 anni), cosa che ha incuriosito la prestigiosa redazione del New York Times, (allora San Giovanni Lipioni risultava primo in classifica, da poco superato da Ribordone, in provincia di Torino) venuta qui per realizzare un reportage. L’associazione della Cooperativa di comunità Borgo San Giovanni, fondata nel 2023, ce la sta mettendo tutta per innescare un processo di rivalorizzazione del paese che possa riportare gli abitanti in modo permanente, generando attività legate al territorio, artigianali, culturali.

Per questo nel 2022, una cinquantina di abitanti si sono autotassati per promuovere la rigenerazione e riabitazione del paese attraverso il recupero edilizio, la promozione turistica, aiutati dal piano sviluppo del GAL Maiella Verde.
Ha cominciato Alessandro Rossi, 46 anni, presidente dell’Associazione, migrato al nord ma con le radici sempre ben piantate qui, con la sua compagna Catia che per amore l’ha seguito dalla lontana Lunigiana. Hanno lasciato il lavoro a Parma per gestire l’unico bar e ristorante del borgo attratti dalla qualità della vita che San Giovanni Lipioni offre, per stabilirvisi definitivamente.
Piacere e convivialità a San Giovanni Lipioni

Una sorpresa gastronomica, tutta da scoprire, ci aspetta nel ristorante del borgo con i piatti di Catia, che ha imparato in poco tempo le prelibatezze del territorio con una carrellata di ricette dagli inconfondibili sentori di terra frentana: verdure selvatiche, salumi tipici, paste fatte a mano e formaggi a chilometro zero, pallotte cacio e ova.
Anziani si, ma con tanta voglia di divertirsi, e dopo la cena tutti si scatenano in tarantelle infinite con la chitarra di don Michele e le fisarmoniche di Angelo e Mauro, ottantenni, mentre fuori infuria il temporale. Non c’è dubbio qui a San Giovanni Lipioni la parola chiave è stata piacere e convivialità, con una cornice di bellezza paesaggistica.
Il borgo di Tufillo sul fiume Trigno

Un borgo di vicoli che salgono fino alla chiesa di San Giusto con un portale importante del XIV secolo, così si presenta il paese di Tufillo, dominante il tortuoso vallone del fiume Trigno.
Nel bar del paese ci aspetta Carla Robertson, nata all’ombra delle Ande amazzoniche boliviane e poi trasferitasi in Abruzzo, dove, inesorabile, sente forte il richiamo della foresta.
Per questo organizza passeggiate sui sentieri che si srotolano nei boschi circostanti, per un’esperienza di forest bathing, per chi ricerca relax e connessione con la natura, in un ambiente, dove il “bagno in foresta” regalerà situazioni di grande privilegio.
Qualche chilometro percorso nella cerreta secolare di Tufillo avrà il fascino di una traversata, alla scoperta di questo territorio alto vastese.
Percepire il silenzio, la quiete e apprendere per assorbimento tutto quello che madre natura ha da darci, questo il premio per chi arriva quassù.
Carunchio borgo medievale e presidio Slow Food

Il viaggio per scoprire i piccoli borghi dell’interno teatino continua, un territorio quasi inesplorato dai flussi turistici, dove piazze e trattorie diventano spazi di incontro con le persone per ascoltare storie di un mondo ancora in gran parte integro.
A Carunchio si sale fino a 714 metri di altitudine, un paesino medievale dominato dai ruderi del castello, con rinomate trattorie.

Un lavoro certosino richiede la ventricina, salume pregiato abruzzese a forma di pera, che vediamo realizzare da Luciano Caracciolo e sua moglie Domenica nel salumificio La Genuina, ricavato utilizzando le parti più nobili del maiale nero, tagliate a punta di coltello e condite con peperone trito dolce e piccante, finocchietto selvatico e pepe macinato. Un’arte insaccarlo nella vescica di suino, messo ad essiccare in ambiente ventilato per venti giorni, in seguito spalmato di strutto e lasciato stagionare come minimo quattro mesi all’aria dei 600 metri d’altitudine di Carunchio. È presidio Slow Food.
Roccascalegna e la leggenda dello “ius primae noctis”

Con numerosi saliscendi tra estesi vigneti, la strada punta decisamente verso una scheggia appuntita che sbuca da colline dolci e boscose: Roccascalegna e il suo pezzo forte, il castello medievale appollaiato su una roccia protesa verso il cielo che sembra sfidare la gravità, scenografia che ha incantato il regista Matteo Garrone che qui ha girato il film “Il racconto dei racconti”.
Il castello fu teatro della leggenda dello “ius primae noctis” decretato nel 1646 dal barone Corvo de Corvis, il quale reclamava per sé la prima notte di nozze delle novelle spose residenti nel suo feudo.
La stradina pedonale acciottolata che sale al maniero, sfiora negozietti che vendono prodotti artigianali, ceramiche, gastronomia, che risvegliano la tentazione sempre in agguato tra delizie del territorio e superbi vini d’Abruzzo.
Area archeologica di Iuvanium

Prossima tappa, a pochi chilometri da Roccascalegna è l’area archeologica di Iuvanum, risalente al I secolo a.C. distesa su un altipiano a 1100 metri, ai piedi del borgo di Montenerodomo. Resti di due templi in stile ellenistico del II sec. a.C., la strada lastricata, mura poligonali, e un bel teatro davvero suggestivo, di cui sono giunte fino a noi solo sette file di gradinata, è ciò che rimane di questo insediamento dei Sanniti-Carricini, popolo che abitava un vasto territorio tra Abruzzo, Molise e Puglia.
Ma per i dettagli di ciò che fu la città e la vita che l’animò bisogna visitare il bel museo archeologico, con molti reperti e un percorso appositamente pensato per gli ipovedenti. Iuvanum è un’eccellenza poco conosciuta e vale la pena conoscerla.
Il borgo abbandonato di Gessopalena

Un’esperienza da non perdere è la visita al borgo abbandonato del centro storico di Gessopalena, luccicante per la presenza nelle pietre delle case di gesso a scaglie, bombardato nel dicembre del 1943 dai tedeschi, ora è una sorta di museo della memoria a cielo aperto. Come una prua di nave si affaccia sulla valle dell’Aventino con lo splendido scenario della Maiella, a dominare l’insieme. Una montagna che evoca un mondo selvaggio a due passi dall’Adriatico, prorompente di natura per l’elevata biodiversità di flora e fauna.
Guardiagrele e le “sise delle monache”

Interessante è stato conoscere anche Emo Lullo nella sua piccola pasticceria a Guardiagrele, dove confeziona il tipico dolce del borgo, le sise delle monache, (i seni delle monache) con la loro prelibatezza inalterata nel tempo. A base di pan di Spagna farcito con crema pasticcera e provvisto di protuberanze spolverate di zucchero a velo.
Descritta così sembra una ricetta semplice ma ci sono alcuni passaggi che lo rendono unico, dal 1889, con Emo “costretto” a spedire le sise delle monache in tutto l’Abruzzo e in ogni parte d’Italia.
L’arte della oreficeria

A Guardiagrele si arriva dopo una ripida salita fino al grande parcheggio nel punto più alto del borgo.
Paese natale dell’orafo Nicola da Guardiagrele, è famosa per l’arte dell’oreficeria.
Qui è possibile ammirare pezzi di alto pregio nel museo dell’artigianato che si trova a due passi dalla chiesa di Santa Maria Maggiore (XIII sec.). All’interno della chiesa un piccolo museo di arte sacra conserva Madonne lignee e crocifissi d’argento.
Il borgo di Pretoro: festa e leggende

Arriviamo a Pretoro, un paesino aggrappato alle pendici della Maiella, immerso nel verde dei boschi. Da secoli, ogni prima domenica di maggio, si ripropone la festa in onore di San Domenico, avvolto da serpenti, che convince il lupo cattivo a restituire un neonato che l’animale aveva predato a una famiglia impegnata nel lavoro dei campi.
Si resta rapiti nell’ascoltare tutte le storie che si perdono nella notte dei tempi accompagnato da Fabrizio, gran conoscitore del luogo.
In inverno scenderà abbondante la neve, i pochi abitanti che hanno rifiutato l’emigrazione, si rifugeranno nelle case davanti al camino a legna e le luci si spegneranno presto. Il silenzio sarà rotto solo dai bramiti dei cervi nella stagione del corteggiamento. In tutti questi contrasti, paesi e borgate mantengono aspetti interessanti: la tranquillità, l’ospitalità della gente, ambienti naturali stupendi e la gastronomia.
A Pretoro si può alloggiare nel B/B Casa Mila con vista sulla piana sottostante e il mare in fondo. Per mangiare La Chiesetta, ottimo e prezzi modici Tel. 0871 898019 cell. 3891140569; o all’Agriturismo Caniloro.
Roccamontepiano: la tradizione del vincotto

Come non citare l’eccellente vino cotto di Roccamontepiano, ottenuto grazie all’antica sapienza e un percorso lungo e laborioso, facendo cuocere il mosto d’uva a fuoco vivo per ore, fatto fermentare, e infine invecchiare in botti di rovere, anche oltre cento anni, degno di essere portato in dote.
Questo vino conosciuto e apprezzato al tempo dei romani, racchiude in sé storia e cultura tramandata nei secoli. Quasi tutte le famiglie di Roccamontepiano mettono a stagionare una botte di vino cotto alla nascita di un figlio, per assaporarlo il giorno del suo matrimonio.
Stanchi, ma carichi di scoperte e di meraviglie si fa ritorno, ma, per chi avesse più tempo, la provincia teatina ha in serbo altre meraviglie per chi la percorre.
Leggi anche: