Anche in città si vedono ancora i cappelli di paglia a cono, un tempo diffusissimi nelle innumerevoli risaie che punteggiano il vasto delta del Mekong, a proteggere dal sole il capo delle donne (soprattutto loro) e degli uomini, chini a novanta gradi per innestare le piantine di riso o per estirpare le erbe grame.
Oggi, a Saigon, i copricapo a cono col sottogola colorato, sono un vezzo elegante per distinguersi dalla sempre più numerosa massa di ragazze vestite all’occidentale: jeans, minigonne e camicette, monili e motorette.
La fascinosa Saigon, che alla fine della guerra vinta coi francesi prima e con gli americani poi, ha cambiato nome, in perenne omaggio al grande Ho Chi Minh (volontà che illumina) è oramai proiettata verso le dimensioni di una delle molte cittadone asiatiche che, nel giro di qualche decennio, sono passate dalle poche centinaia di migliaia di abitanti ai molti, moltissimi milioni. Ogni zona o quartiere o distretto è quindi una città nella città, con proprie caratteristiche che si differenziano non poco da quelle dei molti quartieri che compongono la megalopoli. È certamente il caso di Cho Lon, regina indiscussa del Quan Nam (Distretto 5).
In giro tra pagode e templi
Tra le pagode e i templi disseminati nei vari quartieri, alcuni sono speciali: ad esempio quella di Giac Lam, una delle più antiche, costruita nel 1744, ricca di 98 colonne e 113 statue. Bella anche la pagoda di Giac Vien, del 1805, dotata di un vivaio di piante e di bonsai, curate dai monaci e dalle monache; molto visitata è la statua dorata del Buddha del Passato. Notevole è poi la pagoda di Chua Ngoc Hoang (pagoda dell’Imperatore di Giada) costruita dalla comunità cinese di Saigon nell’anno 1909; accoglie la maggior parte dell’iconografia buddista e taoista. Il massimo tempio confuciano della città si trova nel quartiere di Cho Lon. È la pagoda di Chua Ming Huong Gia del secolo XIX, nella quale le famiglie Ming veneravano i loro antenati.
Antico e moderno, a Saigon
La città dedicata a Ho Chi Minh è bella, viva, sempre indaffarata, ma anche attenta a conservarsi e possibilmente migliorarsi. Vi sono molti parchi e zone di verde ben curate; non è infrequente vedere, di notte, operai al lavoro per migliorare la viabilità, per costruire oasi di sosta per i cittadini. Saigon è dunque un gradevole mix di edifici moderni e di altri di chiara impronta coloniale; qua e là, sopravvivono case vecchie e malandate che verranno a breve fagocitate dai quartieri nuovi in via di edificazione. Nel centro storico, ma anche nelle prime periferie, è un continuo fiorire di grandi grattacieli in vetro e acciaio, sedi di nuovi alberghi, di banche, di compagnie commerciali. Tra il molto che c’è da vedere, si può cominciare con una visita al Museo (Bao Tang) Storico del Vietnam, molto ben strutturato, con i suoi padiglioni di moderna concezione museale. Dal cortile interno munito di fontane, laghetto e fiori a profusione, si accede ai padiglioni interni dotati di ottimi pannelli visivi ed esplicativi; molti i turisti stranieri (giapponesi su tutti) ma molti anche i locali, spesso col naso all’insù, estasiati e sorridenti sotto la grande effigie dello Zio Ho.