Quando si parla di Istria si tocca un argomento delicato perché le vicende e le ferite storiche sono ancora recenti. Se fino a poco tempo fa, ognuno (italiani, sloveni e croati) tendeva a tirare l’acqua al proprio mulino per dimostrare le proprie pretese e rivendicazioni, ora, lentamente, le tensioni si stanno sciogliendo. L’ingresso della Slovenia nell’Unione Europea con conseguente apertura dei confini e le continue trattative sloveno-croate e il possibile futuro ingresso di quest’ultima nella UE, allentano le tensioni politiche ma, soprattutto è la cultura che contribuisce alla pacificazione e al rispetto reciproci.
Terra di passaggio
L’Istria è la grande penisola appena a sud di Trieste. Geograficamente è l’estrema propaggine orientale dell’Italia, politicamente è suddivisa in minima parte tra Italia e Slovenia e, per la maggior parte in Croazia. Per essere un territorio relativamente piccolo ha una storia incredibilmente ricca. Tra i suoi monti e le sue coste sono passati praticamente tutti. Per primi arrivarono gli istri che la battezzarono; poi i romani che la colonizzarono; dopo ancora i bizantini; i longobardi nella loro calata in Italia settentrionale; gli ungheresi; i veneziani che la tenevano in altissima considerazione, soprattutto per l’abilità dei marinai. Alla caduta della Serenissima ecco gli austriaci che la militarizzarono e favorirono l’immigrazione slava in chiave anti-italiana; poi ancora il breve periodo italiano tra le due guerre e la suddivisione definitiva. Chiaro che con questo continuo rimescolamento ha arricchito, in un continuo scambio, anche la cultura, intesa non solo come arte ma anche come costumi, tradizioni, lingue e dialetti, gastronomia.