Gentile Signora Brambilla, Ministra del Turismo,
prima di tutto mi presento e svelandomi, dimostro che se si parla di Turismo posso dire la mia. Ritengo infatti di “saperne qualcosa” perché sono in giro da più di mezzo secolo; ho viaggiato in tutto il mondo e a vario titolo (studente accompagnatore e cicerone, organizzatore, utente, esteta e gourmet, scrivano) vivendo e mangiando in alberghi (da 1 a 5 stelle) pensioni, ristoranti, stamberghe; spostandomi in auto, aerei, treni, pullman (e in Antartide pure in gommone). Se poi occorressero altre credenziali, aggiungo che anni fa in una curiosa classifica – inventata da un furbo giornalista tunisino, creatore di un ameno Club Mondiale dei Grandi Viaggiatori – figurai al 5° posto con 135 Paesi visitati (precedevo pure Craxi – a quota 97, ricordo bene – e mi superavano soltanto alcuni miliardari Yankees e l’allora presidente del Comitato Olimpico Mondiale, Avery Brundage; però lui girava il mondo a sbafo).
Graffiti, treni e strade “storiche”…
Vabbè, ma cosa fare? In primo luogo cerchiamo di capire quali sono e dove si annidano i problemi del Turismo nazionale. Le infrastrutture. I trasporti (lo ammetta) fanno pena. Le Ferrovie: stazioni vetuste (e se nuove: “Milano babele alla Centrale, disagi e viaggiatori smarriti, guasti, scarse panchine, mancano le sale d’aspetto”, Corriere 13/1 pag 29); e quanto ai treni (non ci sono mica solo le Freccerosse) che schifezza (vuole un paio di foto che ho scattato a Moneglia a ricordo della lordura graffitica sui vagoni per turisti alle Cinque Terre?). Se invece si parla di aerei un turista che dal centro di Milano o di Roma deve andare a Linate, Malpensa o Fiumicino, ride pensando che a Londra o a Madrid (e in qualche altra decina di città civili) il metrò lo porta fin sotto l’aereo (tempi e costi irrisori).
In tema di strade, poi, Lei lombarda sa bene che la SS Milano – Mantova è ancora lì come la fece S.M.I. Francesco II d’Austria alcuni anni fa (inizi ‘800) e da allora non è stata mai più toccata (salvo un paio di curve dalle parti di Paullo). E visto che oggi sono più bravo di un boyscout, non parlo della Salerno-Reggio Calabria; tirèmm innanz. Sull’indegnità di queste infrastrutture sono certo che concorderà pure Lei. E sono anche certo che nemmeno Lei, cara Ministro, per brava che sia non possa farci nulla.
Feste, Freccerosse e Mezzibusto
E vengo al dunque, cara Ministro, suggerendole di cambiare il Turismo italiano, di dargli una bella regolata perché – Lei sarà certamente d’accordo – non si può mica andare avanti così. Una prova? Le orride vicende viaggiatorie accadute a Fine Anno nel Belpaese: caos negli aeroporti, casini sulle autostrade intasate, overbooking aerei, stazioni ricolme di gente o rassegnata o schizofrenica, treni con inverecondi ritardi (Freccerosse a parte: “poarete”, farle esordire in pieno inverno e su un materiale ferroviario da tradotte Grande Guerra è stato mica tanto da furbi, è d’accordo?).
E non si inventi la balla del maltempo; tutti sanno, anche il mio settenne nipote Xavier, che a dicembre fa più freddo che in agosto e qualche volta nevica pure (sapesse quanta ne veniva “ai miei tempi…” ma allora c’erano gli spalatori con la pala, lo dice il nome stesso).
Il fatto è che anche in agosto, in prevedibile assenza di neve, succedono più o meno gli stessi “caos & casini” che sono accaduti durante le recenti Feste; e se vuole posso già anticiparLe cosa scriveranno i giornali e diranno ì mezzibusto tivù all’inizio dell’esodo estivo: “Treni presi d’assalto, Folla Biblica nei porti in attesa dei traghetti, famiglie accampate, bambini svenuti, sete della madonna, 6000 lire – così si scriveva già tanti anni fa, adesso sono 3 euro e con l’inflazione facciamo 5 – per una bottiglia di minerale”.