«La seconda settimana del dicembre del 1992, non appena cessò la pioggia, tutti noi della famiglia andammo a spargere le tue ceneri, Paula, rispettando le istruzioni che avevi lasciato in una lettera scritta molto prima di ammalarti…»
I giorni prima del dolore. I giorni dopo il dolore. I giorni di Paula. I giorni dopo Paula. I giorni della vita. La somma dei giorni…
Sono gli anni che seguono la morte della figlia Paula e Isabel Allende adotta la forma del “diario” per fare la cronaca della famiglia, faticosamente riunita in California. I ricordi si intrecciano alle riflessioni sulla vita, sulla sua opera e sul mondo contemporaneo.
Due leitmotiv danno coesione all’insieme: la relazione amorosa con il secondo marito Willie e l’ansia di costituire e difendere una grande tribù familiare.Isabel tiene letteralmente insieme un clan variegatissimo e lo governa come una vera patriarca.
Dopo La casa degli spiriti come dubitare di questa inclinazione? E se talora la generosità travalica in esercizio di potere, in deliberato controllo delle altrui vite per modificarne il corso, è pur vero che da questo movimentato ritratto emergono gli indiscutibili pregi della famiglia allargata, come luogo dell’affetto e della comprensione.
Se le avventure della tribù e della sua “regina” la fanno da padrone, non mancano le riflessioni sull’incombere del tempo, sulle debolezze di un carattere forte, sulla rivincita del buon senso, sulla capacità di cambiare e in ultima analisi, sul dono di sapersi prendere in giro che dovrebbero sempre accompagnarci nella fatica di vivere.
Si esce dalla lettura con la sensazione di aver attraversato una grande galleria di ritratti familiari, di aver vissuto una cronaca di affetti che ci riguarda da vicino.