Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

Moda, voli e alberghi per l’export sulla rete

Roberto Liscia Il commercio elettronico italiano vive una stagione di seconda rinascita. L’ultima ricerca della School of Management del Politecnico di Milano sul 2010 conferma che gli acquisti dei clienti finali di beni e servizi, per mezzo del canale Internet, crescono di nuovo e a ritmi sostenuti. “Nel 2010 si è aperto un nuovo capitolo per l’ecommerce italiano”, ha detto Roberto Liscia, presidente di NetComm, Consorzio del commercio elettronico italiano. Dopo un anno di stasi, – il mercato nel 2009 aveva registrati numeri in pari con il 2008 – la curva sale del 16 per cento. Come sempre, il turismo … Leggi tutto

Roberto Liscia
Roberto Liscia

Il commercio elettronico italiano vive una stagione di seconda rinascita. L’ultima ricerca della School of Management del Politecnico di Milano sul 2010 conferma che gli acquisti dei clienti finali di beni e servizi, per mezzo del canale Internet, crescono di nuovo e a ritmi sostenuti. “Nel 2010 si è aperto un nuovo capitolo per l’ecommerce italiano”, ha detto Roberto Liscia, presidente di NetComm, Consorzio del commercio elettronico italiano.

Dopo un anno di stasi, – il mercato nel 2009 aveva registrati numeri in pari con il 2008 – la curva sale del 16 per cento. Come sempre, il turismo è la prima voce, con un valore di 443 milioni di euro, il 52 per cento del mercato dell’e-commerce. Migliora, novità importante, l’esportazione di beni e servizi, acquistati dagli stranieri, nei settori dove il made in Italy è meglio riconosciuto: moda, voli e alberghi.

Il commercio elettronico sta cambiando fisionomia: “Gli acquirenti online in Italia hanno raggiunto quota 8 milioni, spinti certamente anche da fenomeni sociali come facebook, twitter e tutti i siti in cui le persone entrano alla ricerca di relazione, informazione e svago e poi acquisiscono una dimestichezza tale da superare il divario tecnologico e quindi anche la sfiducia nel mezzo”.

Liscia ha anche parlato, peraltro, di un “panorama di profondo ritardo dell’Italia rispetto agli altri paesi. Infatti poco più del 12% degli italiani utilizzano questo canale.”  (12/11/10)

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