Un viaggio nel tempo e nell’arte sulle tracce dell’uomo: dalla primordiale austerità delle numerose grotte che costellano la Murgia materana, abitate fin dalla preistoria, alla raffinata fattura degli affreschi altomedievali che impreziosiscono le nude pareti di analoghe grotte del territorio. E di nuovo: dalla spartana essenzialità dei complessi abitativi scavati nel tufo (i Sassi) a partire circa dall’anno Mille nel centro storico di Matera e abitati dalle genti contadine fino agli anni Cinquanta del secolo scorso, alle sofisticate opere scultoree del Duemila che nei suggestivi contesti ipogei comunicano con il linguaggio contemporaneo il messaggio dell’uomo: semplicità assoluta (nell’arte di vivere); massima ricercatezza (nell’arte di esprimersi).
Una regione appartata
Unica regione italiana a doppia denominazione: Basilicata il nome ufficiale, Lucania il nome antico che gli abitanti ancora prediligono. Montuosa, bagnata da due mari, scarsamente popolata, è una delle più piccole e meno conosciute regioni italiane grazie alla sua posizione geografica (e non solo) a lungo periferica benché, situata lungo importanti vie di comunicazione naturali, luogo di passaggio di genti e incontro (e scontro) di culture da età remote, abitata dall’uomo fin dal Paleolitico. Enotri, Greci, Lucani, Romani, Goti, Longobardi, Saraceni, Normanni, Svevi che con Federico II la arricchirono di palazzi e castelli; poi Angioini, Aragonesi, Borboni, infine l’integrazione nell’Italia unita, la Lucania ha conosciuto molte civiltà e dominazioni, come testimoniano le significative tracce del passato (archeologiche, artistiche) presenti sul territorio. La miseria che a lungo segnò questa regione appartata appartiene al passato; rimangono un ricco patrimonio di cultura popolare fatto di antiche tradizioni, artigianato, gastronomia, dialetto. E una natura strepitosa.
Costa quasi “africana”
Se a Maratea, nel breve tratto di costa tirrenica lucana, il mare è più limpido e spettacolare, ma profondo e meno adatto ai bambini, con i lidi di Metaponto, Pisticci, Scanzano Jonico, Policoro, Rotondella, Nova Siri, la costa ionica è ideale per le famiglie. Trentacinque chilometri dove affluiscono i cinque maggiori fiumi di una regione ricca d’acqua. Una costa che mi aspettavo simile a quella adriatica è al contrario risultata più selvaggia, con un carattere “africano” nel suo totale candore, una nuda distesa di sabbia fine orlata di bassa macchia, quasi priva (in giugno) di stabilimenti balneari; il mare che digrada dolcemente, i villaggi turistici occultati nella pineta alle spalle. Nei periodi migliori, giugno e settembre, abbinare un soggiorno all’insegna della natura e le attività sportive alla visita dei siti archeologici costieri della raffinata civiltà della Magna Grecia, è assai soddisfacente. E anche Matera, città unica e divertente da esplorare (anche) con gli under 12, è a un tiro di schioppo.
Le colonie greche
Se dei Romani si conservano alcuni resti sul territorio, interessanti sono principalmente le testimonianze che hanno lasciato le diverse ondate di coloni greci che dalla fine dell’VIII secolo a. C. fondarono insediamenti sulla costa ionica. Bellissimo e non ancora sufficientemente frequentato, il Museo Archeologico Nazionale della Siritide presso Policoro, dedicato alle colonie greche di Siris e di Herakleia, succedutesi nel territorio e all’ellenizzazione delle popolazioni indigene (enotrie) delle vallate dell’Agri e del Sinni, già importanti vie di comunicazione tra Ionio e Tirreno. Ottima introduzione alla visita dei siti archeologici costieri risalenti al periodo della Magna Grecia: le sepolture, i corredi funebri, i gioielli, i magnifici vasi a figure rosse del Pittore di Policoro, le statuette di divinità, i vasetti per unguenti, le grandi anfore per le derrate alimentari (poi usate per le deposizioni funebri d’infanti).
Testimonianze della Magna Grecia
Il valore dei reperti custoditi nel Museo Archeologico presso Policoro, come anche in quello di Metaponto, è confermato dall’importanza e dall’estensione dei relativi parchi archeologici. Della florida colonia greca di Metaponto, dove nel 532 a.C. trasferì la propria scuola filosofica Pitagora, il Parco Archeologico è un museo a cielo aperto (la piana di Metaponto, tra le foci del Bradano e del Basento dove già si erano stanziati gli Enotri alla fine del II millennio a.C., è un gigantesco sito archeologico solo in parte scavato) che custodisce un teatro che accoglieva fino a ottomila spettatori (tuttora sede di spettacoli); i templi di Apollo, Hera, Athena, Artemide, il quartiere degli artigiani, l’anfiteatro. Sorgeva su un colle extraurbano in posizione dominante l’ancora affascinante tempio dorico periptero della seconda metà del VI sec. a.C. dedicato alla dea Hera, del quale si conservano quindici colonne, tradizionalmente indicato con il nome di Tavole Palatine e simbolo della città antica.