Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

Ritorno in Kerala

Per scoprire una natura particolare: mare, lagune, fiumi, canali, ponti. Un vero “rebus” geografico. Poi l’attualità con l’infinita vicenda Marò e i misteri della complicata lingua locale

Ritorno in Kerala

 

Nel precedente zibaldone avevo segnalato le curiosità che mi spronavano a visitare il Kerala, Stato dell’India sudoccidentale da un po’ di tempo assai à la page nel Belpaese. Oltretutto non facevo poi tanta fatica a giungervi, distando solo un’ora e mezzo di volo dalle sudoccidentali Maldive. Atolli sui quali mi ero recato in gita precipuamente per tre motivi. In primo luogo oltre a ottemperare al must-obbligo di vederle e descriverle (avevo sentito dire che erano belle) avrei riempito un’altra casella dei “posti visti” (una demenza? sarà, ma non sono il solo, e comunque, nel carniere, di prede ne ho già collezionate 113). Inoltre stavo correndo il rischio di essere l’unico italiano che “non era mai stato alle Maldive” (infamante vergogna denotante sfiga). Infine, compiendo una contestuale gita in India e alle Maldive, a distanza di 671 anni ripercorrevo l’itinerario del tangerino Ibn Battutah (Grande Viaggiatore, lui sì, detto anche il Marco Polo dei musulmani) che, oltretutto, in quegli atolli fece carriera divenendo financo il Qadi, governatore.

Sulle tracce dei “Marò”

Ritorno in Kerala

Ma eccomi, fortunatamente non meno che pacificamente, nell’agognato Kerala: e inizio le cronache proprio a Cochin, città della cattività dei 2 Marò. Una cattività non tragica, ben peggiori furono quelle del Conte di Montecristo e, nel ghiacciato Spielberg, di Silvio Pellico (non parliamo poi di Maroncelli). Una prova? Lo sgub (peggiore soltanto, se mai possibile, a quelli di Biscardi nel Processo del Lunedì) da me compiuto all’hotel Trident (5 stars business luxury hotel, “lo dice” wikipedia) intervistando il personale e fotografando piscina e altri ameni locali sociali. Così scoprendo che nella animata Cochin i 2 Marò – liberi di andare dove e quando volevano, in un raggio di ben 15 km – non se la spassavano poi così male (adesso, invece, chissà che palle nella seriosa e burocratica nostrana ambasciata a New Delhi).

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Le meraviglie del Malabar

Ritorno in Kerala

E bene ho fatto ad arruolarmi in un famtrip per stampa e facenti viaggiare programmato (dal tour operator Kesari e guidato dal giovane, paziente manager, Ninad) nella regione la cui costa risponde all’intrigante non meno che esotico nome di Malabar: se avessi aspettato ancora un po’ anche stavolta rischiavo di ritrovarmi nello sfigato status di “unico italiano che non era mai stato (nemmeno) nel Kerala”. Perché in questa terra del subcontinente indiano dopo le visite di esploratori e mercanti portoghesi (per far soldi con le spezie) e dei britannici (per far soldi con il tè) sono recentemente subentrate frotte di miei connazionali che, invece, i soldi li vengono a spendere girando nei barconi sulle Backwaters e (soprattutto) cercando l’eternità tramite la medicina Ayurvedica (curarsi da un santone induista invece che alle Terme di Bacedasco, vuoi mettere?). Dopodiché ai tanti italiani già presenti nel Kerala alla salutare ricerca della latina mens sana in corpore sano in salsa sanscrita (come già informato Ayurveda significa conoscenza della vita) si sono aggiunti pure i due (ormai storici) Marò. Baldi giovanotti ritrovatisi Eroi a Roma (presente Enrico Toti e Nazario Sauro? vabbè la politique d’abord ma est modus in rebus) ma non a New Delhi, da cui, mesi fa, una quasi guerra (che forse forse l’India ci avrebbe dichiarato se si fosse perpetrata la magliariata di venir meno alla parola data).

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