Serbatoio a goccia, trazione a cinghia, tachimetro in miglia posizionato sul serbatoio… l’unico rischio che correte è che qualcuno vi avvicini a vi faccia i complimenti per la vostra bella moto… americana.
Però quando con un sorriso (magari a denti stretti) gli fate notare che è una “original made in UK” proveniente dalla storica factory del Leicestershire si vede che la considerazione sale, perché “Triumph” è sempre un marchio di nobiltà, negli appassionati di moto!
La Thunderbird Special Edition non passa certamente inosservata, per il suono rotondo del 1600 cc, bicilindrico parallelo da 86 CV, per i volumi “muscolari”, per il look da grande cruiser – le borse in pelle, il parabrezza “roadster screen” – e per l’aspetto generale, imponente ma, al tempo stesso, snello.
L’abbiamo provata su percorsi differenti, l’abbiamo portata al mare di Portofino, poi sulle prealpi lombarde e sulle rive dei navigli leonardeschi oltre che, naturalmente, attraverso il traffico milanese.
In curva, andamento sinuoso e stabile
Detto in sintesi la Thunderbird ci è piaciuta in tutte le situazioni: sulle strette curve della A7, la storica autostrada che scende da Milano a Genova, sui tornanti che portano alla Madonna del Ghisallo, sopra Bellagio, sul lago di Como, negli slalom per guadagnare posizioni nelle code delle ore di punta milanesi. Contrariamente alla prima impressione – stiamo sempre parlando di una moto di 340 kg – questa grande Triumph è molto più maneggevole di quanto ci si potrebbe aspettare grazie al baricentro basso (la sella, come ci si può aspettare da questo genere di moto, è a 70 cm da terra).
In autostrada abbiamo voluto provare a portarla ai limiti: fino a circa 4000 giri – che, in sesta marcia, corrispondono a circa 110 Mph, 177 kmh – il motore sale con facilità, oltre prosegue nell’incremento ma con molta lentezza, non abbiamo quindi cercato la prestazione massima (la scala del tachimetro indica le 120 Mph – 193 kmh – ) ma ci siamo messi a una comoda andatura autostradale, nel pieno rispetto dei limiti del codice. C’è da dire che, sempre in autostrada, la Thunderbird si è messa a disegnare con sicurezza le sinuosità delle curve – non sempre larghe e veloci – lasciandoci mantenere una velocità di crociera comunque interessante, priva di reazioni nemmeno nei saltelli, in curva, dovuti alle irregolarità dell’asfalto o alle commessure dei viadotti.
Occhio al tachimetro
Un paio di ultime considerazioni: una pratica, legata alla presenza dell’ampio parabrezza (presente, appunto, nella Special Edition): nonostante la rigida temperatura invernale è stato un efficiente schermo al “vento” della corsa. Un’ultima considerazione estetica: de gustibus non disputandum est, si sa, chi ama le naked probabilmente non avrà un approccio immediato con questa Triumph, ma tutto sommato l’estetica della cruiser non è così “prepotente”, e al fascino di alcune cromature come del largo tachimetro (in miglia) presente nella classica posizione sul serbatoio difficilmente si potrà sfuggire.
Ah già, dimenticavamo: occhio alle velocità segnate dal tachimetro, potreste pensare di andare a 50 all’ora ma sarebbero 50 miglia, quindi oltre ottanta chilometri all’ora, e al codice non importa nulla se state cavalcando una splendida inglese con le velocità nella sua… lingua.
La Triumph Thunderbird su You tube.