Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

Malaysia. Due “mondi”, un unico turismo

Nel ricordo di letture giovanili, per gli italiani la Malesia è la terra delle gesta dei famosi “Pirati” di Salgari. Di fatto l’odierna Malaysia, grazie ai contrasti di cui è ricca, è divenuta una meta turistica molto ambita e per conseguenza molto visitata

Il direttore dell'Ente Nazionale del Turismo della Malaysia, Faharuddin Hatmin
Il direttore dell’Ente Nazionale del Turismo della Malaysia, Faharuddin Hatmin

Perché due “mondi” è presto detto. Il primo è quello che occupa la zona centrale e terminale della grande penisola malese che comprende parte della Thailandia, la Malaysia stessa e la città stato di Singapore, dove la penisola finisce. Il secondo “mondo” è molte miglia marine più a est. Occorre infatti sorvolare o navigare il Mar Cinese meridionale per approdare nell’immensa isola del Borneo, la cui fascia settentrionale completa la Repubblica di Malaysia. Certo le differenze, geografiche, etniche e sociali esistono, tra il paese continentale e quello insulare, ma per chi decide di visitare quella che è divenuta una delle mete più ambite per gli europei, gli americani e gli stessi asiatici, tutto è riconducibile a territori naturali di incredibile bellezza ed omogeneità, pur così distanti uno dall’altro.

Colori di Malesia
Colori di Malesia

Foreste, spiagge incantevoli, isole e isolette sparpagliate un po’ ovunque – alcune delle quali di fama davvero internazionale – montagne imponenti, paesaggi urbani e agresti che indicano due livelli di vita e di sviluppo: modernità e frenesia di vita nelle grandi città, specie Kuala Lumpur e l’avveniristica nuova capitale amministrativa di Putrajaya, e ritmi di vita operosi e rilassati nelle campagne rigate dalle risaie, disegnate da campi coltivati e punteggiate da villaggi nei quali i giorni sono apparentemente sempre uguali. Ma non è così.

Tutta la Malaysia è percorsa da un evidente desiderio di miglioramento costante. E chi ha avuto la fortuna di recarvisi, ha scoperto che la gente, qui, vive in buona armonia col suo paese e con se stessa. Nell’attesa che arrivino i visitatori, per poterglielo dimostrare con i fatti: l’accoglienza dello straniero è cortese, mai servile; la disponibilità è sincera, mai costruita.

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Chiediamo al nuovo e giovane direttore dell’Ente Nazionale del Turismo della Malaysia, Faharuddin Hatmin , di tracciare per Mondointasca un quadro d’assieme sullo sviluppo del turismo nel proprio paese. Partendo proprio dal fatto che questo è il suo secondo incarico di lavoro all’estero.

 

Dott. Faharuddin, da quanto è in Italia?

Da poco meno di un anno e debbo dire che sono molto soddisfatto di trovarmi in un paese importante e dalle grandi tradizioni turistiche qual è l’Italia. Ho 34 anni e ho iniziato nel settore del turismo quasi subito, finiti gli studi. Sono stato due anni a Singapore, che è come essere a casa. Dal luogo in cui sono nato, Johor Baharu, è sufficiente percorrere un ponte per trovarsi a Singapore! Dopo l’esperienza nella città stato, ho prestato servizio nella capitale Kuala Lumpur e quindi sono arrivato a Milano.

Notte a Kuala Lumpur
Notte a Kuala Lumpur

Quali le prime impressioni della sua permanenza qui da noi?

Sembra un’ovvietà, ma davvero mi piace il paese, la gente, il cibo. Malgrado provenga da una terra notoriamente “calda”, mi trovo bene anche col freddo di Milano! Tornando alla cucina, mi piace quella di casa ma spesso, con mia moglie, andiamo a mangiare fuori, alla scoperta dei numerosi ristoranti sia italiani che stranieri. La mia permanenza è prevista per almeno quattro anni. Avrò modo di imparare discretamente anche la lingua.

 

Come è andato l’incoming in Malaysia, l’anno scorso?

Sappiamo che il 2009 è stato duro per tutti; l’incremento del 2010 è risultato abbastanza contenuto: l’1,5%. Gli italiani venuti in Malaysia sono stati poco più di 47mila. Per quanto riguarda gli altri paesi, va detto che il maggiore afflusso di turisti si è verificato dall’Asia, circa il 70% del totale. Di questi, un milione di cinesi, un buon 33% da Singapore, quindi Indonesia, Thailandia, Medio Oriente. Un altro 30% dall’Europa, specie dalla Gran Bretagna.

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