I campi di grano si dispiegano sotto i nostri occhi. Non c’è inizio e non c’è fine. La strada che percorriamo per arrivare alla Masseria Posta Guevara (che ci ospiterà divinamente per due giorni) si snoda dolcemente tra le spighe pronte per il raccolto. Fa caldo ma non lo sentiamo complice il vento che soffia senza sosta per tutto il soggiorno. Siamo in Puglia, nell’entroterra foggiano tra Orsara, Bovino e Troia (da cui il sublime Nero, vino d’eccellenza della regione), sul Tavoliere delle Puglie, il granaio d’Italia.
Le masserie tipiche pugliesi si trovano lungo tutto il territorio, alcune nella campagna più impervia da raggiungere, altre più prossime al mare. Diverse per tipicità e servizi offerti, sono la spina dorsale della produzione agroalimentare della Puglia. In passato hanno rappresentato il nucleo centrale dell’organizzazione contadina. Oggi sono depositarie di antiche tradizioni dei sapori e dei sapori della terra. Ma anche della ritualità delle stagioni, degli affetti e della convivialità.
Foccacce, formaggi e olio al posto di pennarelli e matite
Le scuole sono i destinatari ideali di questo nuovo percorso agroalimentare e culturale. I bambini troppo spesso abituati a mangiare in fretta e male, nelle masserie didattiche non solo riscoprono sapori antichi ma anche e soprattutto vengono a contatto diretto con la filiera produttiva, in questo caso davvero corta, dal campo alla tavola. I piccoli che spesso fanno visita alle masserie didattiche vengono istruiti sul valore primario legato al cibo e a una sana alimentazione, oltre che familiarizzare con animali che non capita di vedere tutti i giorni: dal maiale nero, ai cinghiali, all’agnello di razza “Gentile di Puglia”. Una scuola diversa, dove i banchi, i quaderni e le matite vengono sostituite dalla mungitura di una capra, dalla realizzazione di una focaccia o di una forma di ricotta. Una esperienza culturale e sensoriale che non ha niente a che vedere con le Spa, i Relais e le Beauty Farm così di moda negli ultimi anni: nelle masserie didattiche si riscopre il valore autentico delle radici. Anche sopportando qualche piccola scomodità. (24/06/2011)
Dopo anni d’oblio, le masserie rinascono a nuova vita
Sin dal XIV secolo le masserie fanno parte del paesaggio rurale pugliese. Il termine masseria – che altro non è che la fattoria – deriva da “massa” per intendere un grande appezzamento di terreno sul quale sorgevano attività agricole. Ed erano proprio i “massari” a curare i latifondi per conto dei feudatari.
Negli ultimi dieci anni, hanno riscoperto nuovo splendore dopo anni di oblìo, complice una maggiore consapevolezza rispetto all’ambiente e una riscoperta del mangiare sano. Molte masserie si sono quindi riconvertite a una fruizione turistica più sensibile alla natura facendo delle proprie tipicità il punto di forza. Oggi, grazie a una legge di iniziativa regionale (2/2008), sono state istituite le Masserie Didattiche che hanno il compito di tramandare i saperi e i sapori dell’antica tradizione pugliese, fornendo a scuole, turisti e cittadini curiosi, tutte le conoscenze sulle specificità del territorio. Così è facile imbattersi in laboratori caseari, di panificazione, oppure in corsi di cucina o raccolta delle olive e trasformazione del prodotto in olio extravergine (la Puglia può vantare il 40% della produzione nazionale con 5 D.O.P. riconosciute). Solo rispondendo a precisi requisiti la Regione Puglia riconosce il titolo di Masseria Didattica e non sono rari i casi di giovani che – pur di far conoscere il proprio territorio e i prodotti che fornisce – si mettono in cooperativa per riportare in auge masserie, boschi e luoghi dimenticati dal tempo e dall’uomo.