Secondo Montanelli “un popolo che ignora il proprio passato non saprà mai nulla del proprio presente”. Da ciò si potrebbe evincere che chi oggidì gira il mondo, farebbe bene a informarsi sulle origini del turismo. Un’attività umana che conta meno di due secoli, se si eccettuano quei pochissimi (definibili più esploratori che turisti) che fino a metà del XIX secolo giravano il mondo in barca o in diligenza. E fu il treno il fondatore del turismo, il creatore dei viaggi, inizialmente riservati a pochi eletti ma non più a rari singoli. E’ pertanto opportuno che sul treno, nel senso di turismo ferroviario, si sappia qualcosa di più (del solito accenno all’Orient Express e alla Transiberiana, il discorso finisce sempre lì).
Il treno riguadagna favori
Oltretutto il treno è materia turistica viva, e se negli ultimi lustri l’aereo l’ha fatta da padrone, da qualche anno la ferrovia si sta prendendo qualche rivincita (complici l’alta velocità, il tempo perso nei controlli di sicurezza e gli aeroporti lontani dal centrocittà, nei trasferimenti tra molte città europee si ‘fa prima’ viaggiando sui binari che volando).
Se poi il lettore fosse restio a dedicare tempo a una ancorché succinta storia dei viaggi in treno che mi accingo a narrare, lo invoglio precisando che la descrizione comprende i miti del turismo in ferrovia. E coi miti, si sa, non si scherza.
“Galeotto” del mio recente know how ferroviario è un bel volume, “La edad de oro del viaje en tren” di Patrick Poivre d’Arvor. L’autore e l’editore, Hachette, sono francesi, ma leggo il libro nell’edizione spagnola (curata da Lunwerg Editores) voluta dalla Feve, la compagnia ferroviaria Vias Estrechas operante in Spagna con due treni-hotel, El Transcantabrico nel nord e Al Andalus nel sud. Una lettura intrigante perché all’aspetto formale, l’eleganza della rilegatura e della confezione, abbina una curata cronistoria dei mitici treni e tante foto a dir poco eccellenti per quanto ritratto e la datazione.
Pullman, Wagner e Nagelmackers, pionieri del sonno su rotaie
Sembra ovvio che – Ubi Maior, anzi, è il caso di ricorrere al Noblesse Oblige – la vicenda della “età d’oro dei viaggi in treno” cominci con l’Orient Express. Il cui concepimento non avvenne in Europa bensì in America, negli States. Lì, nel 1863, George Mortimer Pullman, frequent ma anche stufo traveler di viaggiare su treni scomodi pensò bene di costruire il Pioneer, un vagone “di nuova generazione” (mi scuso ma oggidì è di gran moda usare questa espressione). Più semplicemente, l’invenzione di Mr Pullman concedeva spazi (dopo 150 anni li stanno ancora sognando i pendolari delle ferrovie italiane del parastato) in cui nottetempo i viaggiatori potessero stendersi. Frattanto, per volere del miliardario Cornelius Vanderbilt, re delle ferrovie Usa, tale Webster Wagner aveva dotato i treni di sleepings, letti, sistemati però disordinatamente nel vagone. Un lampo di genio e con l’approntamento di settori riservati al sonno Mr Pullman creò i Wagons Lits. Un’ideazione tristemente collaudata: nel 1865 Mrs Lincoln usò uno di questi nuovi vagoni per trasportare da Washington al Kentucky il corpo del marito assassinato. Ben più felice fu comunque il futuro dei vagoni-letto.
Ritrovatosi a New York per dimenticare pene d’amore, il giovane ingegnere belga George Nagelmackers sperimentò in varie occasioni gli sleepings, dopodiché, tornato in Belgio a fine struggimento migliorò l’invenzione di Mr Pullman creando veri e propri scompartimenti, sicuri e con fior di privacy per le signore. L’esordio dei Wagons Lits di Nagelmackers non entusiasmò ma sistemò tutto un ricco contratto sulla linea Parigi-Bruxelles, sponsorizzato dal sovrano belga (Leopoldo II, l’uomo più ricco del mondo: il Congo, appunto belga, fu sua proprietà personale). Era fatta. Ormai affermato (dice un proverbio spagnolo “diventa famoso, poi vai pure a dormire”), il 4 dicembre 1876 Nagelmackers creò a Bruxelles la Compagnie Internationale des Wagons Lits che alla fondazione disponeva già di 53 vagoni. E seguirono i Plus: la vettura-salone tra Parigi e Mentone, e il Wagon Restaurant tra Nizza e Marsiglia.
Tanti “Express” attraverso l’Europa e l’Oriente
Da quanto sopra all’idea di un tanto dotato e lussuoso treno che conducesse a oriente, il passo sembra lungo ma non lo è. Tant’è che il 4 ottobre del 1883 l’Orient Express partiva per il viaggio inaugurale da Parigi a Costantinopoli. Una linea, diretta solo sei anni dopo, inizialmente non proprio sicura se ai viaggiatori fu consigliato di munirsi di pistola. Ma oltre a vari attentati politici, negli inquieti Balcani potevano capitare altri inconvenienti, ad esempio un’epidemia di colera (viaggiatori in quarantena) o neve sui binari (nel 1929 il treno restò bloccato una settimana, senza soccorsi, a 80 chilometri da Istanbul). E poiché trattavasi pur sempre di un Treno dei Re l’Orient Express la vide brutta pure per le follie di un monarca: un bel giorno re Ferdinando di Bulgaria, appostatosi sulla strada ferrata, fermato il treno vi salì sulla locomotrice e si dilettò ad accelerare e frenare bruscamente per il terrore dei clienti (che subissarono di reclami la Wagons Lits, ciò nonostante al viaggio successivo si registrò l’immancabile tutto esaurito).
Nuovo secolo, vecchie glorie
Nel nuovo secolo a tanto successo corrisposero nuove linee per i viaggi in treno con varie proposte. Il Simplon Express creato nel 1906 con l’apertura del Sempione si convertì (1919) nel Simplon Orient Express (in Turchia passando da Venezia). Cinque anni dopo l’Arlberg Orient Express si diramava verso la Mitteleuropa (Svizzera e Austria) ma alcuni vagoni si staccavano anche verso Budapest, Bucarest e Atene. Nel 1930, infine, l’Orient Express varcò financo il Bosforo e trasformatosi in Taurus Express conduceva fino al Cairo, Teheran, Bassora (e ancor più in là, a Bombay). Qui giunti, il geniale progetto di Georges Nagelmackers non poteva proprio andare oltre. Il 20 maggio del 1977 nella parigina Gare de Lyon il Diretto Orient Express (che già non aveva più niente a che vedere col suo avo Orient Express salvo il Wagon Lits) partì per l’ultimo viaggio. Direzione Istanbul (erano cambiati anche i nomi). (prima parte)