Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

Tuscia, una vacanza al naturale

Bolsena, Castiglione in Teverina, Civita Castellana, Montefiascone e Viterbo con la frazione di San Martino al Cimino. Nei sei comuni della provincia di Viterbo stanno sorgendo botteghe e negozi “naturali” per rilanciare il turismo. A partire dal rispetto dell’ambiente e delle tradizioni di una volta

Lago di Bolsena
Lago di Bolsena

Spuntano come funghi e ridisegnano il territorio. Sono i “Centri Commerciali Naturali“, reti organizzate di botteghe e negozi per rilanciare il turismo e l’economia, nel rispetto dell’ambiente e della natura. Di recente è nato quello della Tuscia (www.ccntuscia.it) che riunisce i comuni di Bolsena, Castiglione in Teverina, Civita Castellana, Montefiascone e Viterbo con la frazione di San Martino al Cimino. Sei paesi della provincia di Viterbo, tra i più belli dal punto di vista storico, artistico e paesaggistico, uniti, come ha detto Vincenzo Peparello, Presidente del Cat/Confesercenti di Viterbo e coordinatore del progetto, “per valorizzare i centri storici rispondendo alle esigenze del turista”. L’intento è quello di rendere l’ambiente un luogo di attrazione non solo per lo shopping, ma anche uno spazio ideale da vivere all’insegna delle proposte culturali e degli spettacoli (i paesi della Tuscia sono il primo esempio concreto del progetto più ampio promosso dalla Regione Lazio, che per questa “rivoluzione” ha stanziato 22 milioni di euro, destinati a finanziare 137 centri commerciali naturali. È la prima regione d’Italia che mette in campo una somma così rilevante per queste iniziative).

Viterbo, città papale

Viterbo, Palazzo Papale
Viterbo, Palazzo Papale

Il centro commerciale naturale restituisce così il piacere di una vacanza “dal sapore vero” in un ambiente che mantiene il calore familiare ed è a misura d’uomo. A iniziare da Viterbo, situata alle pendici dei Colli Cimini. Il fulcro della vita cittadina è piazza del Plebiscito, un tempo centro medievale della vita politica-amministrativa, dove spiccano il Palazzo Comunale e il Palazzo del Podestà. Da qui ci si può inoltrare nel fitto tessuto duecentesco, percorrendo via San Lorenzo verso la Piazza omonima, che costituisce, invece, il polo religioso con la Cattedrale e il Palazzo Papale. Ed è proprio il palazzo dei Papi il vanto architettonico e storico di Viterbo. Il primo pontefice che vi abitò fu Clemente IV alla cui morte si aprì il più lungo Conclave della Storia durato due anni e nove mesi (1268-71). I Cardinali rimasero rinchiusi per tutto questo tempo nel Palazzo, non riuscendo a trovare un accordo per eleggere il successore di Papa Clemente IV.

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Una porta chiusa a chiave… per il Conclave

Viterbo, quartiere di San Pellegrino
Viterbo, quartiere di San Pellegrino

Per accelerare i tempi i Viterbesi, stanchi della lunga attesa e di accollarsi le ingenti spese derivanti dall’infruttuoso “Consiglio”, manifestarono la loro collera chiudendo a chiave la porta (da qui il nome del conclave, cum clave), scoperchiarono il tetto della sala (nel pavimento sono ancora visibili i fori delle tende, erette allora dai cardinali), razionarono i viveri dei Cardinali e, così finalmente, nel 1271, avvenne la nomina a papato di Gregorio X, papa che stabilì le norme che tuttora regolano i conclavi.

Basta aggirarsi, poi, per le vie del quartiere di San Pellegrino, per attingere ad una ruralità del passato che si fonde con il moderno. Occorre camminare con il naso per aria, per ammirare, uno dopo l’altro, il susseguirsi degli imponenti palazzi ed edifici a “profferli”, le antiche scale esterne nella tipica pietra peperino (un tufo vulcanico caratteristico del viterbese), le torri e le case, spesso unite da cavalcavia ed ingentilite da bifore, gli archi e le fontane. Un tempo il quartiere era abitato da contadini ed operai, ora è un concentrato di negozi d’antiquariato, botteghe di orafi, artigianato locale, lavorazioni artistiche (ferro battuto, legno, cuoio, vetrate, cesti, ricami) che rappresentano una “piacevole compagnia”.

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