“… Lo scontro decisivo tra il Legia Varsavia e l’Inter per restare in Coppa Uefa prometteva qualche emozione, al punto che decisi di andarmene nella capitale polacca con una pattuglia di aficionados nerazzurri messi insieme, sputando sangue, dalla mia dis-organizzazione viaggi.
Eh sì, son lontani i tempi delle spedizioni oceaniche, dei charter a gogò; adesso ‘l’è düra’ (salvo quando si tratta di mandare in giro gli ahimé tanti adoratori della Juve) e resta soltanto da sperare in motivazioni che poco hanno a che vedere col sinistro di Rummenigge o lo stacco di Hateley. In questa occasione, ad esempio, il tifo per l’undici meneghino era sicuramente inferiore alla Pasiòn Macha per quel frutto proibito posseduto in esclusiva dalle signore (che sarebbe poi la romagnola Pataca). Bastava dare un occhio alla eccessiva richiesta di camere doppie a uso singolo per capire che la partita di pallone era solo uno, e forse il meno importante, degli ‘appeals’ convincenti alla trasferta.
Gnocca e pallone, grande passione
Ben altri incontri, o almeno non solo quello sportivo tra maschi in mutande, erano riposti nei programmi dei miei allupati viaggiatori (da esperto tour leader avevo capito fin dalla partenza che i gentili clienti non avevano chiesto un secondo letto, sperando di ospitarvi Altobelli in babydoll o Pierino Fanna vestito soltanto di Chanel N° 5). Ma in Italia riusciamo a far convivere le cose più strane e differenti, quando non opposte, senza che nessuno faccia un plissé: vedi il Diavolo e l’Acqua santa, il mussoliniano Libro e Moschetto, le morotiane convergenze parallele. E a ciò si aggiunga il binomio “gnocca e pallone” (privi anch’essi di affinità elettive) allorquando i cosiddetti “viaggi sportivi” hanno come mèta i Paesi ‘al di là’ della churchilliana Cortina di Ferro.
I veri “motivi” di una trasferta sportiva
Ma perché, in queste trasferte nell’Est Europa, l’Eros prezzolato fa aggio sull’altro grande oggetto del desiderio del calciomane: la Coppa dei Campioni? Beh, per svariati motivi, tra i quali:
1) L’assoluta necessità di un “ricordo del viaggio”.
2) Il ‘frisson’ fornito dalla componente “esotica” (vuoi mettere, possedere una slava di Katowice invece di una traviata di Caronno Pertusella?).
3) Il costo contenuto (col cambio “al nero” cena e ‘regalino’ costano un paio d’ore di straordinario in ditta).
4) La facilità di cuccare.
Si, perché nell’Est non esiste soltanto il fiorente mercato delle professioniste. Un po’ per via del Libero Amore predicato ai primordi del comunismo, un po’, anzi, soprattutto perché nei Paesi del Socialismo reale la vita l’è mica allegra e certi piaceri che dalle nostre parti una ‘ragassuola’ considera normali laggiù diventano miraggi, ecco che un’impiegata, una commessa, non ci pensano su due volte – in cambio di una serata al Night con drinks occidentali preceduti in un ristorante da cena appetitosa – a soddisfare altri appetiti di un bancario nerazzurro di Voghera.