Da sempre appartengo alla “minoranza”, nel senso che se si parla di pensare, interpretare la vita, mangiare, giudicare, bere, campare, la penso sempre come la minoranza (per non dire la minoranza della minoranza) della cosiddetta gente.
E non è che voglia andare controcorrente né, come si dice a Torino, fare il “bastian contrario”: accade solo che nella maggioranza dei casi i miei punti di vista, gli interessi, i piaceri, non collimano con quelli della maggioranza (e tanto meno rincorro – come fa un mio coscritto – percentuali bulgare di consensi).
Viva la “storia”! Anche quando non la si conosce…
Un esempio? Mi piace, intriga, affascina, attrae, la storia: mi interessa assai anche se non le riconosco la validità di fungere da cosiddetta “maestra di vita”. Tutte balle: da Adamo ed Eva l’uomo compie regolarmente non meno che periodicamente le stesse vaccate, a nulla servono casi ed esempi precedenti, talché la storia è come l’esperienza (non serve a nulla, sennò, una volta preso il primo raffreddore – e imparato come ce lo siamo buscato – non dovremmo più prenderne per il resto della nostra esistenza).
Ma ecco che a piacerci, ad amare la storia si è in pochi, se non pochissimi: e se un tempo si credeva che il massimo dell’ignoranza storica allignasse negli States (si raccontava che gli studenti delle High Schools confondevano Giulio Cesare con Mussolini) si è più recentemente scoperto che quanto a nozioni storiche anche in Italia non se la passano bene (e oltretutto si parla di italiani eccellenti, perché un’inchiesta ha informato che molti parlamentari ignorano cosa sia stato il Risorgimento e non sanno dare una data alla Scoperta dell’America).
Portogallo, il Paese delle “descobiertas”
E forse nemmeno nel Portogallo eccelle la passione per la storia, fatta eccezione per il culto delle fantastiche “descobiertas” dei grandi esploratori marini allevati alla Scuola di Sagres del principe Enrico il Navigatore.
Quantomeno la scarsa “attenzione storica” che narro, ha luogo nelle splendide Pousadas, che nel Portogallo costituiscono il fiore all’occhiello della Hotellerie, nonché (in gran parte, con riferimento a quelle “storiche”) un patrimonio culturale di grande importanza. E nel caso di una prestigiosa catena alberghiera (gestione Pestana, proprietà lo Stato portoghese) oltre che di culto o passione si può parlare di ulteriore valorizzazione (per non dire volgarmente di “sfruttamento”) delle strutture coinvolte.
A nessuno sfuggendo l’importante presenza del Portogallo nelle umane vicende (iberi, fenici, romani, visigoti, arabi, financo vikinghi, ordini cavallereschi, regno indipendente in quasi eterna lotta con l’ingombrante vicino ispanico, nonché impero – vedi Brasile -, Napoleone a far tragici danni ecc ecc) passo a narrare i miei “disappunti storici” in tre delle (più belle, e per davvero) Pousadas del Portogallo meridionale.