La Cervara, Abbazia di San Girolamo al Monte di Portofino (Genova), apre le porte ai visitatori e mette in mostra le sue meraviglie, di recente restaurate: la sala degli Affreschi, il Giardino dei semplici, l’Agrumeto e il Salone storico che non sono normalmente accessibili durante le visite istituzionali. Un motivo in più per progettare un weekend nell’incantevole cittadina ligure. Nata come abbazia benedettina nel 1361, l’abbazia venne dichiarata monumento nazionale nel 1912. A partire dal 1990, anno in cui passò all’attuale proprietà, il complesso è stato oggetto di importanti lavori di recupero e restauro. Nonostante il nome, la Cervara si trova ancora in territorio di Santa Margherita e sarà aperta al pubblico nei fine settimana , con visite guidate a partire dalla mattina.
La Cervara è da sempre avvolta da un alone di fascino misterioso
In quasi settecento anni di storia, momenti di splendore si sono alternati a periodi di decadenza, e le notizie tramandatesi nei secoli mescolano realtà e fantasia, storia e leggenda. Il primo nucleo di abitanti fu un piccolo gruppo di monaci benedettini che nel 1361 vi fondarono un monastero, dedicandolo a San Girolamo. Raggiunse il suo massimo splendore nel Cinquecento. Nel 1868 il complesso venne acquisito dal marchese Giacomo Durazzo, che ne eseguì importanti lavori di recupero e decise poi di venderlo ai padri somaschi, affinché riportassero il monastero a rivivere gli splendori del passato.
Ricca, potente e “ben” frequentata
Il primo nucleo di abitanti della Cervara fu un piccolo gruppo di monaci benedettini che nel 1361 vi fondarono un monastero, dedicandolo a San Girolamo. Il monastero divenne in breve sempre più grande e sempre più potente, sottomettendo a sé anche altri cenobi. Il prestigio di San Girolamo della Cervara e la sua splendida posizione lo resero nei secoli una meta privilegiata al passaggio di personaggi illustri: come il poeta Francesco Petrarca, santa Caterina da Siena, papa Gregorio XI, re Francesco I di Francia nella sua prigionia dopo la battaglia di Pavia, Don Giovanni d’Austria il vincitore dei turchi a Lepanto e tanti altri. Il monastero, a capo di una congregazione che annoverava più di dieci monasteri benedettini, raggiunse il suo massimo splendore nel Cinquecento. Nei secoli successivi il complesso della Cervara subì numerose trasformazioni e molti adeguamenti architettonici, e a partire dalla fine del Settecento con la soppressione degli ordini monastici voluta dalla Rivoluzione Francese, si susseguirono diversi passaggi di proprietà. I beni mobili della Cervara furono così in gran parte dispersi.
Restauri accurati
Nel 1868 il complesso venne acquisito dal marchese Giacomo Durazzo, che ne eseguì importanti lavori di recupero e decise poi di venderlo ai Padri Somaschi, affinché la presenza dei religiosi potesse riportare il monastero a rivivere gli splendori del passato. Successivamente, i Padri Somaschi vendettero la Cervara a un gruppo di Certosini provenienti dalla Francia: i nuovi monaci ebbero gran cura dell’abbazia e anche del suo giardino, ma furono costretti a vendere nel 1937, anno in cui la Cervara fu definitivamente destinata a dimora privata.
A partire dal 1990, il complesso è stato oggetto di importanti lavori di recupero e restauro condotti con la supervisione della Soprintendenza ai Beni Ambientali e Architettonici della Liguria, su progetto dell’architetto Mide Osculati e con l’intervento, per il restauro pittorico, di Pinin Brambilla Barcilon (la celebre restauratrice del Cenacolo vinciano). Il complesso ha riaperto al pubblico nel 1999 e fa parte dei Grandi Giardini Italiani e dell’Associazione Dimore Storiche Italiane, ADSI.
Per informazioni www.cervara.it
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