Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

Fratelli d’Abruzzo, coraggio!

L’Italia si è scoperta, dopo la tragica prima scossa, figlia d’una sola Regione. Le angoscianti immagini delle devastazioni e dei lutti procurati dal terremoto, hanno avuto il merito (se non altro) di far cessare ripicche e facili egoismi, eleggendo idealmente l’umiliata L’Aquila a capitale della Repubblica

L'intervento dei Vigili del Fuoco tra le macerie
L’intervento dei Vigili del Fuoco tra le macerie

Forse troppi, spesso invadenti e talvolta ottusamente insensibili, i rappresentanti dei Media calati in Abruzzo. Tutte o quasi le televisioni nazionali e internazionali, più i rappresentanti di quotidiani e periodici, che il loro lavoro dovevano pur farlo, incalzati come saranno stati dalle Redazioni centrali, in qualche caso hanno finito per essere d’intralcio alle squadre – ben organizzate e straordinariamente efficienti – dei soccorritori. Se l’insieme degli avvenimenti non prestasse il fianco ad un profondo e collettivo senso di smarrimento e di diffusa commozione per la sorte di tanta povera gente, verrebbe quasi da sorridere per alcune “toppe” prese dai concitati e ripetitivi colleghi, come quelli che sono andati a bussare (a notte inoltrata) ai finestrini delle auto che ospitavano famiglie di sfollati, per chiedere loro “come mai siete qui…”.

Oppure come quelli che si sono gettati – microfono al vento – nel gruppetto dei Vigili del Fuoco che sorreggeva uno appena estratto dalle macerie, per informarsi se “aveva avuto paura…”. Per non infierire ulteriormente sulla categoria alla quale apparteniamo, va anche detto che la straordinaria macchina dell’informazione, sia visiva che scritta, ha portato nelle case degli italiani tutta intera la drammaticità del momento. Con immagini crude e parole speciali, che ci hanno fatto sentire cittadini e compaesani degli sfortunatissimi aquilani.

Le “pietre” della vita

Quel che resta della Basilica di San Bernardino
Quel che resta della Basilica di San Bernardino

La gente d’Abruzzo ha pagato un durissimo prezzo alla violenza del sisma. Molti i morti e moltissimi i feriti. Alle lacrime versate per le persone care che non ci sono più, assieme a quelle per i beni terreni (la casa in primo luogo) scomparsi in un attimo come nelle favole, sotto l’influenza malefica di un orco venuto dalle viscere della terra, molte altre lacrime sono scese copiose – ne siamo certi – per la distruzione di molti splendidi monumenti, chiese, palazzi della città. Una città bella e raccolta, rinomata per il gentile tessuto urbano che la distingueva e che non è dato sapere come e quando verrà ricostruita. Certo è che oggi non si può rimanere insensibili alla vista del panorama di detriti e macerie che occupano ogni spazio de L’Aquila.

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Forse irrimediabilmente danneggiati molti luoghi della fede: il campanile barocco della chiesa di San Bernardino e la piccola cupola, le cui pietre si sono mescolate a quelle del Palazzo della Prefettura. Distrutta anche la più bella e antica porta della città: Porta Napoli, eretta nel 1548 in onore di Carlo V. Poi Santa Maria del Suffragio, meglio conosciuta come Chiesa delle Anime Sante. Rimane un mozzicone di sasso, in precario equilibrio, ciò che rappresentava il campanile della Basilica di San Bernardino. Crollata anche l’abside della romanica Basilica di Santa Maria di Collemaggio, mentre nel Duomo una parte del transetto non ha retto alle scosse: spariti anche molti altari, gli splendidi decori barocchi, gli affreschi. Miracolosamente, è rimasta intatta la celeberrima Fontana delle 99 Cannelle; un simbolo di speranza per il futuro, nel tragico panorama di distruzione della città e dei molti centri minori che fanno da corona al capoluogo abruzzese.

Una terra ferita

Un altro momento dei soccorsi
Un altro momento dei soccorsi

Ferita a morte nella tragedia di perdite insostenibili: quelle dei molti giovani della Casa degli Studenti; dei molti bambini che, pur protetti allo spasimo dai genitori, non ce l’hanno fatta. Ferita nella quotidianità di una vita laboriosa e serena, spezzata all’improvviso – per di più nel buio della notte – da forze sovrumane e incontrollabili, ma non nuove, purtroppo. Il nostro Paese sa che i terremoti sono una costante ciclica che, grosso modo, può colpire dappertutto. A distanza di anni, abbiamo assistito a tragedie simili: Messina e Reggio Calabria, la Marsica, la Sicilia occidentale, il Friuli, l’Irpinia, l’Umbria e le Marche; un rosario di lutti e di rovine. Ma ogni volta sembra sempre la prima; ogni volta ci troviamo compatti a far leva sulle sole nostre forze, per porre rimedio ai danni, per migliorarci di continuo cercando vie nuove nel farlo. Anche questa volta ci riusciremo, è certo.

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Fra qualche anno, chi vorrà visitare l’Abruzzo, troverà ancora gli incantevoli panorami di un altopiano unico, circondato dai monti del Gran Sasso e della Maiella e ingentilito dai campi di zafferano in fiore. E vi troverà, senza alcun dubbio, assieme alle nuove case e a quelle vecchie che sarà stato possibile ripristinare, una popolazione speciale, pronta ad accoglierlo.

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