Federico da Montefeltro era tanto egocentrico quanto geniale.
Chi ne conosce uno, sa bene che i Federichi sono spesso così.
Figlio non meglio identificato di Guidantonio da Montefeltro, Signore di Urbino, forse non era nemmeno figlio suo, ma per uno come Federico questi sono particolari irrilevanti. Lui si riteneva destinato a succedere al padre che aveva scelto, e questo gli bastava. Quando nacque Oddantonio, erede legittimo, Federico, assai seccato, partì come una specie di soldato di ventura, giacché, oltre a essere ambizioso statista, trovatosi all’improvviso senza uno stato da ereditare, era spavaldo uomo d’arme. Tornato incolume e temprato, si mise nelle condizioni di avere ciò che riteneva di sua competenza, commettendo in gran segreto un grande peccato, che mai confessò.
Così Oddantonio morì, e lui divenne Duca di Urbino.
A quel punto decise di farsi una casetta che si confacesse alle sue aspirazioni e al suo concetto di se stesso. Fu così edificato il Palazzo Ducale di Urbino, la Domus Aurea del nostro Federico, che fece imprimere sopra ogni finestra e porta la scritta FEDUX, tutta in maiuscolo, com’era lui.
Egocentrico, ma anche innamorato
Nel frattempo si sposò, ma giacché la moglie era sterile, la eliminò, stavolta non fisicamente, unendosi in seconde nozze con Battista Sforza, che gli fornì ampia progenie. Federico, avendo presto compreso le floride qualità intellettuali della moglie, in sua assenza affidava a lei la reggenza. Evento rarissimo a quei tempi, ma Battista dimostrò di meritare la fiducia concessa. Sensibile com’era al talento e all’intelligenza, Federico si innamorò a tal punto di quella donna sagace che, quando lei ancora giovane morì perché le piaceva nuotare nel fiume gelato, decise di non risposarsi mai più.
E, a dispetto del suo enorme complesso di superiorità, volle che il suo caro amico Piero (Della Francesca) immortalasse il profilo della donna della sua vita insieme al suo, affinché i due innamorati potessero guardarsi per sempre negli occhi.
Egocentrico sì, ma avanti anni luce nel percorso verso le pari opportunità.
Ma la cosa che ci aiuta a comprendere meglio FEDUX è il suo studiolo di legno, un locale di pochi metri dai complessi intarsi. A guardarli e a capirli tutti ci vuole un giorno, o forse molto di più; ma quando si entra la prima impressione, indelebile, è che quello sia un posto dove amava passare il tempo un uomo che capiva e valeva tanto.
Una stanzetta piccolissima in un palazzo grandissimo, nel quale lo spirito di FEDUX vive ancora.
(17/01/2011)