A chi piace la primavera, dopo essersi goduto quella italiana, con un viaggio a Mosca e dintorni in queste settimane se ne può godere appieno un’altra. Più esplosiva, più estensiva, più sbalorditiva. Infatti, gli sterminati boschi che circondano la capitale russa, sono in questo periodo usciti dal lungo letargo invernale e sono un tripudio di verde esaltato dal bianco dell’albero-simbolo della Russia: la betulla.
Una “dentiera” vecchia ma bellissima
Anche in città la primavera si avverte subito nella gente che, lasciato alle spalle l’inverno, affolla appena possibile i numerosi spazi verdi e le immense piazze ereditate dalla teatralità del comunismo. E poi le storiche vie pedonali – ad esempio la via Arbat vecchia, da non confondersi con la nuova chiamata spregiativamente la “dentiera”, perché non regge in bellezza al confronto con la vecchia – diventano esposizioni all’aperto per pittori, fotografi, musicisti; veri e propri teatri con le solide scenografie rappresentate da eleganti palazzi che sui lati delle vie mettono in fila stili di varie epoche che ben si armonizzano con le onnipresenti chiese ortodosse e con le loro cupole multicolori o dorate sempre in numero dispari, di cui quella centrale simboleggia Gesù.
Insomma, Mosca è da visitare sempre e comunque, ma di primavera è meglio. La temperatura in questa stagione è ideale e invita a visitare ogni anfratto della città.
Mosca dei Sette Colli
Ovviamente, si deve partire dalla collina dei passeri o degli innamorati, come qualcuno la chiama, ed è facile intuire il perché. Da lì si osserva gran parte della città e si possono contare tutti e sette i famosi grattacieli staliniani (come sette sono i colli su cui sorge la città, Roma docet) che ancora oggi sono ammirati per l’imponenza e per l’architettura. A proposito di imponenza, ai russi, già sovietici, piaceva moltissimo. A loro piaceva la manifestazione di potenza, di grandezza. Un po’ come in occidente le cattedrali gotiche dovevano simboleggiare la grandezza e l’irraggiungibilità del divino. Lo stesso valeva per gli architetti dei grattacieli del compagno Stalin e anche per i velivoli lanciati nello spazio dalla cosmonautica sovietica.
Ricordi dell’era spaziale
A pochi chilometri da Mosca c’è la cosiddetta Città delle Stelle; per raggiungerla si passa in rassegna l’anima della vera Russia: l’architettura rurale inserita nel paesaggio naturale che le è proprio: con isbe e dacie, boschi di pini e di betulle, laghi, stagni e acquitrini formati dallo sciogliersi dall’abbondante neve invernale e che di prima mattina emergono da una bruma che rende il paesaggio fiabesco. Nella Città delle Stelle, oltre alla stanza di Gagarin, il primo uomo a circumnavigare la Terra, si possono vedere le navicelle inviate nello spazio e il luogo dove si addestrano i cosmonauti che poi vengono lanciati dalla base di Baikonur, nel Kazakistan. Fino a poco tempo fa lì c’era una guida, assai nostalgica dei tempi che furono, conclusisi nell’anno 1989 del secolo scorso, che illustrava le tappe sovietiche della conquista dello spazio: “Noi lassù non mandavamo giocattolini ultraleggeri; noi mandavamo su veri e propri velivoli pesanti e che duravano ben oltre i tempi preventivati”.
Metropolitana. Quasi un museo marmoreo
Che le cose venissero fatte, per durare, per impressionare, per meravigliare, lo dimostra un’altra protagonista della città: la metropolitana. Sono 200 chilometri di ferrovia sotterranea (dicono che ce ne vorrebbero almeno il doppio per soddisfare appieno gli oltre nove milioni di biglietti giornalieri); alcune stazioni sono veri e propri musei dove si evidenziano i lavori, i prodotti e i risultati del collettivismo sovietico. I moscoviti, ovviamente, hanno fatto l’abitudine a queste esposizioni, ma i visitatori rimangono sempre impressionati da tanta munificenza ed eleganza, che dura da decenni. Lo stesso accade quando si entra in una chiesa ortodossa, non solo in quelle storiche e riprodotte da migliaia di cartoline, ma anche nelle più semplici e più nascoste: si vede la ricchezza delle iconostasi e delle decorazioni sulle pareti e sulla volta; ma non passa inosservata neppure la profonda religiosità dei fedeli che ancor prima di entrare nella chiesa già eseguono riti antichi sul sagrato o sulla scalinata d’accesso. Insomma, Mosca, come Parigi, val bene una messa; per seguirla realmente non c’è che l’imbarazzo della scelta.
Città da vedere con chi la conosce bene
E visitarla, per il viaggiatore, è una tappa imprescindibile. Per quel che è stata e per quel che è. Dalla piazza Rossa con il mausoleo di Lenin, per il quale da tempo si parla di un prossimo trasloco, a San Basilio; dal Cremlino con i suoi storici palazzi e le numerose basiliche che segnavano ogni momento importante della vita degli zar: la nascita, il matrimonio, l’incoronazione, il funerale. E poi lo zar dei cannoni che non ha mai sparato un colpo e la zarina delle campane che non ha mai fatto un rintocco.
Per scoprire tutto questo e ovviamente molto altro ancora, bisogna affidarsi a chi la Russia e Mosca in particolare, conosce da sempre, o almeno da molti decenni. La Columbiaturismo per esempio (www.columbiaturismo.it), che ha come referente la storica Intourist del quale il direttore generale è Nina Althocova che dell’Italia e degli italiani è da sempre innamorata: “Una cosa mi piacerebbe riscontrare – dice – e cioè vedere gli italiani scalare la classifica degli stranieri presenti a Mosca. Dall’attuale quarto posto, con poco più di centomila presenze l’anno, vorrei vederli superare tedeschi, americani e francesi”. Lo stesso si augura la compagnia aerea Wind Jet che nei suoi programmi ha messo “sempre più Russia”, come dice Marco Sardella, product manager international market della compagnia low cost italiana. Wind Jet dall’autunno dello scorso anno ha due collegamenti diretti da Bergamo per Mosca e San Pietroburgo. Altri voli diretti verso la città di Mosca sono in programma dalla prossima estate con partenze da Rimini, Verona, Catania, Palermo, Pisa e Bergamo.
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