Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

Montagna d’estate in sicurezza: cosa c’è da sapere

Passeggiate ed escursioni anche semplici richiedono sempre le stesse regole. Da seguire senza leggerezza, anche quando sembrano banali. I consigli del Corpo nazionale soccorso alpino

Panorama alpino
Panorama alpino

Per andare in montagna d’estate servono poche, anzi pochissime, regole di prudenza. Consigli che figurano nei vecchi manifesti del Club Alpino Italiano, di quelli in bianco e nero che si trovano ancora nei rifugi e che, dati alla mano, non sono seguiti proprio da tutti. Questo registra il Cnsas, Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico, che spesso interviene per incidenti dovuti a errori banali. Prima di partire per un trekking in quota o anche solo una passeggiata di poche ore è bene quindi prepararsi a un check in.
Prima di tutto, non andare da soli. Anche l’escursione più facile è sicura se è condivisa, meglio se da almeno tre persone: se uno del gruppo dovesse cadere o avere un malessere, il secondo può assisterlo e il terzo allontanarsi per chiedere aiuto. La seconda indicazione, spesso non praticata, è quella di comunicare al rifugista e a valle dove si va e quando si prevede di tornare. Attenzione, ricorda il Soccorso Alpino: si devono dare informazioni precise, su destinazioni e percorsi, in modo da dare la possibilità concreta, in caso di un eventuale soccorso, di localizzarci.

Occhio a fulmini e temporali

Intervento di un elicottero del Cnsas
Intervento di un elicottero del Cnsas

Controllare l’itinerario e se il grado di difficoltà corrisponde alle proprie forze è quasi scontato; mai quanto il consiglio di informarsi sul meteo. D’estate i temporali sono molto più probabili nelle ore del pomeriggio; vale quindi la vecchia massima del Cai, “andare presto, tornare presto”. Se invece ci si trova già nel bel mezzo di un temporale la giacca a vento e il k-way riposti in fondo allo zaino saranno decisivi: come un cambio di abbigliamento e calzature adatte. Quello che proprio non si può evitare, con tutta la prudenza del caso, è il rischio di fulmini: molto poco frequenti, osservano al Soccorso Alpino, ma possibili. Il consiglio è il consueto, non ripararsi sotto un albero isolato, allontanarsi, quando si può, da vie ferrate.
I percorsi che deviano dai sentieri tracciati sono da evitare, almeno per gli escursionisti meno esperti.
 “Non lasciare a casa il buon senso” è il consiglio ribadito da Giulio Frangioni, del Cnsas di Milano, “I nostri ambienti quotidiani sono protetti, dobbiamo ricordarci che in montagna, invece, il contesto è completamente diverso”.

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Scivolate, malori e smarrimenti

Escursionisti in rifugio
Escursionisti in rifugio

Questi consigli sembrano ovvi ma se si guardano i dati degli interventi del Soccorso Alpino si scopre che vanno tuttora ben divulgati. Il 45 per cento delle cause di incidente in montagna è dovuto a cadute, “più o meno banali, scivolate su ogni tipo di terreno”, recita il rapporto Cnsas del 2007. Seguono i malori e contrattempi dovuti “a inesperienza e incapacità”, come la perdita di orientamento. Per la precisione, le cadute sono il 35 per cento degli incidenti; i malori il 16,7 per cento, le scivolate l’8,7 per cento, gli smarrimenti il 7,4 per cento, i ritardi il 7 per cento. I dati si riferiscono a uno studio annuale, che considera il numero degli incidenti d’estate e d’inverno, ma i picchi più alti si registrano nei mesi da giugno ad agosto e durante il fine settimana. Il Soccorso Alpino registra in un solo rapporto gli interventi in aiuto di alpinisti ed escursionisti; sempre più spesso, però, si occupa dei secondi, più numerosi e meno abili.
Chi sia alle prime armi nell’attività di trekking e voglia affidarsi a un amico più esperto fa dunque un’ottima scelta, a patto di considerare un’ultima regola: mai seguire un consiglio senza spirito critico e non farsi tentare dall’ansia di prestazione. Gli imprudenti, anche tra i praticanti più assidui della montagna, non  mancano.

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