Tornato al paese dopo quarant’anni di assenza, Roberto si trova a fare i conti con i ricordi di un’infanzia difficile, fatta di miseria, ignoranza, illegalità e violenza.
Il passato di uno dei tanti figli del Sud nato durante la guerra e cresciuto negli anni dell’illusione del dopoguerra. Frammento dopo frammento tornano a galla i ricordi e, con essi, le storie degli amici d’infanzia, Bruno e Fiore. Uno diventato un militante comunista, l’altro un delinquente. Entrambi finiti male.
Con lo sguardo del sopravvissuto al destino, Roberto ripercorre volti e storie: il padre segnato irrimediabilmente dalla guerra, la madre dura e pronta a tutto, i braccianti, le lotte contadine, le mille illegalità per sopravvivere e poi l’opportunità di vita diversa.
«Vorrei non pensare, non ricordare la mia infanzia. Temo di scoprire cose che preferirei non conoscere: la consapevolezza che sarebbe stato meglio non andare via dal paese, non allontanarmi dai miei amici, non studiare. A che è servito? Avrei avuto una vita come la loro. Era la mia vita, però. Questa che sto vivendo non mi appartiene.»
In un romanzo dai toni crudi e intensi, il percorso formativo di un uomo finalmente consapevole di essere figlio del Sud, nonostante tutto.