“I due uomini avanzavano a fatica, ansimando, sul terreno sdrucciolevole, col pensiero rivolto alla cosa sconvolgente che avevano appena visto. Il temporale di fine estate li aveva colti di sorpresa, mentre stavano esplorando la caverna”.
Per settecento anni è rimasto nascosto in un muro dell’abbazia. Poi una scintilla ha scatenato un incendio e il muro della biblioteca è crollato portandolo alla luce: un libro di cui i frati non erano a conoscenza. Stupito, labate Menaud sfoglia quel volume impreziosito da disegni di animali e di piante. È scritto in codice, ma le prime parole sono in latino: “Io, Barthomieu, monaco dell’abbazia di Ruac, ho duecentoventi anni. E questa è la mia storia.”
Per un migliaio d’anni è rimasto immerso nell’oscurità. Poi un’intuizione ha squarciato le tenebre. Incredulo, l’archeologo Luc Simard cammina in quel grandioso complesso di caverne, interamente decorate con splendidi dipinti rupestri. E arriva all’ultima grotta, la più sorprendente dove sono raffigurate alcune piante: le stesse riprodotte nell’enigmatico manoscritto medievale…
Per un tempo indefinibile è rimasto avvolto nel mistero. È stato custodito da santi e assassini, è stato una fonte di vita e una ragione di morte. Poi un imprevisto ha rischiato di svelarlo agli occhi del mondo. Spietati, gli abitanti di Ruac non hanno dubbi: i forestieri devono essere fermati. Perché la cosa più importante è difendere il loro segreto. A ogni costo.